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ESSERE RICORDATI VUOL DIRE NON MORIRE

Post n°166 pubblicato il 27 Febbraio 2012 da Redendacc
 
Foto di Redendacc

Ricordo da bambino la replica di una trasmissione televisiva in cui Vittorio Gassman recitava una poesia di un autore greco dei primi del novecento, Kriton. Un poeta della resistenza. Era quella un'epoca in cui c'era un solo canale Rai. Un epoca in cui non c'era la prescrizione dei reati ed un assolto per mancanza di prove si ritirava dalla politica per la vergogna. Ricordo come fosse ora mio fratello maggiore registrare con un registratore della Castelli quei pochi minuti su di una cassetta della TDK. Era un epoca in cui l'Amministratore Delegato della FIAT guadagnava quaranta volte un operaio e non quattrocentovolte, così da assumere anzicchè licenziare. La voce di Gassman mi è rimasta così impressa nella memoria, con la sua cadenza e quelle pause studiate. Un attore straordinario che renderebbe stupenda anche la lettura dell'elenco telefonico. La poesia si chiama Testamento. Leggetela immaginando la sua voce. Io su internet non sono riuscito a trovare quella vecchia registrazione, ma se qualcuno ne è in possesso mi farebbe piacere riceverla.

Non voglio che tu sia lo zimbello del mondo.
Ti lascio il sole che lasciò mio padre
a me. Le stelle brilleranno uguali, e uguali
t’indurranno le notti a dolce sonno.
Il mare t’empirà di sogni. Ti lascio
il mio sorriso amareggiato: fanne scialo,
ma non tradirmi. Il mondo è povero
oggi. S’è tanto insanguinato questo mondo
ed è rimasto povero. Diventa ricco tu
guadagnando l’amore del mondo.
Ti lascio la mia lotta incompiuta
e l’arma con la canna arroventata.
Non l’appendere al muro. Il mondo ne ha bisogno.
Ti lascio il mio cordoglio. Tanta pena vinta nelle battaglie,
vinta nelle battaglie del mio tempo.
E ricorda. Quest’ordine ti lascio.
Ricordare vuol dire non morire.
Non dire che sono stato indegno, che
disperazione m’ha portato avanti e son rimasto
indietro, al di qua della trincea.
Ho gridato, gridato mille e mille volte no,
ma soffiava un gran vento, e pioggia e grandine:
hanno sepolto la mia voce. Ti lascio
la mia storia vergata con la mano
d’una qualche speranza. A te finirla.
Ti lascio i simulacri degli eroi
con le mani mozzate,
ragazzi che non fecero a tempo
ad assumere austere forme d’uomo,
madri vestite di bruno, fanciulle violentate.
Ti lascio la memoria di Belsen e di Auschtwitz.
Fa presto a farti grande. Nutri bene
il tuo gracile cuore con la carne
della pace del mondo, ragazzo, ragazzo.
Impara che milioni di fratelli innocenti
svanirono d’un tratto nelle nevi gelate
in una tomba comune e spregiata.
Li chiamano nemici: già! I nemici dell’odio.
Ti lascio l’indirizzo della tomba
perchè tu vada a leggere l’epigrafe.
Ti lascio accampamenti
d’una città con tanti prigionieri:
dicono sempre si, ma dentro loro mugghia
l’imprigionato no dell’uomo libero.
Anch’io sono di quelli che dicono di fuori,
il si della necessità, ma nutro, dentro, il no.
Così è stato il mio tempo. Gira l’occhio
dolce al nostro crepuscolo amaro.
Il pane è fatto pietra, l’acqua fango.
La verità un uccello che non canta.
E’ questo che ti lascio. Io conquistai il coraggio
d’essere fiero. Sforzati di vivere.
Salta il fosso da solo e fatti libero.
Attendo nuove. E’ questo che ti lascio.

KRITON ATHANASULI
S



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Un blog di: Redendacc
Data di creazione: 16/02/2011
 
 

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