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Il Lazzaro

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Post n°1847 pubblicato il 18 Giugno 2015 da angang1978

Sia mio padre che mia madre, che Iddio li abbia in
pace, non ci lasciavano mancare nulla.
Bello era al mattino quando mio padre apriva l'ovil
e e le capre uscivano all'aperto,
saltellando per nutriti pascoli, mentre noi bambini
scorazzando uniti, andavamo a gara in
cerca di fiori per portare alla mamma.
E mia madre quanta bontà nei suoi sguardi pieni di
affetto, quanto amore nelle sue cure,
quanta assidua volontà di lavoro! Si alzava all'alba, preparava la bisaccia del marito,
rassettava la casa, curava i figli e poscia con faticosa lena si dava al lavoro, sicura di
guadagnare i suoi 40 centesimi prima del tramonto.
Quanta pazienza deve avere una madre nell'allevare
i suoi figli! Il bimbo piange, strilla a
più non posso e la mamma fa tutti i tentativi per tranquillizzarlo e spesso non vi riesce; gli
dà la poppa, no; gli dà del pane, lo butta; gli dà
il balocco, lo rompe; lo pone a sedere per
terra, si rotola nel fango; lo corica nella culla,
si butta giù, e la mamma pazienza, lo bacia,
lo vince coll'amore. Eppure ho inteso da certi uomini dire: «Eh sono femmine e basta!»
quale disprezzo massimo per le donne. Taci fellone:
la femmina è la madre dell'uomo, la
femmina è la moglie dell'uomo, senza di essa non vi
è vita. La femmina è la figlia
dell'uomo senza di essa non vi è padre contento; e
finalmente la femmina è sorella
dell'uomo e senza di essa non vi è fratello content
o, né famiglia contenta.
Pensa a quanto scrisse Guerrazzi: «rispettare la donna poichè sua madre fu tale» e se
questo rispetto non senti profondamente in te, impugna l'aratro e zappa la terra, tu non
meriti sorte migliore.
Io sentivo per mia madre un'affezione così potente
e così forte, che nei momenti di
maggior orgasmo la sua memoria era sprone all'ardir
e ed all'audacia ed essa mi appariva
col suo sguardo fiero e mi fissava vivamente in vis
o, come per dirmi: «colpisci, vendicami,
altri non ebbero pietà di me, di tuo padre, di tua
sorella!».(continua)

 
 
 
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