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Vento

Post n°596 pubblicato il 13 Maggio 2012 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

Il vento è una delle poche cose che mi fanno paura. quando è forte, s'intende, molto forte.
Stamattina ne ho sentiti i rumori e sono saltata fuori dal letto. Per prima cosa sono andata a vedere il terrazzo. Il gazebo ha tenuto bene, i miei tiranti erano ben fatti e non si è mosso nulla. Ma l'albero è caduto sulle rose.  Era già successo, la chioma è molto grande e fa presa, il vaso non è piccolo ma è di plastica e si vede che in proporzione è troppo leggero e si lascia ribaltare. Così l'ho legato, ho legato il tronco e sono rimasta a guardare. Sotto raffica riusciva ad alzarlo di qualche centimetro, giusto il gioco della corda che non avevo voluto tendere troppo. Ho fatto un paranchino e l'ho tirata un po' di più. È perché in prima battuta io vorrei rispettare la natura ma non sempre è possibile, ormai siamo troppo compromessi. A pensarci bene tutta la bella natura che coltivo e che allieta i miei occhi non è molto naturale, ho un bel dirmi che in fondo non faccio niente. Metto l'acqua tutti i giorni, se non lo facessi resterebbe ben poco. E stabilisco con cura la posizione reciproca delle piante, che non si facciano ombra, che ciascuna abbia lo spazio necessario senza soffocare le altre. In natura questo non succederebbe in questo modo, quelle più forti e adatte - le erbacce di solito - avrebbero la meglio. Il mio è un finto giardino selvaggio, ne sono consapevole.
Guardo le foglie scosse, il cielo nero. Quando si avvicina una raffica più forte rabbrividisco. È il rumore, soprattutto. Come in porto quando stimavo la velocità del vento dal suono delle drizze contro gli alberi delle barche: sembrano campanacci di una mandria di mucche che corre? venticinque nodi. Sembrano una cascata di sassi su un pendio ripido? Trentacinque, e così via fino alla tempesta, che sembra la fine del mondo. Ci sono venti che strappano le catenarie e portano via le barche ma qui no, è difficile che la mia casa si sposti, al massimo mi butta giù il vaso del basilico dal davanzale della cucina, ma non stavolta, l'ho ritirato.
Eppure continuo a essere inquieta. Più tardi pioverà, è probabile. Ho già fatto tutto il necessario, ho messo in sicurezza il balcone e continuo a guardare fuori, qualcosa mi attrae e mi respinge, mi tiene qui inchiodata.
Come la mia antenata sto seduta davanti all'imboccatura della mia caverna e temo la potenza degli dei.

 
 
 
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