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L’Isomorfismo organizzativo. Conferme e confutazioni. ex omissis 13

Post n°194 pubblicato il 08 Febbraio 2011 da ITALIANOinATTESA
 

ex omissis 13

L’Isomorfismo organizzativo. Conferme e confutazioni.
Di Maria Grazia Guglielmi

Il concetto di isomorfismo organizzativo è stato introdotto da Meyer e Rowan nel 1977 nell’ambito della teoria neoistituzionalista. Tale concetto indica i processi attraverso i quali organizzazioni dello stesso tipo (università, ospedali,…) tendono ad assomigliare sempre più tra loro adottando strutture, strategie e processi simili. Meyer e Rowan osservano che in generale le organizzazioni operano in un contesto altamente istituzionalizzato, che stabilisce normative e criteri di razionalità ai quali le organizzazioni devono adeguarsi per potere essere giudicate efficienti. Il problema è studiare le pressioni che le istituzioni esercitano sulle organizzazioni affinché si adeguino ai criteri di razionalità prevalenti, cioè vedere come si sviluppano i processi di isomorfismo. I processi di isomorfismo sono dovuti alla creazione dei così detti miti razionalizzati, vale a dire regole che non si basano su prove empiriche ottenute con metodo scientifico ma che sono legittimate dalla convinzione di essere efficaci. Le organizzazioni tendono a conformarsi a questi criteri.
Lo studio dei processi di isomorfismo è stato approfondito da Powell e DiMaggio. I due autori introducono il concetto di campo organizzativo, cioè un insieme di diversi tipi di organizzazioni e soggetti che producono influenze reciproche sul campo. Tutti gli elementi appartenenti al campo organizzativo sono allo stesso tempo oggetto e soggetto delle pressioni che si producono sul campo e l’isomorfismo è il risultato di queste pressioni reciproche. Powell e DiMaggio osservano che nei primi anni di un campo organizzativo le organizzazioni all’interno del campo possono essere molto diverse tra loro. Con il passare del tempo, come risposta alle pressioni istituzionali, le organizzazioni tendono ad assomigliare sempre di più. I campi organizzativi possono essere individuati solo attraverso lo studio dei processi che li fanno diventare socialmente definiti. Oltre a un aumento delle interazioni tra le organizzazioni appartenenti al campo, tali processi includono lo sviluppo di strutture chiaramente definite di dominio e coalizione, un aumento delle informazioni relative al campo, un aumento della consapevolezza reciproca degli elementi del campo.
Per descrivere i processi di omogeneizzazione Powell e DiMaggio identificano due tipi di isomorfismo, competitivo e istituzionale. Nel caso dell’isomorfismo competitivo le pressioni verso l’omogeneizzazione sono dovute alla competizione tra le organizzazioni sul mercato, come descritto dall’ecologia della popolazione. Invece l’isomorfismo istituzionale, che è l’oggetto dello studio di Powell e DiMaggio, implica la competizione tra le organizzazioni per ottenere legittimazione istituzionale e guadagnare posizioni di mercato.
I processi di isomorfismo possono essere distinti in base alle modalità e alla rapidità con cui si sviluppano. In base alle modalità si possono distinguere tre tipi di isomorfismo:
•    isomorfismo coercitivo, quando l’organizzazione è sottoposta a pressioni esterne che la obbligano a conformarsi (vincoli di legge, clausole contrattuali con imprese più potenti,…);
•    isomorfismo mimetico, quando l’organizzazione inizia spontaneamente dei processi di imitazione di altre organizzazioni nel suo stesso settore per fronteggiare situazioni di incertezza;
•    isomorfismo normativo, quando la scelta di conformarsi a un modello dipende dalla consapevolezza della superiorità del modello stesso.
Per quanto riguarda la rapidità dei processi di isomorfismo, Powell e DiMaggio osservano che un processo di isomorfismo è tanto più rapido quanto più un’organizzazione dipende da risorse esterne e quanto maggiori sono l’incertezza e l’ambiguità dei suoi obiettivi.
I processi di isomorfismo normalmente non avvengono in modo indolore ma avvengono in maniera conflittuale.

