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cosa vuol dire questo passaggio evangelico troppe volte dimenticato? vuol dire che bisogna dare rispetto e somprensione solo se questa mi viene data? o è un superamento della legge del taglio "occhio per occhio, offesa per offesa".
mi chiedo questo perchè leggendo i commenti al mio post precedente sembra che per molti cattolici o sedicenti tali la cosa più importante sia le reciprocità nei confronti dell'islam, o di altre religioni in generee. Il discorso che ne esce è sostanzialmente: perchè loro possono offendere e io no? perchè io devo permettergli di professare la loro religione e loro non me lo lasicano fare? ecc...
partendo dal fatto che molte di queste obiezieni si basano su notizie parziali ed incomplete (nella maggior parte dei paesi a maggioranza islamica è possibile professare ogni tipo di religione, quelli più intransigenti sono anche quelli che hanno conosciuto rapporti con le potenze occidentali, come Afganistan, Iran e Iraq), io comunque mi chiedo cosa ne è stato di quel piccolo passaggio di Vangelo...

forse l'errore nasce dal fatto che si consideri il porgere l'altra guancia come una filosofia e non come una prassi. Gesù insegna con i fatti e richiede fatti. La teologia della Liberazione invita a coprendere il messaggio di Gesù a partire dalla comprensione della realtà in cui Gesù si è mosso. Nel nostro caso bisogna ricordare che ricevere uno schiaffo era considerato una delle azioni più umilianti possibili, oltretutto perchè veniva dato con il rovescio della mano e questa pratica era riservata agli schiavi. Il porgere l'altra guancia obbligava quindi lo schiaffeggiatore a dare un colpo con il palmo della mano, gesto che si riservara alle persone di pari dignità.

Porgere l'altra guancia non è qualcosa di ipotetico, o teorico, o addirittura di superato ma viene presentato nei Vangeli come l'unico reazione possibile a chi offende. Rimanare in piedi (fermi nelle proprie idee) ed obbligare così il proprio interlocutore ad accettarlo come persona valida di rispetto e da ascoltare come un pari. Ma senza esercitare alcuna forma di violenza. La novità di Gesù è quella della non resistenza al male e quindi comporta la messa in discussione della legge del taglione, la quale era intesa come baluardo contro il male. Lo scopo della casistica utlizzata nel Vecchio Testamento era quello di stabilire un certo grado di impegno morale, così ad esempio il perdonare 7 volte (Mt 18) era appunto un limite entro il quale un ebreo era moralmente tenuto a perdonare, oltre il quale era legittimo reagire e resistere. Il radicalismo evangelico, scardina questo modo di pensare, infatti non ha senso stabilire limiti. Il cristiano deve amare in modo illimitato (la sfera soggettiva ed interiore) e deve anche operare a favore del bene.

Ora è valiudo pensare che ciò che vale per l'individuo debba valere anche per la società. Ma spesso è la Chiesa stessa a permettere che questi indirizzi di prassi restino confinati nel campo dell’etica privata, delle relazioni tra individui, mentre per il corpo politico valgono una morale ed un diritto differenti, che se comprendono norme precise per l’inizio di una guerra ed il comportamento durante la guerra (jus ad bellum e jus in bello), sostengono anche con vigore l’inevitabilità della difesa armata (insieme alla violenza interna al corpo politico).

Per cui chiedo a chi si richiama all'idea fondamentale di reciprocità: quale religione stai difendendo? quella dai Vangeli o una versione ridotta e corretta a proprio uso e consumo? la Religione non rischia di essere solo il paravento dietro cui nascondere altro (paure, razzismo, odio, egoismo, interessi economici, ...)?