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Una persona una volta mi ha detto: "Gio a me piace donare un sorriso alle persone, il sorriso è contagioso, tu pensa se tutti noi sorridessimo, pensa a come sarebbe il mondo se tutti noi avessimo dipinto sul volto un sorriso".... Beh, con mio grande stupore ho provato sulla mia pelle una sensazione meravigliosa legata appunto ad un semplicissimo sorriso. Questa persona aveva ed ha ragione! Un giorno, passeggiando come al solito lungo una pista ciclabile, ricevo un messaggio che mi ha donato un sorriso immenso. Questo sorriso è rimasto sul mio volto per lungo tempo e mentre passeggiavo, le persone che mi guardavano hanno a loro volta sorriso... Il sorriso è contagioso, è vero e dona serenità alle persone che lo ricevono e che a loro volta lo donano. Non abbiate paura di sorridere, di donare il vostro sorriso agli altri. Provate, poi ditemi come vi siete sentiti.

 

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TI AMO NONNA GIO .... TI AMERO' PER SEMPRE

Post n°114 pubblicato il 24 Marzo 2010 da giostella2
 

 

 

Uguale A Lei

Lei il viso che non scorderai
L’orgoglio ed il coraggio lei
Come un tesoro l’oro dentro gli occhi suoi
Lei l'estate che ricanterai
il giorno che ricorderai
e mille cose che non sai
che può insegnarti solo lei

lei la tua ragione il tuo perché
il centro del tuo vivere
la luce di un mattino che,
che non perderai lei lo
specchio dove tornerai
dove ti riconoscerai
semplicemente come sei, uguale a lei.

Lei l'estate che ricanterai
il giorno che ricorderai
e mille cose che non sai
che può insegnarti solo lei

lei regala i suoi sorrisi senza mai
svelare al mondo quando non ne ha
privando il suo dolore libertà,
lei forse è l'amore che non ha pietà
che ti arricchisce con la povertà
di un gesto semplice che eternità

lei la tua ragione il tuo perché
il centro del tuo vivere
la luce di un mattino che,
che non perderai
lei lo specchio dove tornerai
dove ti riconoscerai
semplicemente come sei
esattamente come lei
lei....lei.....lei.....

 


