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Come diventare se stessi

Post n°544 pubblicato il 13 Gennaio 2012 da LaDonnaCamel
 

Sto leggendo "Come diventare se stessi" (David Foster Wallace si racconta, Minimum Fax.)
È la storia di una intervista durata cinque giorni. Uno scrittore di sottobosco, quindi non un giornalista ma un giovane collega che ha già pubblicato un paio di romanzi non memorabili, resta appiccicato a DFW durante i suoi spostamenti per un tour promozionale di Infinite Jest. Il romanzo è uscito da un pò e ha avuto molto successo, gli stralci di conversazione che voglio citare adesso parlano proprio di questo, e di cosa vuol dire post moderno per DFW, dello sforzo che chiede ai propri lettori e del perché lo chiede.
In giro per i blog - ma anche dal vivo con amici - si è parlato più volte di Infinite Jest, che molti hanno cominciato e pochi hanno finito, come di una specie di chimera, o desiderio impossibile, o montagna sacra della letteratura. Chi l'ha finito lo adora e se ne vanta. Io non ne faccio una questione di muscoli, ho mollato lì anche l'Ulisse, per dire, e mi sono spuppata tutto l'Uomo senza qualità. Riguardo IJ, anche io l'ho iniziato e l'ho posato più volte. A un certo punto ho cominciato anche ad aprirlo a caso, leggevo una pagina qui, due là. Poi mi sono imbattuta in una cosa che mi ha scosso, ho chiuso il libro e l'ho messo nello scaffale più alto.
Dipende sempre da un sacco di altre cose il rapporto che ho con un libro, dipende anche dai momenti e poi niente è mai per sempre.

Comunque, sono solo a pagina 140 e mi sto segnando un po' di cose che mi va di condividere in diretta. Le scrivo qui, non so se  andando avanti ci saranno altri citoni: la vita e il blog mi piace così, che non so mai cosa farò domani.

pagina 84 "Se sei abituato a scrivere roba molto, molto impegnativa sul piano letterario - caviale di prima scelta, roba che non si vende tanto bene, mi spiego? ... Ecco, visto che siamo esseri umani dotati di ego, troviamo un modo per dare conforto al nostro ego con la seguente equazione: se qualcosa stravende e ottiene un sacco di attenzione, sicuramente fa cacare. Il successo è frutto della macchina pubblicitaria.
Però poi, ovviamente, il paradosso finale è che: se il tuo libro ottiene un sacco di attenzione e comincia a stravendere, quello stesso meccanismo che hai usato per darti forza quando le tue cose non vendevano così bene diventa parte del Nucleo Oscuro quando le tue cose vendono. E io con questo devo ancora farci pace. Devo ancora... ho ancora paura che.. sì, il libro fa ridere, ed è abbastanza divertente da leggere, ma è divertente da leggere anche perché volevo provare a scrivere qualcosa che fosse veramente tosto e avanguardistico, ma divertente quanto bastava per costringere il lettore a fare lo sforzo che gli veniva richiesto" (...) Ma poi il lettore arriverà a pagina 150 e farà: "Bleah. Sai che c'è, non è per niente come me l'aspettavo" E a quel punto smetterà di leggerlo. (...) Noi scrittori di avanguardia, o come altro ci vuoi chiamare, noi scrittori sperimentali, non scriviamo per i soldi. Ma non siamo mica santi. Vogliamo comunque essere letti. Capisci cosa intendo? E l'idea che sì, il libro stia facendo un sacco di soldi, ma non venga letto davvero, per me non è un gran conforto.
(...) sai no, come quando a New York uno chiedeva a un altro se aveva letto L'informazione di Martin Amis e quello rispondeva: "Be', non personalmente"

pagina 135 "Penso che se la letteratura d'avanguardia riesce a far bene il suo lavoro, pur essendo tremendamente difficile e non tanto accessibile, seduce il lettore al punto di fargli compiere degli sforzi straordinari che normalmente non farebbe mai. È quello il tipo di magia che la vera arte porta con sè.
(...) Per come la vedo io, più è difficile far sentire al lettore che vale la pena di leggere quello che scrivi, più è probabile che tu stia producendo vera arte.

(...)Si insegna al lettore che è molto più intelligente di quanto credeva di essere.

(...)I vecchi trucchetti sono stati esauriti, e secondo me la lingua deve trovare nuovi modi per attirare il lettore. Personalmente sono convinto che molto dipenda dalla voce, dalla creazione di senso di intimità fra lo scrittore e il lettore.
(...)
C'è una frase di Lester Bangs in Guida ragionevole al frastuono più atroce, dove si dice che non so quale musica riesce a provocare un'erezione al cuore. È un'espressione in cui mi riconosco molto. Il pallone (un racconto di Donald Barthelme) a me ha provocato un'erezione al cuore.
Per me buona parte dell'esperienza estetica è ... è erotica. In una certa misura questo dipende dallo strano tipo di intimità che si crea tra fruitore e autore."

Ecco, è per queste ultime frasi che mi sono presa la briga di ricopiare tutto quanto. Perché è sempre stato così anche per me e credevo fosse un qualche tipo di depravazione, o parafilia o stranezza tutta mia, da tenere nascosta o comunque da non mettere in piazza.

