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Una persona una volta mi ha detto: "Gio a me piace donare un sorriso alle persone, il sorriso è contagioso, tu pensa se tutti noi sorridessimo, pensa a come sarebbe il mondo se tutti noi avessimo dipinto sul volto un sorriso".... Beh, con mio grande stupore ho provato sulla mia pelle una sensazione meravigliosa legata appunto ad un semplicissimo sorriso. Questa persona aveva ed ha ragione! Un giorno, passeggiando come al solito lungo una pista ciclabile, ricevo un messaggio che mi ha donato un sorriso immenso. Questo sorriso è rimasto sul mio volto per lungo tempo e mentre passeggiavo, le persone che mi guardavano hanno a loro volta sorriso... Il sorriso è contagioso, è vero e dona serenità alle persone che lo ricevono e che a loro volta lo donano. Non abbiate paura di sorridere, di donare il vostro sorriso agli altri. Provate, poi ditemi come vi siete sentiti.

 

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« UN SORRISOIn attesa del sereno. »

Destinazione Pozzilli (IS)

Post n°162 pubblicato il 31 Maggio 2010 da giostella2
 

27 Maggio 2010


Un nuovo piccolissimo viaggio…
Un viaggio da affrontare per via di una visita medica in un centro specializzato di una cittadina di nome Pozzilli in provincia di Isernia.
L’appuntamento è alle 17.00 quindi l’ora della partenza è prevista per le 14.00.
Sono una ritardataria, la puntualità non è affatto un mio pregio, quindi oggi dal lavoro sono uscita alle 13.00, e così non ho neanche recuperato il mio solito ritardo della mattina.
Non ho avuto il tempo di far nulla, un piatto di pasta già pronto sul tavolo ed ancora tiepido mangiato di gran fretta. Un velocissimo cambio d’abito e come sempre un leggero velo di trucco per rendere più carino il mio volto (sorrido).
Cinque minuti di ritardo, solo cinque e tutto sommato accettabili. In auto dunque alle 14.05, si parte, verso un paese sconosciuto e mai sentito nominare prima d’oggi.
Le mie condizioni fisiche non sono ottime e so che sarà un viaggio pesante, ma non ho scelta e quindi con coraggio l’affronto.
E’ una bellissima giornata, il sole splende alto e basta questo a mettermi di buon umore. Il caldo intenso delle prime ore pomeridiane non mi preoccupa affatto, l’auto è dotata di aria condizionata ed in borsa una bottiglia d’acqua fresca non manca mai.
Il viaggio ha inizio!
Una voce da quel momento in poi ci farà compagnia per tutto il tragitto. E’ quella vocina “simpatica” e registrata del navigatore satellitare. Uno strumento moderno che oggi sembra essere indispensabile ma che io odio profondamente perché toglie completamente la gioia ed il fascino dell’avventura.
Una voce che ha sempre lo stesso timbro, sempre lo stesso tono, sempre la stessa noiosa cadenza e che questa volta proviene non da quello schermo che viene sistemato tramite una ventosa proprio al centro del lunotto anteriore, dove persino la visuale viene stravolta, bensì da un cellulare … un cellulare di ultima generazione! “Accidenti alla tecnologia!” A volte mi viene da pensare.
Neanche il tempo di distogliere il mio sguardo cagnesco da quel cellulare appena sistemato sul cruscotto che subito quella dolce vocina dice per ben tre volte: “Tra cinquecento metri, svoltare a destra”. E appena dopo: “Appena avanti svoltare a destra” … “Cominciamo bene” Penso fra me e me. “Ma sta scema come diavolo le misura le distanze?” e poi ad alta voce: “Ma non aveva detto tra cinquecento metri? Non ancora neanche partiamo che già vi vuole morti?” … già, perché se avessimo svoltato “appena avanti” nel burrone saremmo finiti!!!!