L’obiettivo del percorso che ho seguito è stabilire se i cambiamenti osservati nel tempo nell’ambito di organizzazioni dello stesso tipo sono riconducibili ai processi di isomorfismo descritti dai neoistituzionalisti ed eventualmente vedere di quale tipo di isomorfismo si tratta (coercitivo, mimetico, normativo), tenendo conto del fatto che in molti casi è difficile distinguere un isomorfismo dall’altro e che in un processo di isomorfismo possono comparire contemporaneamente elementi coercitivi, mimetici e normativi.
A questo proposito ho preso in considerazione alcuni articoli che fanno riferimento a ricerche effettuate su diversi tipi di organizzazioni per valutare la presenza di processi di isomorfismo. La maggior parte di questi articoli sembra confermare l’esistenza di tali processi.
L’articolo di Deephouse (1996) esamina i rapporti tra l’isomorfismo e una delle sue principali conseguenze, cioè la legittimazione dell’organizzazione, vale a dire il fatto che l’organizzazione è accettata dall’ambiente in cui opera. L’autore fa riferimento all’isomorfismo strategico, cioè il processo attraverso il quale la strategia di un’organizzazione tende ad assomigliare alle strategie di altre organizzazioni che operano nello stesso settore. La legittimazione di un’organizzazione è conferita da diversi attori sociali, in particolare gli enti governativi che esercitano un’autorità sull’organizzazione e l’opinione pubblica. L’organizzazione ottiene legittimazione quando i suoi valori e i suoi comportamenti sono coerenti con i valori e le aspettative degli attori sociali. La ricerca, svolta dall’autore su una popolazione di banche commerciali dal 1985 al 1992, conferma l’esistenza di una relazione positiva tra isomorfismo strategico e legittimazione. 
I risultati concordano con la teoria di Meyer e Rowan (1977) e di Powell e DiMaggio (1983), i quali affermano che l’isomorfismo organizzativo accresce la legittimazione delle organizzazioni. Le organizzazioni che si conformano alle strategie prevalenti risultano avere una maggiore legittimazione rispetto a quelle il cui comportamento tende a deviare da quello prevalente. 
Meyer e Rowan suggeriscono che per ottenere legittimazione le organizzazioni sono portate a costruire resoconti sulle loro attività che corrispondono a quello che ci si aspetta che un’organizzazione faccia (Mizruchi 1999). Questi resoconti non sempre hanno una corrispondenza con quello che le organizzazioni fanno realmente, ma sono utilizzati per tranquillizzare un pubblico potenzialmente influente.
Powell e DiMaggio hanno ulteriormente sviluppato questo tema. Osservando la forte somiglianza tra le organizzazioni nelle società contemporanee industrializzate, i due autori si chiedono perché le organizzazioni sono così simili e coerentemente con Meyer e Rowan affermano che questa somiglianza non dipende dalla competizione o da una effettiva richiesta di efficienza, ma dipende piuttosto dalla necessità per un’organizzazione di ottenere legittimazione nell’ambiente in cui opera. Questo è in parte dovuto al fatto che le organizzazioni dipendono dalle risorse dell’ambiente, come suggerito da Pfeffer e Salancik (1978).
Il rapporto tra isomorfismo e legittimazione è analizzato anche in altri articoli. Nell’articolo di Liao risulta che gli investimenti in information technology (IT) possono essere interpretati come la risposta delle organizzazioni alle pressioni istituzionali, per mantenere la propria legittimazione e ridurre l’incertezza.
L’articolo di Chess (2001) fa riferimento all’evoluzione, nelle industrie chimiche, della risk communication, che consiste in una serie di strategie di comunicazione. La risk communication può essere vista come un adattamento organizzativo delle industrie chimiche alle pressioni provenienti dall’ambiente esterno. Anche in questo caso si tratta di un mezzo per aumentare la legittimazione e per ridurre l’incertezza.
Molto spesso, quindi, i processi di isomorfismo sono legati al problema della legittimazione e avvengono in situazioni di incertezza per cui le organizzazioni sono portate a imitare i comportamenti adottati dalla maggior parte delle altre organizzazioni che operano nello stesso settore.
Un’altra applicazione (Street, Quadagno, McDonald, Parham 2002) è quella relativa alle differenze tra case di cura non-profit e for-profit in Florida. Gli autori mettono a confronto due possibili modelli di comportamento. Nel primo modello le case di cura for-profit minimizzano i costi e massimizzano i profitti, mentre quelle non-profit seguono altri criteri organizzativi. Nel secondo modello il verificarsi di processi di isomorfismo porterebbe le case di cura non-profit e for-profit a comportarsi in modo simile quando operano in ambienti simili. Dallo studio risulta confermata la seconda ipotesi, cioè i comportamenti dei due tipi di case di cura non presentano differenze significative.
