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Lecce e dintorni

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NON INSEGNATE AI BAMBINI

Post n°479 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da acchiappatemporali

di Gaber - Luporini

 

2003 © Warner Chappell Music Italiana Srl - Via G. Fara, 39 - 20124 Milano


Non insegnate ai bambini
non insegnate la vostra morale
è così stanca e malata
potrebbe far male
forse una grave imprudenza
è lasciarli in balia di una falsa coscienza.

Non elogiate il pensiero
che è sempre più raro
non indicate per loro
una via conosciuta
ma se proprio volete
insegnate soltanto la magia della vita.

Giro giro tondo cambia il mondo.

Non insegnate ai bambini
non divulgate illusioni sociali
non gli riempite il futuro
di vecchi ideali
l'unica cosa sicura è tenerli lontano
dalla nostra cultura.

Non esaltate il talento
che è sempre più spento
non li avviate al bel canto, al teatro
alla danza
ma se proprio volete
raccontategli il sogno di
un'antica speranza.

Non insegnate ai bambini
ma coltivate voi stessi il cuore e la mente
stategli sempre vicini
date fiducia all'amore il resto è niente.

Giro giro tondo cambia il mondo.
Giro giro tondo cambia il mondo.

 

Trascrizione da: Disco

 
 
 

QUALCUNO ERA COMUNISTA

Post n°478 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da acchiappatemporali

Gaber-Luporini

Monologo

Uh? No, non è vero, io non ho niente da rimproverarmi. Voglio dire... non mi sembra di aver fatto delle cose gravi.
La mia vita? Una vita normale. Non ho mai rubato, neanche in casa da piccolo, non ho ammazzato nessuno, figuriamoci!... Qualche atto impuro ma è normale no?
Lavoro, ho una famiglia, pago le tasse. Non mi sembra di avere delle colpe... non vado neanche a caccia!
Uh? Ah, voi parlavate di prima! Ah... ma prima... ma prima mi sono comportato come tutti.
Come mi vestivo? Mi vestivo, mi vestivo come ora… beh non proprio come ora, un po’ più… sì, jeans, maglione, l’eskimo. Perché? Non va bene? Era comodo.
Cosa cantavo? Questa poi, volete sapere cosa cantavo. Ma sì certo, anche canzoni popolari, sì… “Ciao bella ciao”. Devo parlar più forte? Sì, “Ciao bella ciao” l’ho cantata, d’accordo, e anche l’“Internazionale”, però in coro eh!
Sì, quello sì, lo ammetto, sì, ci sono andato, sì, li ho visti anch’io gli Inti Illimani... però non ho pianto!
Come? Se in camera ho delle foto? Che discorsi, certo, le foto dei miei genitori, mia moglie, mia…
Manifesti? Non mi pare... Forse uno, piccolo proprio... Che Ghevara. Ma che cos’è, un processo questo qui?
No, no, no, io quello no, io il pugno non l’ho mai fatto, il pugno no, mai. Beh insomma, una volta ma… un pugnettino, rapido proprio…
Come? Se ero comunista? Eh. Mi piacciono le domande dirette! Volete sapere se ero comunista? No, no finalmente perché adesso non ne parla più nessuno, tutti fanno finta di niente e invece è giusto chiarirle queste cose, una volta per tutte, ohhh!
Se ero comunista. Mah! In che senso? No, voglio dire…
Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà… la mamma no.
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il Paradiso Terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche… lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché “La Storia è dalla nostra parte!”.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano ma lontano.
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la borghesia il proletariato la lotta di classe. Facile no?
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopo domani sicuramente…
Qualcuno era comunista perché “Viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tse-Tung”.
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava sempre Rai Tre.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto.
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini.
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il “materialismo dialettico” per il “Vangelo secondo Lenin”.
Qualcuno era comunista perché era convinto d’avere dietro di sé la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c’era il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista nonostante ci fosse il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo il peggiore Partito Socialista d’Europa.
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi solo l’Uganda.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi viscidi e ruffiani.
Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera.
Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due: da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.

Spettacoli in cui è presente il testo:

  • Il Teatro Canzone (1991)
  • E pensare che c'era il pensiero (1995)
  • Un'idiozia conquistata a fatica 98/99 (1998)
  • Il Teatro Canzone '93 (1992)


  • Dischi in cui è presente il testo:

  • Il Teatro Canzone (1992)
  • E pensare che c'era il pensiero (1995)
  • Un'idiozia conquistata a fatica (1999)
  • La mia generazione ha perso (2001)
  •  
     
     

    LA SEDIA

    Post n°477 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da acchiappatemporali

