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è di poche ore fa la notizia che a Gerusalemme è stato accoltellato un ragazzo italiano di 25 anni che si trovava in Israele per un'esperienza di volontariato di pochi giorni con i bambini palestinesi. E questa cosa mi ha colpito abbastanza. l'articolo dice che le indagini per ora si concentrano su una possibile motivazione politica dell'assassinio.

io sono in repubblica dominicana da 4 mesi ormai ed è evidentissimo che non sono nato qui, il mio fisico non lascia nessun dubbio: bianco in una terra di mulatti e neri. sono facilmente identificabile. mi chiamano americano, e ciò non mi piace molto, europeo, spagnolo o italiano (se mi sentono parlare..).

anch'io lavoro con una minoranza non gradita (gli haitiani), e non mi faccio alcun problema a girare con una maglietta che dice che il razzismo ammazza l'amore, divide il popolo e distrugge la democrazia. e non tutti sono daccordo con questo.

essere in una terra straniera, essere identificabili e lavorare con gli ultimi vuol anche dire assumersi dei rischi e sapere che se molti apprezzano il tuo operato, altri lo rifiutano, criticano ed osteggiano.

nessuno, o per lo meno io, mette in conto di lasciare la vita in un'esperienza di questo tipo, ma si sa che potrebbe sempre succedere qualcosa di poco gradevole e quando arrivano notizie di questo tipo i pensieri sono tanti e non sempre belli.

ps: nella foto un tramonto dalla finestra di casa mia dedicato a quanti lasciano la propria vita per gli altri