Mah, vabbè! Lascio perdere. Non mi va proprio di incavolarmi come puntualmente mi accade ogni volta che siamo “costretti” ad utilizzare il navigatore. Oggi proprio non mi va di incavolarmi con questa voce antipatica che confonde a volte pure la destra con la sinistra!!! Così accendo la radio.
Della buona musica sarà sicuramente la compagnia ideale. Non posso però alzare il volume come normalmente faccio quando ascolto la musica in auto. Come ho già detto, le mie condizioni fisiche non sono ottime e tra le varie cose, ho anche un leggero mal di testa che con il volume alto della radio potrebbe trasformarsi in vera e propria emicrania!
Sono un po’ stanca, dovrei cercare di riposare, dovrei chiudere gli occhi e dormire un po’. Ma non ci riesco, sono troppo curiosa … sapere che sto andando in un posto nuovo, sconosciuto, mi impedisce di riposare perché sono attratta da ogni cosa che scorre aldilà del vetro dell’auto.
In radio ora una canzone che adoro e mentre il mio sguardo divora tutto ciò che scorre, mi sorprendo a cantarla. Buon segno! … Significa che, nonostante i miei malesseri fisici, sono SERENA.
Una serie di gallerie però interrompe quella canzone adorata. Non c’è campo dentro queste perché sono troppo lunghe e l’unica cosa che riesco a sentire ora è il fruscio della radio stessa. Mi sembra quasi che sia viva e che stia disperatamente tentando di riprendere il segnale per continuare a vivere …
“Che pensieri sciocchi che mi vengono! Sciocchi proprio come te, piccola Gio”. Poi sorrido.
Bisognerebbe spegnerla, la radio. Il fruscio non cessa e comincia quasi ad essere fastidioso. Ma ho trovato la posizione che mi fa stare comoda (perché io in auto assumo le posizioni più strambe e se fossi una contorsionista, avrei anche le gambe intorno al collo) e spegnere la radio mi costringerebbe a chinarmi in avanti e perdere dunque quella posizione tanto cercata e finalmente trovata che, son sicura, non riuscirei più a ritrovare …
Così il fruscio continua!
Il mio compagno di viaggio sembra aver intuito i miei pensieri, mi guarda e non dice nulla. Sa perfettamente che quando sono in auto io amo il silenzio … dal suo sguardo però, anch’io intuisco ciò che sta pensando, e non è un bel pensiero!
Ci pensa dunque lui alla radio ed inserisce un CD. A cantare ora, a farci compagnia senza fruscii di alcun genere, è un gruppo irlandese: THE CORRS. Straordinaria musica, la loro, ed anche questo è un gruppo che mi piace ascoltare, soprattutto poi quando suonano quella musica che tanto amo e che mi trasmette delle sensazioni indescrivibili.
Le gallerie sembrano senza fine, gli occhi si sono ormai abituati a quella luce artificiale che stenta anche ad illuminare l’interno della galleria stessa. Quella luce artificiale e soffusa che proviene da lampade dell’anteguerra. Fisso quelle lampade quasi attratta da quei cimeli, ma, quell’andirivieni della luce stessa mi ipnotizza.
Sono talmente stordita che neanche sento più la musica.
E’ la luce accecante del giorno che mi sveglia da quella sorta d’ipnosi. Le gallerie sono terminate ed i miei occhi iniziano a lacrimare, fanno fatica a riabituarsi alla luce.
E quando finalmente riesco ad aprirli completamente, un meraviglioso spettacolo, d’improvviso, davanti a me: prati verdi immensi, tanto verde intorno. Alberi fioriti che celano la strada che stiamo percorrendo. Una strada asfaltata che nulla c’entra in quel luogo così stupendo. In lontananza poi, montagne e colline fanno da cornice all’intero paesaggio.


Nel medesimo istante in cui quello spettacolo si manifesta ai miei occhi, dal CD, la musica che io adoro immensamente è del tutto intonata al paesaggio.


