Kremuzio

Questo è il 200esimo post che faccio sul blog, e ne approfitto, oltre che per autocelebrarmi (?!?), anche per festeggiare la vittoria di ieri notte della compagine calcistica per la quale tifo, la Società Sportiva Lazio. E’ tradizione di famiglia: avevo un bisnonno che faceva il barcarolo sul Tevere, e che nei primi dell’anno 1900 partecipò, anche se a latere, ai primi giorni della società.
Mio nonno, oltre che a giocare a carte e definirsi anarchico, non è che andasse molto allo stadio, dato che durante il ventennio stava spesso e malvolentieri nelle carceri preventive per non rovinare l’immagine della Roma imperiale agli occhi attenti della milizia fascista. Naturalmente quando nel 1927 decisero di fondere tre squadre minori per formare la Roma, la cosa, presa come propaganda del regime fu osteggiata fin dall’inizio come un suo simbolo.
Mio padre invece ne aveva fatto un credo religioso. Lui giocava al calcio nelle giovanili della Lazio, prima, e si vantava di aver rubato la maglietta al mitico Silvio Piola. Poi seguì una carriera da semiprofessionista fino alla serie C con alcune squadre meno importanti, ma era bravo ed ho alcuni suoi ritagli dai giornali sportivi, specie quando litigava con l’arbitro e veniva espulso. Pare che passò alla storia una scazzottata generale una volta che dagli spalti venne offeso con un “Fijo de na…”, ma il malcapitato che aveva lanciato l’accusa non sapeva che lì vicino c’erano due miei zii, energumeni anche loro, che per difendere l’onorabilità della loro madre, e di conseguenza mia nonna, saltarono addosso al malcapitato. Mio padre notato lo scontro dal campo, si gettò nella mischia scavalcando la rete ed unendosi al parapiglia. Gli diedero qualche giornata di squalifica…  
Con lui andavo allo stadio tutte le domeniche che la partita si svolgeva all’Olimpico, e qualche volta in trasferta, con alcuni suoi amici matti. Ci si divertiva specie quando si faceva casino nelle osterie o durante qualche scazzottata. Ricordo benissimo due carabinieri nel 1974 a Bologna, il giorno della vincita del primo scudetto, bloccarlo con fatica (era quasi 1,90 per una quintalata di muscoli), o quella volta che voleva gettare uno dalle gradinate perché lo aveva offeso chiamandolo “romanista”. Era comunque una brava persona, a parte alcuni momenti casual quando veniva “sfruculiato” da qualche oppositore. E’ emblematica quella volta a pranzo con alcuni miei amici tutti d’un pezzo quando si misero a parlare di religione, escatologia e teoretica, e lui se ne uscì con la frase “l’unica mia fede è la Lazio!”… Purtroppo non ha visto la squadra del 2000, il secondo scudetto, la coppa delle coppe. Lui se n’è andato dieci anni prima, ma m’immagino che il suo spirito sia comunque sempre allo stadio, nel suo posto “riservato” di curva.

Comunque, ieri sera c’era la finale della coppa Italia, un traguardo di second’ordine ma pur sempre gradevole per chi lo vince. Solo che non me lo sono goduto appieno, dato che l’ipertensione che mi porto appresso mi fa brutti scherzi. Il momento dei rigori, dopo essermi misurato la pressione, me lo sono ascoltato dal terrazzo, al fresco, cercando di interpretare le grida ed i mugugni del condominio, come feci durante i rigori di Italia-Francia nell’ultimo mondiale. Ma alla fine è andato tutto per il meglio. Vincere ai rigori fa sempre bene, specie quando l’altra squadra della capitale, proprio ai rigori è stata spesso sfortunata…