GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

 

« Destino, quel Librone de...Annata 1974: frame su ci... »

Sir Edward e quella meraviglia in un'oasi di cemento.

Post n°677 pubblicato il 28 Luglio 2012 da sergioemmeuno
 

  

 

  Appuntamento consueto del giovedì sera al Café Le Procope, sulla rue de l'Ancienne Comédie.

   <<Qual è stato, Edward, il tuo amore più... insomma, sì... più particolare>>, gli chiesi osservando quegli occhi imprescrutabili.

   <<Commissa', cosa significa "particolare">>, rimase spiazzato, e quasi mummificato, con quel braccio in avanti, con la cenere che si era accumulata sulla sigaretta. Cenere pigra. Lesse il mio pensiero: <<Intendi, un amore prezioso... speciale? a prescindere da tutto?>>

   <<Esattamente, sir.>>

   Un sorso di cognac, i suoi occhi si liquefarono. <<Anni fa, con una giovane donna, partì tutto da un'amicizia fatta di confidenze e di storie...>>

   <<Continua, sir. Ti prego.>>

   <<In breve tempo, capimmo che avevamo bisogno l'uno dell'altro.>>

   <<Fin qui nulla di anomalo... cosa c'era di diverso>>, obiettai smanioso di seguirlo sul filo di quei ricordi.

   <<Un attimo, eh! Avevamo ambedue la stessa percezione>>, un segmento di esitazione, <<era come se una meravigliosa creatura si fosse creata una vita a se stante, nutrendosi delle nostre fragilità, sensazioni, pensieri... non so se rendo...>> balbettava adesso. <Capisci? si era voluttuosamente attaccata a noi, armata di mestiere, potere, consapevolezza.>> E gesticolava con lo stuzzicadente dentro il bicchierino.

   <<Una deliziosa e  luminosa  entità che vi attraversava, parlava la vostra stessa lingua, vi univa, suppongo... succhiando avida energia...>>

   <<Oggi mi stupisci, ehe. E  sì, è proprio così. Una creatura che ci aveva sottratto da questa dimensione, da questo mondo conosciuto. Per mostrarci i prodigi del suo Giardino incantato.>> E sorrise di una tenerezza incredula, mistica: <<E il Tempo ci era estraneo. E non ci dispiaceva affatto che ci succhiasse energia, credimi... perché ci ripagava immensamente, in qualche modo... Nel nostro sfinimento eravamo felici perché nudi, dimentichi di noi stessi.>>

   <<Bellissimo, sir. Mi hai fatto affacciare su un'oasi di verde...>>

   <<No carissimo, perdonami.>> Guardò in un angolo verso il basso. <<Una meraviglia in un'oasi di cemento.>>

Una meraviglia in un'oasi di cemento.

 
 
 
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