Ecco, si è creata una MAGIA!
L’ultima galleria attraversata sembra essere stata il passaggio da un mondo moderno, contaminato dall’uomo, ad un mondo passato incontaminato … insomma da un’epoca attuale ad una invece d’altri tempi. Quella galleria, son sicura, sia stata una macchina del tempo, proprio come l’albero nella favola di “Alice nel paese delle meraviglie”.
Il paesaggio che si presta ai miei occhi è del tutto simile alle bellissime terre d’Irlanda. La musica del CD lo rende ancor più simile!
Il viaggio prosegue. Io sono completamente incantata. Non riesco a distogliere lo sguardo da quello spettacolo mai visto prima.
Un venticello accarezza i fili d’erba e quel leggero ondeggiare porta la mia mente al movimento lento e calmo del mare che mi culla quando io, stanca, mi abbandono completamente ad esso.    Vorrei fermare l’auto. Vorrei potermi togliere i sandali. Vorrei camminare su quei prati e sentire così le carezze dell’erba sui piedi nudi … sentire l’ondeggiare dell’erba accarezzare le mie caviglie.
Sono assorta, completamente assorta nei miei pensieri. Mi sembra di vivere in un sogno. Mi sembra proprio d’essere stata catapultata in un’altra “dimensione”. La mia debolezza fisica sembra essere svanita. Non ho più neanche quel leggero mal di testa che mi aveva accompagnata fino all’ultima galleria.
Tutto è straordinario, semplicemente straordinario!
Mi sento felice, mi sento serena come da tanto non ero. Mi sento quasi … come dire … leggera.
Non so se sia giusto utilizzare questo termine, ma la sensazione che provo dentro me, nel corpo, nella mente e nello spirito è simile alla leggerezza.
A riportarmi momentaneamente alla realtà è un cartellone pubblicitario che mi fa capire che siamo entrati nella provincia di Isernia. Siamo dunque usciti dalla nostra regione, l’Abruzzo, e siamo ora nel Molise.
Lo spettacolo davanti ai miei occhi è sempre lo stesso, ma la visuale è ancora più ampia. L’unica stonatura è proprio quella strada asfaltata che stiamo percorrendo.
Ed i miei pensieri nuovamente si perdono. Di nuovo vagano verso l’infinito!
Poco dopo, però, tutta quella meraviglia svanisce. A poco a poco comincio a notare gruppi di case e capisco che la nostra meta si sta avvicinando.
Entriamo in un centro abitato. Tra le case non vi è alcuno spazio, tanto che non riesco a capire dove sia la fine di una e l’inizio dell’altra .
Un piccolo centro abitato, per la verità, ma quelle case così attaccate tra loro mi fan pensare a tanta vita all’interno di esso. Un centro abitato anche un po’ insolito perché diviso a metà dalla strada trafficata che la nostra auto sta percorrendo.
Tutto quel verde che mi aveva lasciata senza fiato, ha ceduto il posto di nuovo al mondo moderno. Un mondo però diverso da quello a cui sono abituata, perché lì sembra regnare la calma. La gente è seduta sulle panchine in piazza e sembra che trascorra il proprio tempo lì, ad osservare il passaggio delle auto. Alcune persone sono sedute intorno al tavolo dell’unico bar presente e, tra una birra ed una partita a carte, sembra che non conoscano la misura del tempo. Nessuno insomma ha fretta. La vita lì scorre con calma …
Ecco di nuovo la voce odiosa del navigatore. Dio! Se fosse stata una persona in carne ed ossa, giuro, l’avrei strozzata con le mie piccole mani! Quella voce ci annuncia che la meta è vicina. Ancora pochi minuti e saremmo arrivati a destinazione.
“Attenzione, appena avanti, svoltare a destra!” … La vocina carina ci dice che dobbiamo girare. Noi, dopo esserci assicurati di non finire dentro ad alcun burrone, obbediamo.
Subito davanti a noi un passaggio a livello. Le barre si stanno abbassando. “Accidenti”, penso, “Proprio ora dovevano abbassarsi!?!?”. Il mio compagno si avvicina un po’ troppo ed io lo prego di arretrare dicendogli: “Ci tengo alla mia vita, cosa credi?!?!”
E già, proprio così! Per quanto possa essere difficile ed a tratti anche infelice, alla mia vita sono davvero legata. Vorrei viverla tutta, fino alla fine, fino al tempo che è stato stabilito, e poi, io ho dei piccoli sogni da realizzare!