16 marzo 2010 – 18 marzo 2010

Oggi qui, con il dolore nel cuore, mentre osservo il cursore lampeggiare sullo schermo nell’attesa che arrivino le parole giuste…
Quelle parole che si sono sempre rincorse nella mia testa, pensieri che, normalmente, sembra bisticcino per poter essere scritti per primi, ma che oggi tardano ad arrivare.
Il dolore che ho dentro è così forte che mi impedisce persino di ragionare!
L’unico pensiero, l’unico chiodo fisso è lei, la mia adorata e tanto amata nonnina!
La donna che in casa sua mi permetteva di fare tutto … che mi permetteva persino di metterle a soqquadro l’intera casa quando, nei miei giochi, mi cimentavo ad essere una madre affettuosa e premurosa o un abile costruttore. Mi permetteva persino di toccare gli attrezzi da lavoro di mio nonno, pur sapendo che la sera avrebbe subito una ramanzina da parte sua …
Mi permetteva di toccarli a patto però che io li rimettessi apposto, così come li aveva lasciati il nonno. Ed io rimettevo ogni cosa al suo posto o almeno così credevo!!! Ma qualcosa andava sempre storto, perché quella ramanzina, la mia nonnina, alla fine la subiva sempre!
Fu grazie alla permissività di nonna Gio che io imparai a distinguere ogni attrezzo. A capire la differenza tra un cacciavite ed un altro, tra una pinza ed un'altra … Imparai persino a capire l’ordine nel quale mio nonno risistemava tutto e finalmente la mia nonna non subì più ramanzine da parte sua!
Così, ben presto, mi accorsi che mi piaceva di più giocare con gli attrezzi di mio nonno che con le bambole! Passavo, quindi, intere giornate nella stanza degli attrezzi di mio nonno, a smontare ogni mio gioco per capire quale fosse il meccanismo che lo caratterizzava, quale fosse quel meccanismo che permetteva a quel gioco di funzionare da solo, con il semplice tocco di un pulsante.
Ricordo che dopo aver esaminato attentamente un gioco poi lo ricostruivo! Esattamente così come lo avevo smontato, lo rimontavo, pezzo per pezzo. Certo, sarebbe stato perfetto se solo avesse ripreso a funzionare come prima di smontarlo! E già, lo rimontavo alla perfezione, esternamente era come se io non lo avessi mai smontato, ma poi non funzionava più!!!
Non mi interessava però che non funzionasse più, perché una volta capito il meccanismo che lo caratterizzava, quel gioco non mi attraeva più e andava a finire nel cesto dei giochi “inutili”.
Durante questi giochi, ogni tanto scoprivo mia nonna intenta ad osservarmi. Io credo che lei, una volta finite le sue faccende, venisse silenziosamente nella stanza degli attrezzi per vedere cosa stessi combinando, o forse semplicemente (sicuramente) per sincerarsi che non mi fossi fatta male con uno di quegli innumerevoli aggeggi.
Non mi chiedeva nulla, però, quando si rendeva conto che io mi ero accorta della sua presenza. Si limitava a sorridermi e a dirmi solo: “Fai attenzione a non farti male, perché se ti fai male io non ti faccio più giocare con gli attrezzi del nonno”. Poi se ne tornava di là in cucina. Inutile negare che io a volte mi facevo davvero male, ero piccola e la parola attenzione di certo non faceva ancora parte del mio vocabolario, ma ero abile a nascondere ogni ferita, perché in quella stanza io mi divertivo un mondo e di certo non ci avrei rinunciato!
Quando non ero nella stanza attrezzi, passavo il tempo in cucina con mia nonna, a chiacchierare con lei, a fare anche i miei compiti o recitare il Sacro Rosario insieme a lei. Eh si, da piccolina io ero una straordinaria cattolica, perlomeno nonna Gio ne era convinta … io per la verità un po’ meno, perché (e mi vergogno ad ammetterlo) recitare il rosario mi faceva venir sonno e mi sembrava che quella preghiera non avesse mai termine!
Ma lo facevo, si, lo facevo anche volentieri nonostante tutto, perché stare lì, nella cucina, con mia nonna a recitare una preghiera che lei ogni giorno recitava mi faceva sentire orgogliosa. Orgogliosa perché sapevo che bisognava dedicare del tempo anche al Signore, ma orgogliosa perché vedevo soprattutto felicità negli occhi di mia nonna!!! E poi, se proprio devo dirla tutta, dopo il rosario lei mi preparava una merenda coi fiocchi!!!
Quando me lo chiedeva, la aiutavo anche nelle sue faccende domestiche.
La cosa che più adoravo fare era stendere la biancheria … Tirarla fuori dalla lavatrice … Perdermi nel profumo di quell’ammorbidente che lei usava … sempre lo stesso ammorbidente, quello che ritrae coccolino (così si chiama il peluche) con la coperta tra le braccia!!!! Piegavamo le lenzuola insieme e mi prendeva in giro perché ero piccolina e le facevo toccare a terra, tanto che alla fine per disperazione mi prese una piccola sedia, di quelle a misura dei bimbi, e mi ci faceva salire su per raggiungere un po’ la sua statura e piegare così le lenzuola senza farle toccare a terra … Poi andavamo al terrazzo, per stenderle al sole! Adoravo andare lì, perché una volta stesi i panni, prendevamo due sedie e ci sedevamo al sole … Stavamo così finché il sole non andava via e parlavamo di ogni cosa.. Della scuola, mi chiedeva sempre come andavo e se mi piaceva … Mi chiedeva cosa volevo fare da grande ed io le dicevo che avrei fatto la maestra …. Sempre a lei raccontavo dei miei compagni che mi prendevano in giro e che mi facevano stare male ed aveva sempre parole dolci, che mi tranquillizzavano e che mi davano conforto …
Lei mi raccontava della sua vita, mentre osservavamo il paesaggio e le macchine che passavano continuamente, ed io rimanevo incantata ad ascoltarla … Capivo già da allora che la sua vita non era stata affatto facile, un matrimonio difficile, un uomo che lei amava certo e che la ricambiava, ma un uomo autoritario all’epoca! E lei era sempre ubbidiente sempre la moglie perfetta che annullava se stessa per compiere i suoi doveri di moglie … Mi raccontava della guerra, di tutto ciò che aveva visto, ma soprattutto sofferto … Della fame che avevano, una fame che rendeva buone da mangiare persino le pietre … E mentre lei mi parlava, io vedevo il suo sguardo perso nel vuoto, uno sguardo che ripercorreva ogni istante di ciò che i suoi occhi avevano visto a quei tempi, ed in quei ricordi percepivo la sua sofferenza per un infanzia mai avuta, perché a quei tempi si cominciava ad essere “utili” per la famiglia già dai primi passi.
Scorgevo di tanto in tanto qualche lacrima nel suo volto … Mi viene da sorridere, oggi, ripensando ai suoi tentativi di renderle invisibili ai miei occhi … Chissà, forse non voleva mostrarsi a me così vulnerabile, perché lei è sempre stata il pilastro dell’intera famiglia … lei ,sempre forte e sempre di conforto per tutti, non poteva mostrarsi così “debole”!
Passavamo così tutto il pomeriggio in quel piccolo terrazzo, così piccolo da ospitare soltanto due persone. Il sole ci riscaldava e questo calore mi entrava persino dentro il cuore.
Ero felice all’epoca! Soltanto oggi me ne rendo conto. Ero davvero felice, perché io avevo tutto. Avevo la mia infanzia, avevo i miei giochi, avevo il calore umano, avevo la protezione di chi invece non aveva mai avuto niente ed il poco che aveva, l’aveva guadagnato con fatica, lottando duramente … Quel poco ottenuto col sudore, ma desiderato solo per donarlo ai propri figli ed ai propri nipoti! Quel poco desiderato solo per donare un futuro migliore a loro.

