Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
 

 

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La vecchina

Post n°505 pubblicato il 31 Ottobre 2011 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

La vecchina guarda le nuvole rosa che fanno il cielo a strisce e tentenna il capo. Avanza a piccoli passi verso l'incrocio. Il semaforo cambia colore ma il traffico non si muove. Appoggiandosi a un bastone dal manico di madreperla si incunea tra le auto ferme, la borsetta premuta sotto il braccio.
"Le serve aiuto, signora?"
Lei alza la testolina grigia, la riga in mezzo e una crocchia sulla nuca tenuta insieme dalle forcine.
Il suo sguardo liquido incontra due occhi neri di brace, e subito sopra due sopraccigli neri di pece e sopra ancora un cappello nero di panno, a tesa larga. Sotto, uno spolverino marrone stropicciato.
"Grazie giovine" risponde dopo una breve esitazione.
"Si appoggi pure" dice lui porgendole il braccio.
"Ha visto quanta folla? Ma dove vanno tutti?" dice lei con vocina mielosa.
Lui sorride, sposta il sigaro dall'altro lato delle labbra e fa un leggero colpo di tosse.
"Eh, ha ragione" conviene lei, "dove andremo a finire."
"Veramente io" cerca di argomentare lui.
"Non me ne parli, non me ne parli!"
"Bè, quando è così." Intanto sono arrivati dall'altro lato della strada. Una fila ordinata si snoda sul marciapiede. Non si vede dove comincia. Non si vede dove finisce. Si intuisce solo vagamente il verso di percorrenza: tutti guardano dalla parte del tramonto fiammeggiante. E tutti sono fermi.
"La saluto signora" dice l'uomo, toccandosi la tesa del cappello con la punta dell'indice.
Lei tentenna il capo "A più tardi, a più tardi."
Si volta verso il sole e si incammina dondolando.
Che strano, pensa lui, non avevo notato la gobba.
"Quale gobba?" dice un signore dal mucchio, ha un chiodo di pelle nera e jeans sfilacciati.
"Mah." ribadisce l'uomo col cappello, "Com'è che oggi mi si legge nel pensiero?"
"Il pensiero, il pensiero" fa uno spilungone con un colapasta appeso allo zainetto Invicta, "il pensiero si è fatto pura forma esteriore, prendendo il sopravvento sulla sostanza."
L'uomo col cappello si volta verso di lui, "Ma che, è carnevale?" Scorre lo sguardo sulle altre persone pigiate lì intorno, in cerca di complicità o almeno di un barlume di comprensione.
Chi si guarda le scarpe, chi esplora la propria cavità nasale, controllando poi la natura del materiale escreto e accuratamente appallottolato tra le dita.
"Questa sarebbe vera rivoluzione sociale. Altrimenti restano soltanto parole al vento." continua lo spilungone, appoggiandosi a una canna di bambù lunga tre metri.
L'uomo col cappello volta la testa a destra e poi a sinistra e con noncuranza si lancia uno sguardo dietro le spalle.
"Vieni fratello" dice il signore col chiodo. "Si è liberato un posto, siamo in buona posizione."
"Ma liberato da che?"
"Mio cugino. Era andato a fare due gocce d'acqua ma non è più tornato."
"Amen". Uno con il casco in testa congiunge le mani guantate. È a torso nudo, porta un fazzoletto al collo e un tatuaggio a forma di triangolo equilatero sull'ombelico.
L'uomo col cappello prende posto nella fila.
Le auto all'incrocio si rimettono in moto. I lampioni di accendono. Una leggera brezza fa volare detriti, foglie secche e cartacce sulla carreggiata ormai libera.

