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Trentatrè

Post n°639 pubblicato il 24 Settembre 2012 da LaDonnaCamel
 
Tag: 33, EDS, scrivere
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Era il 9 settembre il giorno del trentatré e siccome nessuna scadenza era stata stabilita, ogni giorno è buono per i commenti quindi anche oggi, per esempio.
Oggi è una giornata uggiosa, o meglio, lo è stata fino a poco fa: pioggia, umido e buio, un sonno da impastarti con la faccia sulla tastiera, yeawn. Però anche in queste giornate ci sono possibilità di svolta, per esempio vai di là a farti un caffé e quando torni ti accorgi che è rispuntato il sole - avendo la finestra alle spalle e una lampada molto potente delle volte non ci avevi fatto caso.

Ognimodo si trattava di scrivere per 33 minuti e metterci dentro qualcosa di surreale: Melusina  ha consegnato per prima perché è sempre una scheggia, non lo so come fa quella donna lì che poi è uno scricciolino, io lo so perché ho avuto modo, insomma lo so come è ma non so come fa  a inventarsi storie come questa che potrebbero farci un film, coi dialoghi stralunati ma veri verissimi e i tipi con la faccia da John Belushi e suo fratello, io ce li vedo. Come il polacco che "è polacco proprio per niente, è tipo siriano o marocchino, che ne so, comunque arabo. Mi viene adesso il dubbio che sia piuttosto portoricano" e ce li vedi questi due stralunati che si fanno sei isolati rotolando uno scaldabagno, fino al Bronx perché è per una buona causa, proprio così.

Poi è arrivata quella signora che va in treno, ha scritto una storia che più che pendolante mi è sembrata perturbante, di quelle che mandano fuori di senno, perché succede che guardi una cosa e non sei sicuro che la cosa è proprio come l'hai vista, delle volte ti viene il dubbio di esserti immaginato tutto e non puoi fare a meno di riguardare e se un particolare ti contraddice ce ne sono altri cento che confermano l'anomalia, la curvatura della realtà, l'assurdo di qualcosa che sembra impossibile e forse lo è o non lo è. Ma lo è o non lo è, alla fine?

In confronto la telefonata di Lillina  sembra normale, una volta accettato il presupposto che un morto abbia l'iPhone 5 tutto il resto viene di conseguenza, anzi è più facile credere che un morto ti chiami al telefono piuttosto che un vivo confessi i suoi tradimenti e faccia ammenda delle sue carognate e quindi io ci credo che era lui e che era proprio là, anche se sono passati undici anni, ci credo e spero che a qualcuno serva di lezione.

Sarà magari una lezione diversa da quella che sembra si tenga nel raccontino di SpeakerMuto  perché anche qui una nave scuola c'è e c'è anche un giovane apprendista, per quanto tutti i commentatori si sono domandati cosa ci sia di surreale e si sono risposti cose diverse a seconda se di genere fanno femmina o maschio, e c'è chi giura che le cose raccontate non esistono, chi che esistono ma nessuno lo fa, chi giura che l'ha fatto ma non è vero e chi pensa di non averlo fatto ma non lo sa. Insomma, un casino.

Per noi polentoni le prime volte è un'avventura capire quello che c'è scritto in certe storie di Dario, e però se non fosse scritta così si godrebbe di meno, io credo, perché il piacere sta anche nel suono, nell'asprezza e nell'oscurità della lingua e nella fatica che si fa a entrarci dentro e questa volta qui è anche grazie a questi lampi di luce e buio che funziona a meraviglia quello spiazzamento del finale che non ti aspetti e che ti balza davanti all'improvviso come a voltare l'angolo di un vicolo e trovarci... non te lo dico cosa, leggilo tu!

Ciao la Carta  ci stai dentro appena appena nei trentatre, surreale sei sempre e comunque e c'è sempre posto qui quindi perché no?

C'è posto anche per un paio di autori che han fatto l'eds a loro insaputa e dimmi tu se non è in tema

Uno è questo vecchione qui che è un maestro che più maestro: "Gregorio Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo. Riposava sulla schiena, dura come una corazza, e sollevando un poco il capo vedeva il suo ventre arcuato, bruno e diviso in tanti segmenti ricurvi, in cima a cui la coperta da letto, vicina a scivolar giù tutta, si manteneva a fatica. Le gambe, numerose e sottili da far pietà, rispetto alla sua corporatura normale, tremolavano senza tregua in un confuso luccichio dinanzi ai suoi occhi. Cosa m’è avvenuto? Pensò. Non era un sogno." dal blog di Giorgio Fontana c'è un punto di vista interessante sul realismo e il surrealismo, ti anticpo che "Un surrealista avrebbe proposto la trasformazione in insetto come un dato puramente onirico. Un kafkiano ci direbbe che è una metafora dell’individuo soppresso da un potere più grande eccetera.
No, Kafka invece è brutale: toglie di mezzo la similitudine: non sei come una blatta, sei una blatta. Ci obbliga invece a considerare la metamorfosi come qualcosa di reale: non è un’allegoria, non è un simbolo — è una condizione. Sei innocente e ti ritrovi un insetto. Non ti puoi difendere, e non lo puoi fare davvero: sei un insetto vero, calato in una dimensione iperrealistica e altamente connotata dal punto di vista sociale."


L'altro è pure un po' vecchio, ma meno "L'altra mattina uscendo di casa ho incontrato un dinosauro. Era un diplodocus hallorum, esemplare raro, dice Wikipedia. Stava fermo proprio dietro la mia auto.
-Potrebbe spostarsi- ho chiesto.
-Sa... - ho accennato, facendo segno con la mano.
Il diplodocus s'è voltato leggermente dalla mia parte, poi ha ripreso a rosicchiare le foglie dell'acero sotto il quale stava parcheggiata la macchina.
Mi sono messo a tamburellare le dita sulla manica del giubbetto.
-Senta, mi scusi, non vorrei sembrarle insistente, ma ho il treno tra dieci minuti e, sa, un appuntamento di lavoro piuttosto importante.
" continua qui (il permesso poi non me l'ha dato ma delle volta una si stufa di aspettare, io per lo meno sono una che la pazienza la compro a mazzetti). 

Ho lasciato per ultimo il primo capitolo di una saga, un poema in 33 canti, un serial, romanzo d'appendice, o almeno così ci è stato promesso da MaiMaturo che già dalle prime righe spara mortaretti di non sense di quello buono, senti qui "Ovvio, nessuno dei 2 si chiama veramente così. Chiamarsi Veramente Così è scomodo per chiunque: “Ehi, Veramente Così, sei già sveglio?” “Buongiorno, c’è Veramente Così?”. Converrete che non è il massimo della praticità." Ecco, io sto aspettando la seconda demenziale puntata perché sono a corto, sono in astinenza di assurdo, ho voglia di farmi un bagnetto surreale, una nuotata nello sbarellamento delle parole, per favore. Per favore, sì?

(La foto non c'entra niente ma mi piaceva. Embé? è Billy Bragg quando era piccolo e guardarla mi da una nostalgia quasi da piangere, come se fosse stato amico mio, il che è impossibile)

 
 
 
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