Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
 

 

« L'occhio del coniglio 1...60° »

L'occhio del coniglio 20. Andavano in montagna

Post n°715 pubblicato il 17 Marzo 2013 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

Andavano in montagna con la cinquecento bianca. Mino guidava, Luisa stava davanti. Dietro c’erano i nonni con i due bambini in braccio.
Mino non poteva tenere su il cappello altrimenti non ci stava, picchiava contro il bordo anche se il tettuccio era aperto. Entrava poca aria perché sopra c’era il portapacchi, in autostrada si sentiva il fischio ma in montagna no. Nei tornanti andava così piano che a un certo punto aprì la portiera e fece finta di spingere con il piede, come in monopattino, per scherzo. Luisa sorrise, Rina scosse la testa, “che cretinate, ci sono i bambini piccoli” le bisbigliò nell’orecchio.
Prima di partire aveva legato sopra le valige e le canne da pesca con degli elastici colorati che finivano con un gancio, per provare la tenuta li tirava e li faceva schioccare come un contrabbasso. Durante il viaggio Amilcare non diceva niente, guardava fuori dal finestrino stretto e a volte accarezzava la testa di Anita. Lui non aveva la patente, a Milano andava in tram, non aveva nemmeno più la bicicletta. Rina parlava con Luisa, diceva quello che avrebbero fatto da mangiare alla sera e quello che avrebbero dovuto comprare per il mangiare del giorno dopo. Anita soffriva la macchina e appena cominciavano le curve vomitava. Allora Luciano si svegliava e scoppiava a piangere. Certe volte si fermavano sul bordo della strada e scendevano tutti. La nonna bagnava un asciugamano con l’acqua della bottiglia che aveva nella borsa e lavava la faccia ai bambini. Luisa fumava una sigaretta. Mino fumava anche mentre andavano, fumava per tutto il viaggio con i finestrini chiusi tranne il deflettore, quello lo teneva sempre aperto per buttare via il mozzicone.
Poi in montagna prendeva gli stivaloni, le canne e il cestino e andava sul torrente a pescare le trote. Luisa disfava le valige e la nonna faceva da mangiare. I bambini correvano avanti e indietro nel cortile e Amilcare non faceva niente.
Più avanti Mino comprò una fiat milletrè, sempre bianca. Era molto più larga della cinquecento e in montagna ci andavano con degli amici, in albergo.
La macchina di Luciano era una spider rossa. Con le linee arrotondate del cofano davanti e i fari tondi ricordava l'Alfa Romeo Giulietta, ma senza copriradiatore a forma di scudo. Aveva un solo posto e il volante in mezzo. Non aveva il parabrezza e nemmeno la capote ma nessuno ci faceva caso, a parte Anita. Era insofferente a quell'approssimazione, ma non c'era altro da fare dalla nonna. Le macchinine vere erano quelle delle giostre, che avevano il tetto e le porte che si aprivano, avevano due sedili davanti e due di dietro. L'unico fastidio era il volante davanti a tutti e quattro i posti, questo era proprio uno sbaglio che di volanti, nelle macchine, ce n'era sempre solo uno. Lei detestava quando qualche altro bambino era seduto nel posto del passeggero e girava il volante: guido io, gli diceva, lascia stare. Ma era inutile, non le davano retta. E poi alle giostre ci era andata una volta sola.
La macchinina rossa l'aveva vinta nonna Rina a una riffa e l'aveva regalata a Luciano, era l'unico maschio. Comprava sempre due o tre biglietti dal droghiere o dal prestinaio o dal lattaio e aveva vinto molte volte, uova di pasqua alte come un bambino di sei anni, ceste natalizie piene di paglia sintetica, un paio di bottiglie di spumante, un torrone e un panettone, e la macchinina. Sono fortunata, diceva lei. Compri troppi biglietti, diceva Amilcare ma non si arrabbiava, era l'unico suo vizio e se lo potevano permettere.
Luciano sfrecciava avanti e indietro nel corridoio lungo della casa della nonna, Anita seduta sul cofano davanti e la cugina Irma, che era più piccola, dietro. Le due bambine si mettevano un fularino in testa e Irma prendeva una piccola valigia, Anita la borsetta che la valigia non ce l'aveva, tenevano le bambole in braccio. Luciano parcheggiava vicino al portaombrelli.
"Siete pronte?" diceva. Loro frugavano nelle borse e tergiversavano, lui approfittava per farsi un altro giro da solo, "Vado a far benzina, fatevi trovare pronte." E se non erano pronte, andava a comprare le sigarette, oppure i vermi per pescare.
Con le bambine sui cofani Luciano faceva più fatica a pedalare, doveva spingere coi piedi per terra per partire.
"Perché vai così piano?" diceva Anita.
"C'è il traffico."
 