    Gaber-Luporini

    Monologo

    …La sedia!
    La sedia è la sedia: visione globale dell’oggetto.
    Generalmente di legno, faggio evaporato, noce dei casi migliori, talvolta di vimini, caso limite, non globale.
    La sedia serve per sedersi e se di vimini stride alla pressione dei culi obesi, pesanti, sempre seduti: fenomenologia dell’oggetto.
    Già, ma chi si siede?
    Qui il discorso si fa più difficile ed occorre un’analisi più profonda alla luce della quale emerge un verità sconcertante: si siede chi ha la sedia.
    Chi non ce l’ha?
    Chi non ce l’ha è costretto a stare in piedi. Se ne deduce che inevitabilmente la sedia opera nell’umanità una piccola divisione.
    Ma chi ha la sedia è gentile e la cede a chi è in piedi?
    No! Chi ha la sedia se la tiene e ci sta comodamente seduto.
    Ma allora cosa ci rappresenta il "Prego s’accomodi"?
    Il "Prego s’accomodi" è un modo di dire, signorile e democratico, che fa notare le differenze ma con gentilezza. Meglio sarebbe sostituirlo con "Prego stia pure in piedi", ugualmente gentile però più vero!
    Io la sedia ce l’ho però sto in piedi.
    No, mi dispiace questo caso non è previsto!
    Come non è previsto? Cercate di prevederlo perché io sono uno in piedi con la sedia.
    Beh, allora diciamo che soggettivamente sei uno di quelli che stanno in piedi, ma oggettivamente…


    Spettacoli in cui è presente il testo:
  • Dialogo tra un impegnato e un non so (1972)
  • Due Retrospettive (Retrospettiva 2) (1980)
  • Giorgio Gaber - Recital (1975)


  • Dischi in cui è presente il testo:
  • Dialogo tra un impegnato e un non so (1972)
  •  
     
     

    AL BAR CASABLANCA

    Post n°476 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da acchiappatemporali

    Gaber-Luporini

    canzone

    Al bar Casablanca
    seduti all’aperto
    una birra gelata
    guardiamo le donne
    guardiamo la gente
    che va in passeggiata
    con aria un po’ stanca
    camicia slacciata
    in mano un maglione
    parliamo parliamo di proletariato
    di rivoluzione.

    Al bar Casablanca
    con una gauloise
    la nikon, gli occhiali
    e sopra una sedia
    i titoli rossi dei nostri giornali
    blue jeans scoloriti
    la barba sporcata da un po’ di gelato
    parliamo, parliamo di rivoluzione
    di proletariato.

    L’importante e che l’operaio prenda coscienza. Per esempio i comitati unitari di base… guarda gli operai di Pavia e di Vigevano non hanno mica permesso che la politica sindacale realizzasse i suoi obiettivi, hanno reagito, hanno preso l’iniziativa! Non è che noi dobbiamo essere la testa deli operai. Sono loro che devono fare, loro, noi…

    Al bar Casablanca
    seduti all’aperto
    la nikon gli occhiali
    e sopra una sedia i titoli rossi
    dei nostri giornali
    blue jeans scoloriti
    la barba sporcata da un po’ di gelato
    Parliamo, parliamo di rivoluzione, di proletariato…

    Note: la base musicale è eseguita e registrata da Temp

    Spettacoli in cui è presente il testo:

  • Dialogo tra un impegnato e un non so (1972)


  • Dischi in cui è presente il testo:

  • Dialogo tra un impegnato e un non so (1972)
  • Far finta di essere sani (registrazione dello spettacolo live, 1973) (2002)
  •  
     
     

    LA MASTURBAZIONE

    Post n°475 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da acchiappatemporali

    di Gaber - Luporini

    Monologo ( Versione 2)