"Gradisce una tazza di caffè?" La vecchina porge al signore col chiodo il coperchio di un thermos. "È ancora caldo. L'ho appena fatto."
Lui rimane lì interdetto. Se lo prende poi dovrà un favore alla signora, ma se non lo prende forse lei se ne avrà a male. Del resto è maleducazione non accettare l'offerta di un caffè ma è anche vero che sarebbe stato meglio fosse stato lui a offrirlo alla nonnina. Si gratta il mento, sorride, fa un passo avanti e poi si ritrae, si mette le mani nella tasca della giubba e le tira subito fuori, stropicciandosele vigorosamente.
L'uomo col cappello si volta di scatto. "Ma da dove"
"Buonasera. Freschetto eh?" continua lei, amabilmente.
"È già zuccherato?" Un giovane con gli auricolari piantati nelle orecchie e una sciarpa a righe fa un passo avanti, sposta con una spallata il chiodo e si intromette nella conversazione.
"Io lo prendo amaro, sa?"
"Lo so" gli sorride lei, "prego" e gli allunga la pseudo tazza.
Il signore col chiodo deglutisce un fiotto di saliva e guarda il passaggio della bevanda.
"Se solo ci fosse un goccio di latte, ne gradirei un sorso anche io. Se possibile." Una ragazza con i capelli ricci e un orecchino solo si sfrega le mani. "Comincio a essere un po' stanca."
"Ma certo cara." La vecchia le porge un tappo di thermos fumante. "Caffè caldo macchiato freddo con mezza bustina di zucchero. Già girato."
Lei tira indietro il cappuccio di pelliccia bianco, lo prende con due mani e ci affonda il naso, respirando forte.
"La caffeina irrita il mio stomaco" dice lo spilungone, "ma la lunga attesa indebolisce il mio corpo. Potessi avere, qui e ora, una tazzina di decaffeinato! Lo sorbirei apprezzando il gesto estetico di ogni singola molecola."
"Eccolo!" la vecchina estrae dalla tasca del cappotto grigio una tazza fumante, "zucchero grezzo, ovviamente."
"Ovviamente" fa eco lui, prendendola con due dita, il mignolo alzato.
Il signore col chiodo fa di nuovo un passo avanti. Basta, qui ne approfittano tutti, è sciocco restare a bocca asciutta. La vecchia lo guarda, piega la testa da un lato.
"Il caffè è finito, mi dispiace."  Gli sorride.
"Oh, fa niente. Non ne avevo nemmeno voglia" sospira lui.
"Però per lei ho una cosa ancora migliore. Venga con me."
"Ma il posto nella fila?"
"Te lo teniamo noi!" dicono in coro il giovane con gli auricolari, quello a torso nudo con il casco e la ragazza col cappuccio di pelliccia. Lo spilungone sta parlando con la tazza del caffè. L'uomo col cappello scuote la testa e morde il sigaro spento.
La luna fa capolino tra i palazzi.
La vecchia gobba e il signore col chiodo si allontanano a braccetto.
"Cosa mi vuole offrire, gentile signora?"
"Vedrà vedrà! Come faccio io la tisana alle erbe, nessuno!"

"Cos'è questo mucchietto di cenci? E perché si muove?" Lo spilungone tocca con la sua canna di bambù una specie di pareo a forma di panettone che lievita e lievita fino ad assumere la forma di una ragazza bionda e snella, seduta per terra sopra e sotto la stoffa. Lei si stira, si guarda intorno, sbadiglia.
"C'è mica un po' di caffè?" chiede guardandosi in giro, "chi mi ha svegliato? stavo facendo un bel sogno..." Sbuffa, sbatte gli occhi. Alza la testa verso il giovane con le cuffie che sta battendo il piede a ritmo e muove la testa a occhi chiusi.
"Cielo! mio marito!" grida.
Tutti si voltano verso di lei tranne quello con le cuffie, che non ha sentito.
"Scherzetto!" ride e mostra la lingua. Tutti si rivoltano dall'altra parte, emettendo un sospiro di sollievo. Tranne quello con le cuffie, che non ha visto.
La vecchina le carezza la testa bonariamente. "Hai fatto bene, qui sembra un mortorio."
"Ma che?" fa l'uomo col cappello, "Ma dove?"
"È così anche per me, è vero," gli risponde lei, amabilmente.
Si avvicina al tizio col casco. "Giovanotto" lo apostrofa, "le spiacerebbe mostrarmi la sua auto?"
Lui grugnisce e la prende per mano. Svoltano l'angolo, pacatamente.
Quelli rimasti rimettono in ordine la fila.
Si sente un botto e un crepitio. Una luce viene da dietro l'angolo. Un odore di fumo riempie l'aria. L'uomo con le cuffie apre gli occhi e alza il naso al vento. "Salsicce!"
La vecchina gli porge un piatto di carta e una forchetta di plastica.
"No, senta." la apostrofa l'uomo col cappello. Poi si toglie il sigaro di bocca, gli morde via la punta e la sputa di lato.
La vecchia lo ignora. Si è avvicinata allo spilungone. "Lei che è un uomo di lettere" gli dice sottovoce con fare complice, "che ne pensa di questo colbacco di pelliccia?"
"Uhm" fa lui con aria competente, "potrebbe essere Myocastor Coypus, o coypu, detto volgarmente castorino o nutria. Ma potrei sbagliarmi. Il sottopelo, vede? è dello stesso colore del mantello, quindi..."
"Ne è davvero convinto?" sorride lei, soavemente. Lo prende a braccetto e si allontanano, chiacchierando. Girano l'angolo, vedono in lontananza il frontespizio marmoreo di un di un edificio con frontone triangolare e colonne doriche. Si intuisce una scritta scolpita ma da quella distanza non si legge, sembra una lingua morta, divlich tattess obegr.
"Potrebbe anche essere..."
"Gatto?" sospira lei, mollemente.
"Gatto?" ripete lui, incredulo.
"Gatto." sentenzia lei, premendogli il copricapo sul viso.
Lui mulina le braccia, perde il colapasta, molla la pertica e cade.

