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Meglio cent'anni da allevatore di pecore...

Post n°565 pubblicato il 29 Dicembre 2010 da kremuzio
 
Foto di kremuzio

Alcune notizie fanno più male delle altre. Tralasciando le grandi tragedie mondiali ed i piccoli gossip di pianerottolo, focalizziamo quegli accadimenti medi che seppur sembrano non troppo importanti in un’ottica globale, sono i segni dell’epoca che cambia. Quando facevo il servizio militare in Sardegna, conobbi un sacco di ragazzi che sembravano a prima vista molto diversi da quello a cui ero abituato. Prima di essere obbligati a perdere un anno di naja, facevano un antico mestiere, quello del pastore. Sembravano tutti simili nelle manie, nei costumi, nelle tradizioni che la sera tiravano fuori per appartarsi in un angolo della caserma. Li vedevo e li studiavo, novello antropologo, per captare quelle strane usanze e posture che manifestavano un mondo lontanissimo dal mio. Ecco che si mettevano le giacche della mimetica sulle spalle, il basco rigirato per sembrare una coppola, inclinato sugli occhi, la schiena incurvata sul tavolo e di fronte a loro un ripiano di carta con pezzi di forme di pecorino, qualche salsiccetta, fogli di pane carta da musica, bottiglie di Cannonau o fiaschi fatti in casa e le pattade, lunghissime, piantate nel ripiano di legno. Anch’io avevo un esemplare di quei bellissimi coltelli, ma in confronto a loro ero un minidotato. Un coltellino raffrontato a spade vere e proprie. E stavano lì fino all’ora della ritirata, a parlare fitti, con esclamazioni sonore, risate umili, o esplosioni di grida a bocche spalancate, dove mancavano manciate di denti. Quei dialetti simili, dalla musicalità simile, dalle esse sibilanti, dagli sbalzi tonali, sembravano musica classica cantata in lingue che a volte sembravano latino ed altre volte aliene. Sfociavano prima o poi in imprecazioni e maledizioni oltre ad incitazioni ed offese verso le sorelle e le madri degli amici con cui scherzavano seriamente. Poi era il momento della morra, veloce, ritmata, gridata, come un rito voodoo sembrava droga che portava spesso a scontri verbali, raramente fisici, e mai violenti. I coltelli rimanevano infissi come tanti alberelli stilizzati: opere moderne anziché antichi pezzi di artigianato. A volte entravo in quella enclave, in quel circolo privato, seppur non capendo quello che dicevano se non opportunamente tradotto, però mangiavo quel fantastico formaggio stagionato che tagliavo con la mia pattadina, lo portavo alla bocca ancora infilato col coltello, con pezzi di pane, con le mani, e bevevo dai gavettoni quel vino forte che non mi piaceva (preferivo quello dei siciliani, ma non lo dicevo). Ho passato mesi a mangiare pecorino, che acquistavo allo spaccio, dove un mio commilitone amico, al bancone, mi faceva enormi sconti (tanto i soldi mica andavano a lui).

Ed oggi leggo sul giornale che i pastori sardi sono sbarcati a Civitavecchia e la polizia ha impedito loro di protestare. Il pecorino “romano” non si esporta più in America, costa troppo, ed i grandi industriali dell’isola preferiscono acquistarlo dalla Spagna, farlo lavorare in Romania piuttosto che garantire il prodotto e rimetterci i soldi. E ci vanno di mezzo gli allevatori.

Dicono che mentre le quote latte degli allevatori del nord sono state condonate, agli isolani stanno richiedendo fino all’ultimo centesimo, costringendoli a fallire offrendo cifre per l’acquisto del latte di pecora che non li fa guadagnare, condannandoli all’estinzione dell’attività. Vorrebbero forse riciclarli al turismo? A vendere souvenir sulla costa Smeralda? Ad inchinarsi davanti ai ricchi sugli yachts? Umiliazioni contro la grande tradizione, senza neanche farli protestare. Avranno pensato che centinaia di lavoratori incazzati forniti di pattade non sono la stessa cosa degli allegri studenti che urlano slogan. Avranno deciso che è meglio bloccare tutto sul nascere, fermare il traghetto, senza dirette da parte dell’informazione pubblica. Che saranno mai centinaia di persone in difficoltà nei giorni della spensieratezza natalizia? Meglio affossare, nascondere, rimandare in alto mare la nave dei veleni, della protesta, degli ammutinati, di chi ti può prendere per il collo perché estenuato dalle ingiustizie. Senza dar loro il diritto di protestare.

Meglio per chi comanda mangiare mozzarella blu cinese. Sarà per questo che il loro cervello non funziona bene.

 
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