Creato da grazyanna il 15/11/2010

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Il manierismo. Rosso Fiorentino e Pasolini.

Post n°56 pubblicato il 30 Settembre 2011 da grazyanna
 

 

 Il Manierismo è un periodo molto particolare, dimenticato e sottovalutato per secoli. Nel Novecento, quando si comincia ad analizzare il linguaggio dell’ arte nelle sue strutture linguistiche in chiave espressivo - estetica  e comunicativa, viene rivalutato per  alcune sue peculiarità che riguardano proprio la sperimentazione del linguaggio artistico. Rosso Fiorentino e Pontormo   prendono spunto dal linguaggio classico michelangiolesco, per poi rielaborarlo e sperimentarlo in chiave espressiva in un periodo particolare di crisi di valori. Inquietudine, instabilità e una visione grottesca e surreale di determinati aspetti della Bibbia e della vita, diventano parte integrante del messaggio  espressivo delle loro opere.

                                    

Rosso Fiorentino crea un’op era singolare per un periodo in cui  il linguaggio pittorico era indirizzato verso l’armonia , l’equilibrio e un’ iconografia rigida che esaltava gli  eventi biblici in chiave  idealizzata e divina.

                                           

 Da una complessiva “lettura” della  Deposizione di Cristo di Rosso Fiorentino troviamo:

-        l’instabilità della composizione:  l’ asimmetrica e convulsa disposizione dei personaggi, collegati fra loro da linee circolari e spezzate, crea  movimento, teatralità e concitazione.

 

-      La rappresentazione di un evento sacro in chiave realistica quasi “popolana”con elementi grotteschi e tragicomici.

 

-       Linee spezzate e volumi spigolosi che sottolineano espressione e drammaticità.

 

-        I colori cangianti che sottolineano l’espressione del quadro, ma diventano essi stessi strutture linguistiche con chiara valenza estetico- espressiva  autonoma.

 

 

 

 

 

 

Vi lascio questo video dove c’è  una lettura molto attenta  dell’opera.

 

                                          

 

Il cinema più volte ha preso spunto dalla storia dell’arte per creare immagini, per raccontare la biografia di grandi artisti o per esprimere un ‘idea o uno “spirito” di idee insito  in certe opere. È il caso di Pier Paolo Pasolini  nel film La Ricotta, dove si riproduce la scena della Deposizione di Cristo  di Rosso Fiorentino,  cogliendone proprio lo spirito “popolano” , grottesco  e teatrale  dell’opera.

 

 

                      

   

Il film è stato fortemente criticato, osteggiato e accusato di vilipendio della religione. Pasolini  dovette infatti   difendersi in tribunale. La Ricotta fece poi  parte del film RoGoPaG, il cui titolo comprende le iniziali dei registi Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti, ognuno autore di un episodio cinematografico.

La ricotta è ambientato in un set cinematografico  il cui regista è  Orson Welles. Il regista-attore  deve girare la storia della “Passione”, servendosi di gente del popolo.  Memorabile è il dialogo  fra il Orson Welles e un giornalista sull’uomo medio e sull’ignoranza “spirituale” di quest’ultimo: il disgusto, la critica verso chi è ormai soggiogato da una non-cultura di massa che porta a essere “morti in vita”.

Il film provocò scandalo e una  critica feroce essenzialmente perché  la passione di cristo è rappresentata  da uomini che non si rendono conto della sacralità dei ruoli che stanno interpretando e dei valori che essi esprimono, perché  sopraffatti dalla superficialità e dall’ignoranza. Inoltre, il protagonista, il ladrone, come Gesù Cristo 2000 anni, morirà nel film tra l'indifferenza e l'ignoranza di tutti.

 

 

 

 
 
 
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