    Lei comincia a divincolarsi, ma i suoi sforzi rendono più sensibile la sua debolezza e nello stesso tempo fanno ondulare il suo corpo contro il mio. Ora la trascino verso la camera, ma strada facendo mi fermo un po' per obbligarla a stringersi di nuovo contro di me, in modo da sentire bene il tenero strofinio dei suoi seni attraverso la seta sgualcita della camicia. Poi, sempre tenendola, costringo la piccina a inginocchiarsi. Le immobilizzo i polsi dietro la schiena con una sola mano che preme contro l'incavatura della vita e la schiaffeggio più volte, senza fretta, con l'aria di punirla. Lei sa che ha bisogno di una punizione. Dopo le accarezzo con le mani il viso, e anche la bocca, ma siccome non si dimostra compiacente quanto voglio, la schiaffeggio ancora senza spiegazioni. Punita per la seconda volta mi bacia senza reticenza. Allora la faccio stendere servile, sottomessa, a pancia in giù. È la posizione che preferisco ... ferma, cara, indifesa. Le faccio risalire la camicia poi le spingo giù i pantaloni, dolcemente. Con la punta delle cinque dita sfioro la pelle nei punti dove è più delicata, non tanto per interessare la prigioniera...
    Non tanto per interessare la prigioniera...
    Questo pensiero rischia di farmi sfuggire l'immagine.
    Non tanto per interessare la prigioniera...
    Accendo la luce e guardo il cuscino... la prigioniera.
    Ecco cosa c'è di bello nella masturbazione.
    Non c'è alcun bisogno di preoccuparsi dell'altra persona.
    Però guai a distrarsi, guai. I ragionamenti intermedi sono fallimentari. Fra la tensione del pensiero e il corpo non deve esistere niente. La masturbazione… è la prima vera forma di interezza. E non solo quello. Nessuno ha mai parlato di questo modo di amare. Ma ti rendi conto? In due, sempre in due. L'amore in due... manca di intimità. Figuriamoci in tanti. Mamma mia che stronzata in tanti! L'amore in uno è il più perfetto. Non ha mai sfasature. È l'unico amore in cui una persona faccia veramente i conti con il proprio sesso. Purtroppo non lo puoi raccontare a nessuno, il tuo sesso. Quanto sia acuto, profondo, illimitatamente libero... si va fino in fondo, fino alle oasi più vergognose, che sono poi quelle più vere. Mi fanno ridere quelli che la chiamano disperata solitudine. Ah, ah, ah! La masturbazione è una scienza privata e universale. È il rilancio dell'individuo. Ti libera dall'untuosa ideologie del sociale. Ti libera dai sofismi della conservazione della specie e ti porta verso l'immagine pura. È il più alto dovere dei poeti. O la capisci o non la capisci. O ce l'hai o non ce l'hai. Non ci si può accedere con la logica. È una verità del cuore. Come la mamma, come la patria!
    Mi sono esaltato.
    Va be', passiamo oltre. Tu guarda che casino c'è in giro… cartacce, mozziconi, giornali da tutte le patti, il letto sfatto... Però è bello tornare a casa la sera da soli, infilarsi sotto le coperte... e sapere già come andrà a finire.
    Quasi, quasi, questa sera resisto. Così domani è anche più bello. Dicono che faccia male. Anche quella lì non l'ho mai capita.
    Ma chissà quante saranno quelle persone che da grandi continuano... Non lo saprò mai. E chi te lo racconta!
    Non so se dormire o se tornare ai miei filmini.
    Dunque, lei era prigioniera. Era prigioniera con le mani dietro la schiena... Non la vedo più. No, ecco la Lucianina non mi va più bene. Probabilmente il pensiero è diventato debole, e quando il pensiero si indebolisce.. si indebolisce tutto.
    Ma chissà quanti sono quelli che da grandi... No, sarei curioso di sapere che tipo di tecnica... Secondo me esistono due tendenze: quella della donna astratta, stupenda, completamente inventata, piena di fianchi, di cosce, di tette... No, io sono realista, preferisco una donna che c'è... che ho già visto. Una di cui conosco la madre, il fratello, il cugino, il marito... ummm... le mogli degli amici... le faccio parlare proprio con la loro voce, sono precisissimo nell'immaginare i loro gesti. Ognuno il suo carattere. Mai, mai far fare cose che una non farebbe. Magari che non ha mai fatto... Ma che io so che farebbero. Con me le farebbero!
    Guarda la Barbara... così dolce.. ispirata. Chi lo immaginerebbe che sotto quel viso di Madonna... quei fianchi morbidi, rotondi... Dice che è timida, dice che ha vergogna del suo corpo. Ha vergogna del suo corpo e mette su delle gonne che si incollano al culo... Altro che Madonna, è una troia! È che lei non lo sa di essere così. E allora perdo la concentrazione. Mi si indebolisce il pensiero. Mi svanisce il culo della Barbara, mi si intreccia con quello di qualcun altro... con quello del postino... No, il postino no, per carità! Con quello della Cornelia. Ecco, va già meglio. Anche se devo cambiare tutto perché… è tremenda la Cornelia, isterica, fredda come il ghiaccio, aristocratica, mai un gesto fuori di posto. Bisognerebbe smuoverla, lei, così seria, controllata, piena di dignità. Sarebbe bello vederla fondere, la tua dignità. Ti scavo nel cervello, Cornelia. Te lo tirannizzo. Ecco, così, così, così!...
    Non è andata mica male. Con la Cornelia non c'ero mai riuscito. No, è brava... è riuscita a tenermi con lei fino alla fine. Il guaio è quando il postino viene fuori all'ultimo momento e tu non sei più in tempo a tornare indietro. Che fai? Ormai sei lì... lo ami!
    C'è di buono che un attimo dopo, penso subito a qualcos'altro...
    Pensare?... Più che pensare, c'è come una specie di disagio, di amarezza.
    Non ho mai capito perché io per eccitarmi abbia bisogno di certe fantasie strane e contorte. probabilmente la nostra vita sessuale è irrimediabilmente corrotta. Spesso anche con una donna, è un amore tutto mentale. Si va avanti da soli. Si, è un amore "monosessuale"... Come la masturbazione.
    Ma è possibile che nell'amore, come anche nella vita, si debba essere sempre così egocentrici e soli.
    Mai, mai un gesto che sia veramente oltre noi stessi.
    No, non è di altruismo che intendo parlare. I nostri atteggiamenti altruistici li conosco bene, e forse servono più che altro a garantirci un posto in paradiso.
    Ma per un posto nella vita… ci vuole altro.
    Bisognerebbe inventare il miracolo... sì, bisognerebbe arrivare al punto dove il nostro egoismo possa magicamente coincidere con la felicità degli altri.

    Spettacoli in cui è presente il testo:

  • E pensare che c'era il pensiero (1994)
  • Storie del signor G (1991)


  • Dischi in cui è presente il testo:

  • E pensare che c'era il pensiero (1994)
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