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Già diversi anni fa ho fatto fronte alla mia paura di guidare nel traffico impazzito della Repubblica Dominicana e mi sono messo alla guida dei mezzi più disparati. Quest'anno con il gruppo di ragazze/i italiani che erano in visita sull'isola abbiamo deciso di intraprendere la strada del sud. Il sud dominicano è quella regione che si sviluppa a sinistra di Santo Domingo fino alla frontiera con Haiti che avevo già visitato nel 2006 (leggi resoconto e vedi foto qui).

Nel sud vivono molte poche persone, uno dei capoluighi di provincia, Pedernales, non raggiunge i 15.000 abitanti. Il traffico è tutto sommato molto limitato e i pericoli più grandi sono i cavalli che attraversano all'improvviso o le mucche che allattano in mezzo alla strada.

Scrivo questo per spiegare la mia inquitudine nel trovarmi sulla strada tra Barahona e Jimanì, secondo varco di frontiera per importanza tra Repubblica Dominicana e Haiti, posizionato a circa 40 km da Port-au-Prince, di cammion enormi che corrono sulle strette strade come neanche in una Parigi - Dakar. Si tratta di mezzi che partono la mattina presto da Santo Domingo carichi di materiale per Haiti, in una giornata devono raggiungere la capitale haitiana o i nuovi magazzini costruiti a Jimanì. Il giorno dopo, senza alcuna merce da caricare, ritornano al luogo d'origine. Il viaggio a vuoto non rende quindi va percorso nel minor tempo possibile.

Spesso mi sono trovato a dover buttare la mia auto giù dalla banchina della strada in prossimità di curve per non venir agganciato dal rimorchio che sulle curve impazzisce. Tutto ciò, quattro anni fa, non c'era. Queste erano strade deserte dove si trovava solo un po' di traffico locale fatto di motorini e guagua di piccole dimensioni.

Arrivati a Jimanì la sorpresa più grande. Là dove c'era la pianura ora c'è un lago. Proprio così. Il Lago Azul (Haiti) e il Lago Enriquillo (RD) hanno mangiato divesi chilometri di terreno e ora quasi si toccano.

Per avere un'idea basta guardare queste due foto di GoogleMaps, entrambe scattate nel 2010 ma a distanza di un paio di mesi.

Nel cerchio rosso (Haiti) si vede come un'intera vallata sia ora lago, mentre nel cerchio verde (zona di frontiera) si vede come sia sparita un'intera penisola.

La situazione è tale che la dogana dominicana è stata completamente sommersa dalle acque, così come i depositi presenti e alcune cose. Chiedo ai militari se ciò fosse dovuto al terremoto ma mi rispondono che è un fenomeno iniziato almeno un anno prima. Un deposito ONU, costruito recentemente, è praticamente su palafitte mentre la strada che porta ad Haiti è ormai una diga in mezzo al lago come si vede chiaramente qui. La ragione viene data a piogge molte abbondanti, ma questo è difficile da credere visto che l'acqua dei laghi è salmastra, è probabile che ci sia un innalzamento della falda e questo spiegherebbe anche un altro fenomeno che mi ha colpito: rispetto a quattro anni fa, nonostante avessi visitato la regione in un periodo di piogge, trovo il sud molto più verde e fiorito.

Jimnì è sempre stata una cittadina poco considerata, lontana e difficilmente raggiungibile da Santo Domingo era una frontiera utile solo per chi volesse raggiungere Port-au-Prince, quindi poche persone. Ora è al centro della distribuzione degli aiuti che sbarcano in terra dominicana. La città si è riempita di grandi magazzini per stoccare la merce che poi viene spedita su veicoli più piccoli ad Haiti. La mia domanda è, cosa resterà una volta che l'emergenza sarà rientrata (o dimenticata)? Queste immense strutture, nate sull'onda di un'economia innaturale, rimarranno come grossi schelatri a ricordare quel periodo nel quale Jimanì ha avuto vita?

Nel frattempo sulla collina di fronte si intravede ancora la linea di terra che segna la frontiera tra i due paesi. Un ragazzino tenta di passare la frontiera, è haitiano, ha uno zaino di scuola. La guardia lo ferma, non vuole farlo passare. Interviene un superiore, guarda il soldato e gli dice: "lascialo, non farà del male". Il ragazzino corre sulla strada-diga verso Jimanì.

Pochi minuti fa è arrivata, intanto, la notizia che il Comitato Elettorale Provisorio di Haiti prenderà in esame le richieste dei candidati presidenti esclusi di essere riammessi, tra loro anche Wyclef Jean.