Kremuzio

Non erano schiavi, no, anche se i giornali parlavano metaforicamente di uomini non liberi. Extracomunitari venuti in Italia attirati da un miraggio di lavoro, di vita in pace in un paese accogliente e democratico. Invece l’orrore delle notti all’addiaccio, della fame, del razzismo, della violenza subita, e la speranza si è rivelata una beffa. Beffa che poi si trasforma in un incubo, laddove vengono accusati di ribellione, di violenza, di mordere la mano del padrone che premurosamente e generosamente li ricompensava con poco più di un euro l’ora per un lavoro stagionale. Quattordici ore di lavoro al giorno per 20-25 euro complessive.

Fossero stati schiavi si sarebbero trovati meglio. Il padrone li avrebbe sfamati, lasciati allevare i figli, dormire, riposarsi, e solo se avessero voluto fuggire, acquistare la libertà, avrebbe sparato loro alle spalle mentre fuggivano. Se fossero stati più di uno a scappare, ne avrebbe ammazzato solo uno, per intimorire quelli che rimanevano. Per questo girava col fucile da caccia, mica per sparare alle quaglie. Il padrone li avrebbe anche curati, avrebbe fatto in modo di farli rimanere in forze, per lavorare e produrre e farlo guadagnare di più. Questo è lo schiavismo, esattamente il contrario di quello che è accaduto a Rosarno.

Sono semplicemente lavoratori sfruttati, che se fossero andati via sarebbe stato meglio, ne sarebbero arrivati altri, ancora più affamati e per qualche euro di meno avrebbero lavorato lo stesso, e forse anche meglio. Si tratta del mondo del lavoro, che se ne vuoi, ti devi offrire a meno prezzo, un basso prezzo, bassissimo, che non basta per sopravvivere in occidente. Ti vendi all’alba quando contratti con i caporali, che ti caricano sul pulmino e ti portano nei campi a fare il lavoro che gli italiani non vogliono fare. E stai 12-13-14 ore ogni giorno sotto il sole, sotto la pioggia, nei campi a raccogliere pomodori, o come in questi giorni, le arance ed i mandarini. E va tutto bene quando c’è il lavoro. I prezzi della merce al mercato devono rimanere bassissimi altrimenti non si vende. Devi lasciare che siano gli intermediari a caricarci sopra decine di volte il prezzo iniziale. E qualche giorno fa la stagione lavorativa è finita, per il momento, per cui scoppia il bubbone. Ci si accorge che ci sono degli extracomunitari senza più lavoro. Addirittura sopravvivono al freddo e nell’oscurità in una fabbrica abbandonata. Che vergogna! Ora che non c’è da lavorare si sgombrano e si demolisce la fabbrica, tanto per cancellare in tutto la presenza sia dei lavoratori di oggi sia di quelli di una volta. Che fabbrica era? Chi l’ha chiusa e perché? Magari pagava troppe tangenti alla ‘ndrangheta? O produceva qualcosa che non si vendeva? Distruggiamo la fabbrica, cancelliamo il ricordo, cancelliamo l’orrore.

Ma tornerà la prossima stagione, che la vergogna delle leggi che consentono lo sfruttamento dei lavoratori, specie se stranieri, rimarrà inalterata se non aggravata da nuove sanzioni, ma non verso chi chiude gli occhi per non vedere, verso i caporali, i capi, i padroni, lo stato che non controlla. Ovvio che non controlla. Se vogliamo le arance (a Roma) a 99 centesimi il chilo dobbiamo accettare che si sfrutti la manovalanza. Già oggi gira la notizia di rincari della frutta. Guarda caso. Chiudiamo gli occhi e turiamoci il naso sulla vergogna italiana sempre più razzista. Ma ce la siamo voluta. E non parlate più di schiavi, ma solo di lavoratori.