Anita giocava col meccano. Non era suo, l'avevano regalato a Luciano ma lui era ancora troppo piccolo, si stufava subito. A lei piaceva. Le vitine d'oro e i dadi quadrati soprattutto. C'erano delle piastre colorate, amaranto o verde scuro con i buchi rettangolari, c'erano le barrette d'argento con i buchi rotondi, c'erano dei pezzi piccoli ad angolo e soprattutto c'erano le ruote. Con le ruote si potevano fare le carrucole, c'era anche una manovella per farle girare.
Le piaceva perché quello che veniva fuori mettendo insieme i pezzi sembrava proprio vero. Non sembrava un giocattolo il meccano, sembrava una cosa vera perché era di ferro e non di plastica. Il cacciavite che davano in dotazione non sembrava molto vero, aveva il manico come un tubo piegato a triangolo, ma Mino ne aveva portati due veri dall'officina, col manico verde trasparente.
Mino aveva fatto fare dal suo falegname una cassetta di legno con gli scomparti della misura giusta. Quando avevano finito di giocare rimettevano dentro i pezzi, anche se a lei un po' dispiaceva smontare quello che avevano costruito. Facevano gru che stavano in piedi da sole sostenute da tralicci, nel cestello si potevano mettere piccoli oggetti come una caramella, un rocchetto di filo. Si girava la manovella e si faceva salire e scendere come si voleva.
Facevano macchinine spigolose come quelle di Stanlio e Ollio o camion, una volta un omino che sembrava un robot.
Il meccano era un gioco che Mino aveva avuto quando era piccolo e si vede che l'aveva amato molto perché ci giocava volentieri anche da grande. Luciano non tanto, prima preferiva il lego e poi, quando avrebbe avuto l'età giusta, preferiva sperimentare con le cose elettriche. Quando Mino era bambino il lego non esisteva ancora.
Luciano aveva un garage con tredici macchinine, di cui una color argento con le porte che si aprivano. Aveva trovato il modo di rubare le lampadine dei fari delle automobili, le metteva in una scatola di latta dei biscotti al Plasmon, col coperchio incernierato e una maniglia sopra che si poteva portare in giro come una cassetta degli attrezzi. Una volta gli era venuto in mente di provare che luce facevano e col saldatore a stagno gli aveva attaccato dei fili, che poi aveva infilato in una presa di corrente. Si era sentito uno scoppio, era andata via la luce e si era formata una macchia nera intorno alla presa in corridoio, davanti alla porta della sua camera. Lui aveva detto che non si era fatto niente ma aveva le ciglia tutte bruciate che facevano un ricciolo sul pezzettino rimasto.
Il bello del meccano era che si potevano aggiungere altri pezzi, se all'inizio ne avevi pochi. Mino aveva comprato un motorino che funzionava a pile, si attaccava alle ruote e si poteva demoltiplicare per farlo andare più piano usando ruote più grandi e più piccole attaccate insieme con degli anelli di gomma fatti apposta. Luciano avrebbe voluto la pista delle macchinine e purtroppo non gliela regalarono mai.
(continua)

meccano

 

Questo è L'occhio del coniglio, un romanzetto che ho scritto io e che mi piace offrire ai miei blogamici e agli sfaccendati che passano di qui.

Già che faccio l'editore di me stessa, ho prodotto anche una versione digitale, mobi, epub e pdf. Se ti stanchi di leggere a schermo e la vuoi mettere nel tuo lettore eBook oppure se hai occasione di stampare a ufo e vuoi il pdf, scrivi a ladonnacamel@gmail.com e te la mando. Gratis e senza DRM!
(Però poi non venire qui a spoilerare il finale eh, t'ammazzo! Che, se non si era capito, le puntate qui continuerò a metterle, al ritmo di due a settimana, più o meno.)

 

Licenza Creative Commons
Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Italia.

Le foto, dove non specificato, son prese in internet.

 

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

Area personale

 

Calendario

blocco dello scrittore

 

Ultimi commenti

Ma grazie!
Inviato da: LaDonnaCamel
il 03/08/2018 alle 10:03
 
Tanti AUGURI baci
Inviato da: gattoselavatico
il 31/07/2018 alle 15:50
 
L'incontro con Paolo nel momento in cui lui era ancora...
Inviato da: LaDonnaCamel
il 08/07/2017 alle 11:52
 
Dieta e palestra anche io che bisogna :) ma talent scout...
Inviato da: Amico.Dario
il 07/07/2017 alle 17:53
 
Ma anche io ne dico poche e solo quelle inutili, che le...
Inviato da: LaDonnaCamel
il 26/04/2017 alle 21:34
 
 

Ultime visite al Blog

amorino11prefazione09iltuocognatino2Mancavi.tusurfinia60Desert.69graffio_di_tigre.itMarion20Miele.Speziato0Giareaacer.250sbaglisignorailmondodiisideeterna47cassetta2
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Le avventure di Nonugo

Archivio messaggi

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 39
 


ias

 

Chi può scrivere sul blog

Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963