"Sei venuta qui da sola?" fa l'uomo col cappello alla ragazza sul pareo.
"Ho ricevuto un invito, sa?" risponde esibendo l'indice "o meglio" abbassa gli occhi e si tocca i capelli, "l'ha ricevuto un mio amico ma mi ha assicurato che era aperto a tutti."
Lui si siede sui talloni per guardarla negli occhi.
"E il tuo amico, dov'è?"
La bionda scuote la zazzera e alza il mento verso il ragazzo con le cuffiette. Ne ha levata una e si è chinato per ascoltare quello che gli sta dicendo la vecchina. Fa sì con la testa, apre il portafoglio e le mostra la foto dei suoi bambini sulle gradinate di Sansiro. Lui è alto e grosso e lei così piccola, fa tenerezza vederli andare via insieme. Poi lei dovrà pulire via i capelli e la materia cerebrale dal bastone, ma che ci vuole? Il cloroformio è anche un ottimo disinfettante, in mancanza di qualcosa di più specifico.

Il brusio della fila si è acquietato. La vecchia ha poggiato una mano sulla spalla della ragazza, sempre seduta per terra. "Comincio a essere un po' stanchina, sai?" le sussurra all'orecchio.
"Vuole sedersi vicino a me?" dice la giovane, spostandosi a lato per farle posto.
"Ah, meglio di no." Sorride tentennando il capo, "chi si rialza più, poi. Ah, la vecchiaia."
Le appoggia una mano sulla nuca, le accarezza i capelli, le preme un dito sulla gola. La ragazza si accoccola in una posizione più comoda, la schiena al muro e la testa sulle ginocchia. La vecchia raccoglie i lembi del pareo e la ricopre, premurosamente.

L'uomo col cappello si para davanti alla vecchina.
"Dove sono tutti?" riesce a dire senza essere interrotto.
Non c'è più nessuna fila. Anche la ragazza col cappuccio di pelo bianco se n'è andata.
La vecchia alza le spalle. "Ci siamo io e te. Non ti basta?"
"Perché tutto questo?"
"Lo sai che giorno è oggi, vero?"
"Non rispondere a una domanda con un'altra domanda! Lo detesto!"
Lei sorride, dolcemente.
"Devo proprio dirlo io?"
"Dillo!"
Lei alza il bastone, preme un pulsante sul manico di madreperla e una piccola fiammella esce dalla punta con un pif.
Lui arretra di due passi portandosi le mani sulla pancia. Una macchia rossa si spande sullo spolverino. I suoi occhi si allargano in grandi buchi neri. Cade.

Ne resterà solo uno. Uah ah ah ahhhhhhhh!

 
 
 
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