L’ULTIMO SALUTO

Da quando la mia vita ha preso una strada diversa, venivo a trovarti meno spesso, ma ogni giorno ti pensavo … ogni giorno! La tua presenza mi mancava, mi mancava più di ogni altra persona della nostra famiglia. Tu sei stata per me una madre ed hai sempre occupato un posto speciale nel mio cuore. Negli ultimi tempi non avevi più memoria del presente, nella tua mente era ben chiaro solo il passato e mi chiamavi sempre con tutti i nomi delle tue nipoti, ma mai con il mio nonna … il mio nome che poi è il tuo! Mi faceva soffrire questa cosa, e tanto, perché io tra tutti, avrei dovuto essere quella sempre ben presente nella tua testa solo per il fatto di portare il tuo stesso nome! … Ma ti chiedo perdono nonna perché mi rendo conto che per te, ognuno di noi ha occupato lo stesso posto nel tuo cuore. Sei stata una nonna perfetta anche nell’amore che hai dato ad ogni tuo nipote, senza alcuna distinzione tra noi … I tuoi figli ti hanno donato undici nipoti e noi per te siamo sempre stati uguali, nessuno più degli altri … nessuno meno degli altri! Ti chiedo perdono nonna, perché negli ultimi tempi, quando uscivo da casa tua dopo averti fatto visita, piangevo sempre, perché tu di me non ricordavi più nulla. Io ero diventata un estranea … tu non ricordavi più nulla di tutti i giorni che io e te avevamo trascorso insieme, di tutti quei giorni nei quali io ti tenevo compagnia giocando al costruttore e tu la tenevi a me recitando il tuo Rosario … Di tutti quei giorni trascorsi sul terrazzino a parlare al sole tu non avevi più memoria. Mi parlavi pensando che io fossi un'altra delle tue nipoti, mi parlavi come se io fossi Cristina chiedendomi sempre di suo marito e della sua piccola ed io sorridendo ti dicevo: “Nonna io sono Gio, Cristina è mia sorella” e tu mi rispondevi: “ Mi devi scusare Giovì, ma la mia testa non m’assiste più!” E neanche il tempo di finirtelo a dire, che già mi richiedevi della piccola … Sorridevo, certo sorridevo, ma dentro avevo dolore … Tu non ne avevi colpa, lo so, ma quello che mi faceva male era che con gli altri sembrava tu avessi più memoria … Insomma degli altri tuoi nipoti tu ricordavi molto di più! La vita è strana, me ne rendo conto, forse essendo io stata sempre con te, tu non avevi necessità di pensarmi e per questo pensavi agli altri che erano più lontani, che ti venivano a trovare raramente ed è forse per questo motivo che tu avevi più memoria di loro … perché la tua mente forse si è fermata proprio quando i tuoi pensieri erano rivolti ai nipoti più lontani, a quelli meno visti!
Ultimamente, ogni volta che ti venivo a trovare poi, tu mi ripetevi spesso: “Nipote mia, la mia vita l’ho fatta. Prego solo il Signore che quando mi viene a prendere, non mi faccia soffrire, vorrei fare una santa morte senza che me ne accorgo … Non mi posso lamentare a come sto oggi a novant’anni, l’unico male che ho sono queste ossa deformate … Ecco le vedi le mie mani come sono diventate brutte? Ma ringrazio Dio perché a come sto faccio ancora tutto, cucino, lavo i panni, pulisco … E se ho finito tutto, trovo altro da fare perché guai se mi fermo!!!! Faccio le cose a tuo nonno come gliele facevo quando ero più giovane … Spero solo che il Signore mi viene a prendere senza che io me ne accorgo” …
Ed io ti dicevo: “Nonna ma che vai a pensare? Tu hai ancora da vivere, sei forte e a te non ti distrugge nessuno!!!” ...
Ed è questo ciò che mi hai detto anche ieri sera, quando sono venuta a farti visita! Un lunedì come tanti! Ti ho trovata seduta alla tua sedia, la tua personale, quella diversa da tutte le altre sedie e sulla quale tu avevi incastrato un legno che ti sostenesse meglio la schiena. Ti ho trovata intenta a leggere le più piccole scritte alla tv e ti ho vista fiera perché riuscivi a leggere anche ciò che io non riuscivo … Ti ho chiesto: “Ma come fai a leggere quella scritta? Io non riesco a distinguere neanche una lettera!” E tu hai ricominciato con la tiritera: “ Eh cara Giovina, a novant’anni devo solo ringraziare il Signore a come sto …..” e poi tutto il resto. Ed io di nuovo: “Nonna smettila di dire queste sciocchezze …” Mentre dentro di me pensavo -Tu sei eterna nonnina- …
E lo pensavo sul serio! Già, io ero davvero convinta che tu vivessi ancora perché credevo che il Signore ti avrebbe dato la possibilità di vedere anche i miei figli, oltre a quelli delle mie due sorelle.
Eri serena nonna, ieri, lo eri davvero … Sorridevi e mi sembravi felice! Tu sapevi … Sapevi vero nonna? C’era qualcosa di diverso in te nonna, avevi una strana luce negli occhi … Io sentivo che qualcosa era diverso ma non riuscivo a capire cosa!!! …
Sono rimasta ancora un po’ con te, ho guardato la tv insieme a te. Leggevi ad alta voce le scritte e mi facevi sorridere, perché le riuscivi a leggere, vero, ma non capivi in realtà il loro significato anche se le tue esclamazioni avevano lo scopo di farmi intendere che tu ne avevi appreso appieno il significato …
Poi mi hai detto: “Giovì, ti sei fatta forestiera eh? … Non ti fai vedere più … E il lavoro come ti va? … E i nipoti quando me li regali? …” E tantissime altre domande. Ho risposto a tutte le tue domande, appagando la tua curiosità di sapere ogni cosa di me, poi ti ho salutata dicendoti “Ciao nonnina, ci vediamo di sicuro lunedì prossimo, se non riesco a passare prima!” …
“Pensa alla salute Giovì, non ti preoccupare di me. Quando puoi venire, vieni, io qua sto, dove vuoi che vada!!!” E ti sei fatta una risata…
Ma tu, nonna, sapevi!…. Io ne sono certa. Tu sapevi, perché avevi una strana espressione, perché i tuoi occhi erano diversi dal solito!