Sono già cinque minuti che siamo fermi, il treno non vuole arrivare.   Il tempo continua a trascorrere, ma niente, del treno neppure l’ombra. Così, per non lasciarmi innervosire dall’attesa mi metto ad osservare ciò che ho di fronte. Beh certo, a parte le barre abbassate, c’è tanto altro da osservare. Osservo perciò con attenzione, alla ricerca di qualcosa che possa donarmi altre emozioni. Ed i miei occhi si posano su un cartello. Uno in bella vista con su scritto in stampatello e gigante: “VENDESI FRUTTA – VERDURA – POLLI – UOVA E ALTRO”. Mi viene da ridere, non so il perché, ma penso “Chissà dove siamo finiti!”
Dopo circa dieci minuti di attesa finalmente arriva il treno. Solo due vagoni. Tutto quel tempo di attesa per un treno quasi inesistente! Sorrido ancora e questa volta di gran cuore … “ Chissà dove siamo finiti!” dico ad alta voce, suscitando l’ilarità del mio compagno … Che mi risponde: “Stavo pensando anch’io la stessa cosa!”
Le barre si alzano e finalmente possiamo passare. Ormai siamo arrivati. Il centro medico specializzato, meta di quel lungo viaggio, si trova proprio all’ingresso di Pozzilli. E’ talmente grande che è impossibile non notarlo … Sembra quasi essere più grande del paese stesso! …
All’interno del centro medico, dopo aver sbrigato tutto il necessario per poter effettuare la visita, attendiamo il nostro turno in una piccola e graziosa sala d’attesa.
Questa volta non mi pesa attendere. Anzi! … Ripenso al viaggio e a tutto ciò che ho visto. Ripenso alle emozioni che ho provato.
Tiro fuori dalla borsa il piccolo quaderno dai fogli bianchi, la mia ormai inseparabile stilografica e comincio a scrivere. Non voglio perdere quelle emozioni, devo assolutamente renderle per sempre eterne e l’unico modo che ho è appunto quello di trascriverle.
Non mi importa nulla delle persone che, in attesa anche loro del turno, mi osservano stupite. Nel volto di un uomo mi sembra quasi di intuire il suo pensiero. Si, ne sono certa: è tremendamente curioso di sapere cosa sto scrivendo. Gli sorrido, poi abbasso la testa e riprendo a scrivere velocemente.
Ora so perché amo così tanto la stilo. E’ l’unica penna che scorre veloce e leggera sul foglio! E’ l’unica penna che fissa i miei pensieri sul foglio senza perderne nemmeno uno!
Mentre scrivo, giunge un altro pensiero: “C’è il viaggio di ritorno da affrontare! Potrò rivivere dal vero, ancora una volta, queste emozioni che sto scrivendo nei fogli bianchi di questo quadernino”. Una gioia m’invade tutta e scopro che l’attesa inizia a pesarmi nuovamente.
Il nostro turno arriva. Ovviamente io di scrivere non ho terminato, ma non mi preoccupo affatto, avrei finito di farlo la sera, una volta a casa.
La visita medica dura solo quindici minuti. Ma per me, desiderosa di rivivere ancora quelle emozioni, sono quindici interminabili minuti.   La dottoressa prescrive la cura e ci congeda dicendoci: “Se seguirete punto per punto ciò che ho prescritto, sicuramente non ci rivedremo più”. Siamo soddisfatti. Stringiamo la mano della dottoressa e andiamo via. Usciti dal centro, il tempo di un caffè e siamo già in auto pronti per il ritorno … io pronta per rivivere e gioire le stesse emozioni dell’andata …
Di tutte quelle emozioni, però, nemmeno una!
L’auto ripercorre la stessa identica strada. Ma niente! Le cerco disperatamente fino a quando, rassegnata, non mi rendo conto che non le vivrò mai più.
Ogni emozione che ci è data da vivere, ogni emozione che ci viene donata è unica e irripetibile. Nessuna emozione sarà mai uguale ad un'altra. Potrebbe forse essere simile, ma non uguale. Mai!
Perché diverse sono le situazioni nelle quali si manifestano e ragionandoci poi un po’ sopra, ho capito che il viaggio del ritorno non sarebbe mai potuto essere uguale a quello dell’andata. Tutto sarebbe avvenuto nel senso opposto e l’ultima galleria, che all’andata aveva segnato il passaggio da un mondo all’altro, sarebbe poi diventata la prima di una lunga serie d’interminabili gallerie.
Confesso che un po’ ne sono rimasta delusa.
Una volta a casa, ho continuato a scrivere. Ho saltato quasi la cena per il desiderio di rendere infinito questo viaggio.
Ora so che quando avrò voglia di riprovare quelle emozioni mi basterà leggere quanto ho scritto e le emozioni, anche se non torneranno mai più con la stessa intensità, saranno di nuovo vive in me, perché resteranno per sempre nel mio cuore.

La piccola Gio.

 
 
 
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