GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

 

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>> Racconto in tempo reale: Le stanze di Sabrina (16).

Post n°718 pubblicato il 27 Settembre 2012 da sergioemmeuno
 

 

  

 

  

   Carla rimane lì, impassibile, estraniata da tutto ciò che le orbita attorno. Con lo sguardo liquido, inchiodato sulla carcassa di Emanuele, a pochi metri. Caduto come un tronco abbattuto.

   Le suscita una grande pietà, la vista priva di suoni di quell’uomo così vitale, audace, orgoglioso; così atipicamente maschio, che sfugge a ogni luogo comune e a ogni tentativo di comprensione. Forse un felice connubio fra il mondo nuovo e quello vecchio. Adesso è nulla, mentre lei vigila quelle spoglie in sacro raccoglimento.

   Occhi di plasma intrisi di compassione. Occhi di Madre che accoglie e custodisce nel proprio grembo segreti e miserie e virtù degli uomini e delle loro vicende terrene.

 

   Poi si allontana a passo celere, e invece della fermata del 40, si dirige verso la metropolitana. Il suo cervello è in tilt: con circospezione, estrae una busta: è la lettera di Sabri, che avrebbe dovuto consegnare personalmente a Manu. Sabri temeva di non rivederlo mai più.

 

Amore mio,

   ti sto scrivendo con un filo di luce. Potevo inviarti un’email, ma non si addiceva al nostro meraviglioso Amore. Vero?

   Sono diverse notti che dormo malamente, anche se mi sento meglio da quando ho cambiato la cura. Perlomeno ora posso apprezzare il sapore del caffè… ricordi quando lo prendevamo al nostro bar preferito sul Gianicolo? Con Roma, là sotto, che era nostra… e lo credevamo davvero fosse nostra, tesoro mio!

   E sento anche gli odori dei ciclamini e i suoni di quando, la mattina presto, alzano le serrande delle botteghe. Invece, con quelle vecchie pasticche di merda, mi sentivo dentro una cella grigia e sudavo sempre…

   Scusa se non ti ho parlato del mio male, ma non volevo suscitarti pena nei miei confronti. Non posso accettare di essere amata così: voglio un uomo, non un crocerossino!

   Da non molto ho scoperto che un nemico poco conosciuto si è insidiato in me… è un nemico vigliacco, perché gioca e si alimenta delle tue emozioni, delle tue fragilità. Ti illude e non ti dà tregua. Il “Male dolce” lo chiamano… ma ti rendi conto che cazzo di nome? Dolce di cosa?

   Fidati di me, abbi pazienza, tesoro mio. Poi ti spiegherò meglio, sai… ho una voglia pazzesca di affogarmi nei tuoi occhi, di annusare la tua pelle, afferrarti quei meravigliosi riccioli… e parleremo e rideremo e ci baceremo ancora…

   Adesso mi piglio il Gaudiofin e riproverò a dormire.

   Quando leggerai questa lettera, sarò già in un posto dove mi cureranno per bene… me l’hanno promesso: pochissimi giorni e uscirò. Non preoccuparti per me. Noi donne abbiamo un cuore infinito! E sì… pensa a quanti secoli di violenze e soprusi abbiamo passato. Ricordi l’epoca delle streghe e dei roghi? Eppure siamo qua, ancora, più forti che mai.

 

Non distrarti, ho fiducia in te, eh… e lo sai. Solo con te sto così bene. Solo con te ho la testa che vola in alta quota… Ti do un bacio grande grande, con anima e corpo.

Sei uno smeraldo in questo deserto. Ti prego: aspettami... sappi aspettare...

                                                                                                                                                                                                                        Tua Sabri

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Parte 15: http://blog.libero.it/GIORNISTRANI/11581976.html

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