Quella strana sensazione che avevo avvertito entrando mi era rimasta anche dopo, quando uscendo cercavo di ripercorrere mentalmente il nostro dialogo … Sono rimasta un po’ fuori prima di entrare in casa di mia sorella e alla fine avevo capito ciò che c’era stato di diverso nel nostro dialogo … Tu mi avevi sempre chiamata col mio nome, parlando con me, non avevi sbagliato neanche una volta … Mi ero così abituata a sentirmi chiamare con il nome delle mie sorelle che neanche ci avevo fatto caso !… Ieri sera, invece, avevi ricordato di me tutto, persino dove ero andata a vivere e dove lavoravo … -Ecco - pensai … - Ecco cosa c’era di diverso questa sera!!!!... Beh certo domani tornerai di nuovo a chiamarmi Cristina, ma oggi, nonnina, tu hai parlato alla piccola Gio, questa sera tu hai parlato alla donna che porta il tuo nome, ed hai ricordato ogni sua cosa! -
Beh inutile dire che ero davvero felice, la mia nonnina aveva ricordato me … Aveva bene in mente chi io fossi e non mi aveva confusa con nessun altra nipote neanche per un solo istante!
Così ieri notte io sono andata a dormire con il sorriso, e con la gioia nel cuore. Il mio piccolo cuore, ultimamente sempre triste aveva finalmente avuto un po’ di gioia!

