Kremuzio

Accadono stranezze nella vita di tutti i giorni, specialmente quando uno è soprappensiero. E non a caso ogni tanto mi prendono in pieno lasciandomi a cogitare meditabondo su come so essere terribilmente sbadato.

Ecco cosa mi è accaduto nel weekend. Venerdì notte per la precisione.

Dovete sapere che in bagno, quando è inverno ed i termosifoni collegati all’impianto centralizzato sono in funzione, ogni tanto, dal buco dove si trova la molla dell’avvolgibile, si sprigiona una puzza terrificante. Magari c’è un passaggio segreto utilizzato dai topi e dagli scarafaggi, ma non capisco il nesso tra le fognature ed il meccanismo della finestra. Fosse ancora vivo il progettista del palazzo (pare lo abbiano ucciso chiudendolo in una cantina insieme ad un barile di amontillado che sapeva di tappo) mi farei spiegare l’arcano. Però io sono fatto così, se una cosa non la capisco, ad un certo punto me ne frego e inizio la fase 2, ovvero la soluzione animalesca del problema. Prendo un po’ di carta di giornale, e cerco di chiudere gli interstizi tra i mattoni dai quali potrebbe uscire il miasma. Avevo comprato un bel tubo di schiuma spray per l’isolamento, e tutto eccitato (non avevo mai schiumato spray) mi accingo a riversare l’osceno flusso per turare completamente le fenditure. Seguo le istruzioni che mi fanno avvitare un tubicino sull’ugello. C’è un poggiadita come un grilletto o come una siringa da stantuffare e dopo 20 agitate prima dell’uso, come da legenda, premo. Nulla. Ri-premo: ri-nulla. Porc. S’è bloccato lo sfiato. Forzo e riforzo. Niente ancora. Prendo un cacciavite nel caso la molla si sia incastrata. Si rompe. Comincia ad uscire con un soffio una specie di genio della lampada che prende forma informe come un blob maledetto che vuole prima divorare me, poi il bagno e quindi l’intero universo. Quella robaccia marrone puzza di benzene o di bostik, è appiccicoso ed ingombrante. Punto verso la tazza e la riempio come se fosse una immensa oscena cacca di brontosauro col mal di pancia. Potevo riempirci un’automobile.

E’ uno di quei momenti in cui vorresti ucciderti. Con un briciolo di lucidità prendo un paio di manciate di blob a piene mani e le spalmo nella cavità puzzolente. Il sibilo termina. Corro a prendere una bustona di plastica ed a piene mani raccolgo dal cesso l’informe ammasso gelatinoso-appiccicoso e grondando acqua lo riempio. Altro problema. Le mani sono ricoperte di orrore peggio dei cormorani sporchi di petrolio. Acqua corrente per lavare: come se fosse acqua. Corro a prendere alcool che un po’ diluisce mentre cerco di lavarmici le mani, ma così penetra meglio nelle pieghette digitali. Prendo dello scottex per raschiare via la poltiglia chimica, ma con stupore mi accorgo che, come se fosse un perfido art attack o un maledetto strato di fibra di vetro, fa un tutt’uno con l’epidermide. Poco male, penso che sia meglio staccarla come bostik o vinavil una volta che si sia essiccata.

Aspetto un quarto d’ora. Con le mani completamente bloccate ingessate plastificate mortificate, accendo il pc e cerco su google se qualcuno avesse avuto lo stesso mio problema. Altri due fessi lo avevano avuto. Il consiglio era di usare i guanti, prima, poi di comprare in un negozio di articoli chimici un solvente difficilissimo da leggere e pronunciare, importato da Bophal direttamente a Seveso. C’era il rischio dell’inquinamento ambientale definitivo. Un burlone consigliava di amputare le mani. Altri dicevano che non c’era più niente da fare. Un altro messaggio sotto diceva che, pur ringraziando per i consigli, era riuscito a spellare completamente le mani dopo due giorni ed ora era a posto anche se con le mani che sembravano quelle di Marcantonio Bragadin scuoiato dai turchi . Maledizione. Cerco di strappare con i denti causando dolore epiteliale. Il giorno dopo avrei avuto un convegno ed avrei dovuto stringere le mani a qualche decina di persone. Per farla breve faccio buon viso a cattiva sorte, e pezzetto per pezzetto come fossero pellicine da ustioni o croste pustolose, in una dozzina di ore di veglia, riesco a ripulire sufficientemente gli arti superiori. Alcuni piccoli pezzi rimangono comunque a trasformare le mie mani in carta vetrata. Mi faccio la doccia e ne approfitto per uno scrub. E’ fantastico, da brevettare. Ora i miei talloni sono lisci come un culetto di neonato. Rimango però con il pavimento dell’intera casa completamente ricoperto di pellicine, resti di colla e crosticine secche.

Per fortuna non sono uno che indulge al piacere solitario, altrimenti sai che dolore!?! Ma sarebbe potuta essere anche un’esperienza alla von Masoch indimenticabile…