Anche le forme di controllo adottate dalle organizzazioni sembrano essere legate a processi di isomorfismo (Perez Vilarino, Schoenherr 1987). Si possono distinguere tre tipi di controllo: diretto, riservato, completamente riservato. Il tipo di controllo adottato è alla base della valutazione del grado di isomorfismo organizzativo. Modelli di economia politica mostrano che le organizzazioni tendono a evolvere verso forme di controllo sempre più riservato e più effettivo, che si riassumono in progetti flessibili e anarchie organizzate.
Un altro caso di isomorfismo è quello analizzato nell’articolo di Regev (1997), che esamina le tendenze nella produzione di video musicali in Israele. Dall’analisi risulta che le caratteristiche dei video tendono a seguire la cultura globale dominante. Ma questo processo di globalizzazione non è dovuto soltanto a una forza coercitiva proveniente dall’esterno, ma anche alla presenza di diversi attori locali che seguono la cultura dominante perché la ritengono moderna e innovativa. La produzione di video in Israele mostra da un lato la necessità di seguire i trend dominanti e dall’altro il tentativo di creare video che sono versioni “locali” di questi trend. Quindi in questo caso il processo di globalizzazione non è soltanto omogeneizzazione ma comporta anche l’emergere di varianti locali di forme culturali globali.
Altri casi mostrano che in determinati settori le organizzazioni presentano comportamenti abbastanza simili a livello mondiale, mentre si osservano comportamenti divergenti tra le organizzazioni di un dato paese. L’articolo di Ghoshal (1988) presenta i risultati sul modo con cui 6 imprese coreane analizzano l’ambiente. Il loro comportamento è confrontato con quello di alcune imprese degli USA. Dal confronto emerge che mentre i comportamenti delle imprese USA e delle imprese coreane sono in media abbastanza simili, all’interno dei due paesi le differenze riscontrate sono piuttosto significative. I comportamenti delle imprese USA sono diversi tra loro, invece le imprese coreane hanno comportamenti più uniformi. Questa uniformità è attribuita a processi di isomorfismo mimetico e normativo ed è una dimostrazione di come le influenze reciproche hanno effetti sul comportamento delle imprese.
Un caso analogo al precedente è quello analizzato nell’articolo di Covarrubias (2002). L’articolo analizza in che modo le imprese multinazionali globali diffondono a livello internazionale le loro strategie di gestione delle risorse umane. Tali strategie sono alla base della trasformazione a livello mondiale delle pratiche di impiego del personale. Lo studio evidenzia una forte tendenza alla convergenza verso queste strategie. Questo risultato presenta tre aspetti. Il primo è la diffusione di caratteristiche internazionali nelle pratiche organizzative e di gestione delle risorse umane; il secondo aspetto è la variazione delle forme specifiche che queste pratiche assumono nei diversi paesi come risultato della risposta del mercato del lavoro a livello locale; il terzo aspetto è la convergenza a livello mondiale associata alla divergenza a livello nazionale. Le multinazionali diffondono le loro strategie attraverso processi di isomorfismo coercitivo/competitivo, mimetico, normativo/culturale.
Tra gli altri articoli che descrivono processi di isomorfismo, quello di MacDonnell (1984) descrive i processi osservabili nell’ambito dell’istruzione superiore in Canada e negli USA, mentre l’articolo di Amodeo (2001) analizza come il contesto istituzionale e la competizione condizionano le strategie delle cooperative agricole dell’America Latina generando processi di isomorfismo.