Ma è bastata una telefonata a far crollare questa gioia che era rimasta nel mio cuore anche nel giorno successivo. E’ bastata una telefonata per far crollare il mio mondo. Un mondo fatto forse solo di illusioni… Dall’altra parte una voce rotta dal pianto, un pianto che non avevo mai sentito tant’è che ho faticato a riconoscere chi fosse. Ho risposto al cellulare senza guardare chi mi stesse chiamando … Erano le 23.30, stranamente io ero ancora in piedi, guardavo la tv.
“Giovì, se vuoi risalire … stiamo all’ospedale con nonna Giovina …”
Nessun altra parola … Nessuna spiegazione … Non ce n’era bisogno, quel pianto mai sentito, mi aveva fatto capire tutto ciò che c’era da capire. In trentun anni io non avevo mai sentito mio padre piangere, mai!
Il Signore era venuto a prendersi la mia nonnina. La sua vita era giunta al termine. Non riuscivo a pensare, non riuscivo più a ragionare. Non poteva essere vero … La mia nonnina era eterna … Non poteva essere vero!
Erano tutti lì … mia madre, mio padre ed i miei zii erano tutti lì!
Mi è bastato vedere solo i loro occhi per avere la conferma che era accaduto ciò che io speravo non fosse accaduto … A nulla erano servite le mie preghiere in auto, lungo il tragitto … A nulla!
Nonna Gio ci aveva lasciati!
Hai visto nonnina, il Signore ha ascoltato le tue preghiere e ti è venuto a prendere senza che tu te ne accorgessi!

Nonna, mia dolce nonna … Una madre sei stata per me ….. Tu ora sei un angelo, tu ora sei in cielo accanto al Signore, un posto che ti sei pienamente guadagnata … Ora sei una stella e sei quella che brilla più in assoluto … la più luminosa. Lo so, nonna, so perfettamente che non vuoi vedermi piangere … so che tu ora mi stai dicendo che devo essere felice. Ed io lo sono nonna, lo sono perché so che tu lì, dove sei ora, non hai nessun dolore … So che dove sei ora tu sei felice più di ogni altro essere umano … Ma mi manchi nonna, mi manchi così tanto!!!!
Non riesco a non piangere nonna, io in fin dei conti non porto solo il tuo nome, io ti assomiglio e so che mi capisci … So bene che la tua vita si è compiuta in ogni sua parte … Il signore ti ha mandato per farci conoscere l’amore, per farci conosce la fede e tu sei riuscita in ogni tuo compito …. Perché lunedì non ti ho stretta a me, come desideravo fare, perché non sono riuscita a stringerti nonostante avessi quel desiderio forte di farlo ?….
Se solo l’avessi fatto nonna, se solo ti avessi stretta a me! ….
Mi manchi nonna, mi manchi davvero tanto, ma guarderò ogni notte il cielo, e guarderò la luna … lì so che ti troverò e tonerò a parlarti … e ti dirò tutto ciò che non ti ho mai detto.
Guarderò la luna, proprio come mi ha detto il mio amico Lio …
Sai lui mi ha mandato una poesia che ha scritto quando anche la sua nonnina è salita in cielo e le parole di questa sua poesia, nonna, sono state le uniche che mi hanno dato conforto, le uniche che mi hanno restituito un po’ del mio sorriso.

Ti amo nonna Gio, ti amo immensamente!

La tua piccola Gio.


NONNA MENA

Meta romantica d’amori,
meta di studi planetari:
Selene, per me sei molto più,
sei ciò ch’è stato ed ancora è,
sei ciò che sempre sarà per me.
Ero un bimbo, quando tu nonna,
stringendomi forte forte a te,
con voce rotta mi dicesti:
“Quando tu di me bisogno avrai,
guarda la luna, là mi vedrai;
t’aiuterò, ti sorriderò,
nonna Mena tua, con te sarà”.
Mai più in persona la vidi,
ma il suo volto sorridente,
il suo viso rassicurante
riflesso in te, argentea luna,
scorgo ogni volta che te guardo.
Fra le tue braccia singhiozzando
correvo se dolor mi prendea,
nulla è or mutato, guardando
la luna, corazza d’affetto
mi protegge e mi illumina

( Liomax D’Arrigo)

Grazie infinite Lio per questa tua poesia, grazie perché queste parole mi aiutano davvero molto… Grazie per il tuo essermi così vicino!

 
 
 
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