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
hombre il 13/01/12 alle 15:56 via WEB
sorrido... perché? Perché di sì. lo metto nella lista dei desideri e se mi permetti ti linko.
 
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 13/01/12 alle 15:59 via WEB
Sorridiamoci, che c'è un bel sole! E sì, linkami, linkami tutta che mi piace (oggi ce l'ho io la stupidera)
 
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 13/01/12 alle 16:15 via WEB
Ho visto. Non dico niente.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
gary coopo il 13/01/12 alle 16:15 via WEB
a me è successo la cosa terribile di ricevere la notizia del suicidio di DFW mentre ero alla metà esatta della lettura di Infinite Jest, il che, ha cambiato radicalmente la mia modalità di lettura della seconda parte del libro, sopratutto i numerosissimi riferimenti alla dipendenza e al suicidio (che per me sono il piano di lettura di DFW che mi "risuona" di più). Mi prese un senso di scoramento perchè mentre fino alla notizia mi era sembrato chiaro che le cose di cui parlava DFW fossero state vissute sulla propria pelle perchè era evidente che le conosceva fin troppo bene, al tempo stesso però sembrava parlarne con la maestrìa del domatore che sa come tenere a bada quei dèmoni; la notizia invece mi dimostrò che non era del tutto vero purtroppo.
 
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 13/01/12 alle 16:40 via WEB
Capisco. E mi ricordo molto bene di quando è successo e dello stupore, nonostante tutto. Non l'avevo mai pensata nei termini che dici ma è vero, sembrava potesse padroneggiare tutto con un certo distacco.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
melusina il 13/01/12 alle 16:31 via WEB
Su DFW meglio che sto zitta perché se comincio non mi fermo più. Tre anni fa è stata la più grande rivelazione della mia (lunga, eh) carriera di lettrice, e ha cambiato radicalmente i criteri con i quali prima avevo sempre giudicato la letteratura.
 
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 13/01/12 alle 16:40 via WEB
Parla, parla invece :)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Hombre il 13/01/12 alle 19:14 via WEB
@melusina chi sta zito su dieffedoppiavù non è figlio di Gesù. Ora devi parlare :), è la regola.
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
melusina il 13/01/12 alle 20:52 via WEB
A volte il caso. Il post di LDC l'ho letto oggi, ma proprio ieri sera avevo postato l'incipit dell'intervento con il quale a giorni parteciperò alla semiseria riedizione del Nobel presso la biblioteca dove lavoro come intellettual-sguattera 4 pomeriggi la settimana. Ho a disposizione solo 9.000 caratteri, non vi dico che ricatto psicologico. Ma più avanti dedicherò a DFW un'intera serata (in termini ragionieristici, 33.000 caratteri, 'na miseria comunque) nell'ambito dei Caffè Letterari della suddetta biblioteca. In sintesi, DFW si fa amare per un pregio che LDC di sicuro apprezza e avrà già rilevato: la sincerità. Pur essendo padrone di una tecnica ineccepibile, è sempre riuscito a nasconderla dietro una naturalezza straordinaria, che ti fa dire: cazzarola, questo scrive come se parlasse e non ha nemmeno bisogno di rileggere. Eppure temi, personaggi, scenari e vicende sono il più delle volte tutt'altro che realistici, anzi l'elento grottesco e l'eccesso dominano. Poi aggiungerei: quello che ha da dire una persona che ha sperimentato il disagio mentale in piena consapevolezza merita sempre di essere ascoltato, perché in qualche modo quello dell'alienazione è un osservatorio privilegiato sulla condizione umana in generale (e con questo sono già a oltre 800 caratteri perciò per buona creanza mi fermo e lascio parlare altri :))
 
   
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 13/01/12 alle 21:41 via WEB
Il post l'ho scritto oggi, e avevo visto il tuo. Sono d'accordo con quello che scrivi e credo che Come diventare se stessi sia propedeutico a Infinite Jest. O meglio, per me lo è: man mano che vado avanti mi viene voglia di riprenderlo perché ne comprendo la necessità.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Hombre il 14/01/12 alle 00:20 via WEB
grazie.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
melusina il 14/01/12 alle 09:07 via WEB
LDC, provo a indovinare. La cosa che ti ha scosso in IJ è quando Randy Lenz si appassiona a torturare i gatti? Se è così, anche io a quel punto mi ero fermata, salvo poi non resistere, riprendere il libro e finirlo (poi addirittura perfino rileggerlo!) Però quel blocco di pagine l'ho saltato. Sarà pure fiction ma per me - gattara - era insostenibile.
 
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 14/01/12 alle 11:13 via WEB
No, no :-) Non dico niente per non spoilerare, se trovo il numero della pagina poi lo posto.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Josef K. il 17/01/12 alle 22:16 via WEB
Cavoli, più ne parlate così più mi vien voglia di leggerlo, ma allo stesso tempo mi spaventa. Mi riferisco a Infinite Jest. Per il momento mi sono procurato "Una cosa divertente che non farò mai più", forse come dici tu sarà propedeutico. Grazie per aver riportato a mano tutte queste frasi. Belle.
 
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 18/01/12 alle 12:58 via WEB
Mi fa piacere tutto ciò.
 
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