Dagli articoli che ho esaminato l’isomorfismo sembra quindi rappresentare una tendenza generale delle organizzazioni in diversi settori. Tuttavia alcuni articoli mostrano risultati che invece sembrano contrastare con la teoria dell’isomorfismo. Il primo di questi articoli (Greve, Taylor 2000) utilizza dati relativi ai format radiofonici per studiare il comportamento delle radio di fronte alla comparsa di un’innovazione (un format è un insieme di brani musicali e di altro materiale di programmazione). La comparsa di un’innovazione in un dato settore è una causa di perturbazione del settore stesso. Infatti le organizzazioni sono abituate a gestire pratiche e routine prestabilite, e quando compare un’innovazione trovano difficoltà nell’incorporare il cambiamento nella continuità delle loro attività. Questo è dovuto al fatto che le pratiche già conosciute presentano poca incertezza sia per quanto riguarda la loro esecuzione sia per quanto riguarda i loro esiti futuri, quindi le organizzazioni trovano più facile occuparsi delle attività che conoscono bene. Quando un’impresa del settore produce un’innovazione, le altre imprese possono seguire due possibili comportamenti. Il primo, maggiormente studiato, è il comportamento di tipo mimetico, che consiste nell’imitazione dell’innovazione nella convinzione che questo possa portare benefici. Il secondo comportamento possibile è un comportamento non imitativo. In questo caso l’organizzazione cerca di fare cambiamenti che vanno in una direzione diversa rispetto a quella seguita dall’organizzazione che ha prodotto l’innovazione. Greve e Taylor studiano quest’ultimo caso con riferimento alle stazioni radio. Ciascuna delle 4 radio analizzate ha un proprio format. Uno di questi format riscuote un successo maggiore rispetto agli altri. A questo punto ci si aspetterebbe che le altre radio modifichino il proprio format per adeguarlo a quello che ha un maggiore successo, invece dallo studio effettuato risulta che per fronteggiare la concorrenza le altre tre radio fanno cambiamenti dei propri format seguendo strategie diverse. Questo risultato sembra quindi essere in contrasto con la teoria dell’isomorfismo, secondo la quale in una situazione di incertezza le organizzazioni sviluppano processi di isomorfismo mimetico.
Un articolo che per certi versi è analogo al precedente è l’articolo di Duyster e Hagedoorn (2001), che si occupano di isomorfismo e diversità nell’industria internazionale dei computer. Gli autori fanno riferimento alla linea di pensiero secondo la quale il grado di isomorfismo tra le organizzazioni è dovuto a due forze fondamentali, cioè l’adattamento e la selezione. Quando l’ambiente cambia, le imprese per poter sopravvivere devono adattarsi; tuttavia non tutte le imprese riescono ad adattarsi, quindi si verifica un processo di selezione per cui solo quelle che si adattano riescono a sopravvivere. Il processo di selezione comporta un aumento dell’omogeneità tra le imprese. L’adattamento e la selezione sono legate al grado di competitività in un dato campo organizzativo. Quanto maggiore è il grado di competitività, tanto maggiore è l’importanza dei processi di adattamento e di selezione. Infatti quando il grado di competitività è elevato le imprese meno adatte tendono a entrare in crisi più facilmente e ad essere escluse dal mercato. Quindi il grado di isomorfismo è positivamente correlato con il grado di competitività del mercato. Inoltre il grado di isomorfismo dipende dall’omogeneità dell’ambiente in cui le imprese operano. Gli autori fanno anche riferimento alla teoria dell’imprinting, secondo la quale le condizioni sociali, culturali, tecnologiche e competitive sotto le quali un’impresa viene creata hanno un effetto continuato sulla sua strategia e sulla sua struttura (Hannan e Freeman 1984). I mercati globali sono un esempio di ambienti omogenei dove le organizzazioni operano in condizioni simili. Per questo ci si aspetta che eventuali processi di isomorfismo si verifichino in questi mercati. Comunque le organizzazioni spesso soffrono di inerzia, per cui trovano difficile perdere le proprie caratteristiche originarie a favore delle caratteristiche del mercato globale. Questo è dovuto all’imprinting, cioè al fatto che le organizzazioni sono influenzate dal loro background originario. Quindi nonostante la loro attività internazionale, molte imprese possono essere distinte sulla base delle loro caratteristiche regionali. Gli autori fanno riferimento all’industria dei computer (un’industria globale con una forte competitività) e analizzano diverse imprese in Europa, Asia e USA nel periodo 1986-1993. Si vuole verificare se le imprese tendono a mantenere le loro caratteristiche regionali e se i processi di isomorfismo in atto tra le imprese tendono a diventare sempre più forti. I risultati indicano che, nonostante la convergenza di alcune caratteristiche, i processi di isomorfismo non sono così forti come ci si attenderebbe in un settore globalizzato come quello dei computer. La dipendenza delle imprese dal background relativo al loro paese non è diminuita in modo significativo nel corso del tempo, anzi per alcune variabili considerate si è verificato un aumento della divergenza tra le imprese di paesi diversi.





Bibliografia

Amodeo, N.P. (2001), Be more Cooperative to Become More Competitive, in “Journal of Rural Cooperation”, 2001, 29, 2, 115-124

Bonazzi, G. ,Come studiare le organizzazioni, Il Mulino 2002

Chess, C. (2001), Organizational Theory and the Stages of Risk Communication

Covarrubias V, A. (2002), Diverging Convergence in the Transformation of Employment Relations Systems in the Auto Industry: A Cross-National Comparative Study of Two Ford Plants, in “Dissertation Abstracts International, A: The Humanities and Social Sciences”, 2002, 62, 12, giugno, 4351-A

Deephouse, D.L. (1996), Does isomorphism legitimate?, in “Academy of Management Journal”, 39 issue 4, p1024, 16p, 3 charts

Duyster, G. e Hagedoorn, J. (2001), Do Company Strategies and Structures Converge in Global Markets? Evidence from the Computer Industry, in “Journal of International Business Studies”, 2001 2nd quarter, vol. 32 issue 2, p347, 10p

Liao, J. Information technology investment: The effect of institutional isomorphism

Ghoshal, S. (1988), Environmental scanning in Korean firms: organizational isomorphism in action, in “Journal of International Business Studies”, spring 88, vol.19, 1, p69, 18p
 
Greve, H.R. e Taylor, A. (2000), Innovations as Catalysts for Organizational Change: Shifts in Organizational Cognition and Search, in “Administrative Science Quarterly”, marzo 2000, vol. 45 issue1, p54, 27p 

Hannan, M.T. e Freeman, J. (1977), The population ecology of organizations, in “American Journal of Sociology”, 82, 929-964

Hannan, M.T. e Freeman, J. (1984), Structural inertia and organizational change, in “American Sociological Review”, 49, 149-164
 
MacDonnell, A.J., (1984), Analysis of Isomorphism and Higher Educational Systems, in “International Sociological Association/Sociology of Education Research Section (ISASERS)”, 1984

Meyer, J. e Rowan, B. (1977), Institutional organizations: Formal structures as myth and ceremony, in “American Journal of Sociology”, 83: 340-363

Mizruchi, M.S., (1999), The Social Construction of Organizational Knowledge: A Study of the Uses of Coercive, Mimetic, and Normative Isomorphism, in “Administrative Science Quarterly”, dicembre 1999

Paradis, L.F. e Cummings, S.B. (1986), The Evolution of Hospice in America toward Organizational Homogeneity, in “Journal of Health and Social Behavior”, 1986, 27, 4, dicembre, 370-386

Perez Vilarino, J. e Schoenherr, R.A., (1987), Rationality and Control in Complex Organizations (titolo originale: Racionalidad y control en las organizaciones complejas), in “Revista Espanola de Investigaciones Sociologicas”, 1987, 39, luglio-settembre, 119-139

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Powell, W. e DiMaggio, P. (1983), The iron cage revisited: Institutional isomorphism and collective rationality, in “American Sociological Review”, 48, aprile :147-160

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