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L’alta valle del Secchia: verso il passo del Cerreto

Post n°188 pubblicato il 15 Luglio 2008 da gugolet

La strada del passo del Cerreto (che resta, insieme alla via Emilia, la sola strada di competenza statale in provincia di Reggio, col numero di SS 9) è l’asse portante della viabilità di attraversamento appenninico. Le strade principali, in montagna, hanno generalmente una direzione nord-sud, seguendo le vallate e dirigendosi verso i valichi del crinale in direzione della Liguria e della Toscana. Così succede che, per chi vuole invece trasferirsi da ovest a est o viceversa, le faccende sono piuttosto complicate. Anche se le distanze in linea d’aria sono di non molti chilometri, un montanaro che volesse, per esempio, recarsi da Civago a Ramiseto avrebbe il suo bel daffare.
La strada del Cerreto, nata con lo scopo di collegare la pianura con La Spezia e quindi con lo sbocco sul mare, fu progettata in epoca napoleonica ma la sua realizzazione risale agli anni 1828-1843. Il percorso, soprattutto nel primo tratto, era in parte diverso da quello attuale, ma non è il caso di scendere nei dettagli. Va sottolineato che la strada del Cerreto da allora è il principale collegamento tra la città di Reggio e Castelnovo Monti, il principale centro della montagna reggiana e, in assoluto, uno dei paesi appenninici più popolati e ricchi di attività commerciale.
Proprio da Castelnovo parte il nostro itinerario. E’ difficile sopravvalutare l’importanza di Castelnovo per tutta la montagna, dal punto di vista economico, culturale, amministrativo. Restando al solo settore del turismo, Castelnovo presenta un discreto patrimonio alberghiero in via di potenziamento, buoni ristoranti, servizi e negozi di eleganza cittadina, oltre che un attrezzato ospedale, il che dà una certa tranquillità anche agli ospiti specie della terza età (il reparto cardiologico dell’ospedale fornisce assistenza anche a molti post infartuati in convalescenza). Notevoli sono anche le attrezzature sportive, come i moderni impianti di atletica anche se manca ancora una piscina adeguata. Castelnovo poi, dal punto di vista dell’immagine turistica, significa anche la Pietra di Bismantova, un eccezionale monolite di arenaria che è diventato una palestra di alpinismo molto conosciuta, a prescindere dalla sua spettacolarità paesaggistica e dal suo valore ambientale.
Dunque, da Castelnovo la strada del Cerreto si dirige a sud salendo in quota in coincidenza con una specie di valico “intermedio” noto come Sparavalle, in un bel contesto di boschi e pinete. Qui, sul lato destro, prima del bivio per Ramiseto, si trova (ma per vederlo bisogna fermare l’auto e guardarsi un po’ intorno) il rudere di un fortino che risale all’epoca della costruzione della strada. Proseguendo, si arriva a Carvarezza, altro centro turistico tra i più rinomati della montagna e sede provvisoria del centro visita del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano. La deviazione in paese si giustifica non solo per i servizi di ospitalità che il turista può trovare, ma anche per visitare il nucleo storico, che, lungo strade strette piacevolmente lastricate, presenta diversi esemplari di costruzioni settecentesche con finestre e portali in arenaria finemente lavorata. Chi volesse, o ne avesse necessità, a Cervarezza vi è un attrezzato campeggio con tanto di piscina coperta, in mezzo al castagneto e il Parco Avventura Cerwood, il più grande parco acrobatico d'Italia.
Analoga opportunità di visitare un centro storico parzialmente conservato la offre Busana, il capoluogo comunale. Fermata la macchina in paese, eventualmente nel parcheggio a fianco del municipio, perché attraversando soltanto l’abitato sulla strada principale poco si vede, si può fare una breve passeggiata nella parte antica del borgo, che si trova a valle della sede comunale e a est della stessa. Nonostante le numerose case ristrutturate in modo discutibile, nello stretto dedalo di viuzze si incontrano elementi architettonici che spaziano dal settecento all’ottocento, fra cui una tipica casa appenninica con “balchio”, cioè una rampa di scale con copertura.

Nismozza, alcuni chilometri dopo, in un bel contesto di castagneti, suggerisce anch’essa una breve sosta, che sarà concentrata nei dintorni della chiesa parrocchiale dove si raccoglie il nucleo delle case più antiche. Prima del paese, sulla destra, sul fianco della statale dal lato della montagna, si trova la scenografica Fontana dell’Amore, per chi fosse sensibile al richiamo. Per chi invece avesse soltanto necessità di rinfrescarsi, di fontane ce ne sono anche altre. Dicono che quella di Collagna sia la migliore di tutte per la bontà dell’acqua (è vicina alla strada, ma non visibile direttamente, meglio chiedere).
Passata Acquabona (dalle caratteristiche case di tonalità giallastra per via della pietra locale), proprio Collagna costituisce la tappa seguente. Anticamente nota col nome meno elegante di Culagna (da cui il Tassoni nella Secchia Rapita fece ironie sul conte Brusantini, conte, appunto, di Culagna), presenta analoghi motivi di interesse dei centri già visitati. Da Collagna si distacca la strada che conduce a Valbona e a vallisnera: una deviazione che val la pena di fare considerate le valenze storiche e paesaggistiche delle due località. Si tratta di abitati di alta quota che, tagliati fuori dal percorso della strada del Cerreto, hanno più recentemente sofferto di una relativa marginalità. Ma erano in passato centri importanti e conservano, specie Vallisnera, segni sparsi di una storia antica. Vallisnera era il centro del potere dell’omonima famiglia nobiliare che vi aveva un castello (ora ridotto a pochi ruderi) e che ha avuto gran parte nelle vicende storiche della montagna.
Ritornati sulla strada statale, si risale verso il Cerreto con un panorama che si fa sempre più spettacolare. In effetti, la strada del Cerreto è preferita da molti turisti stranieri, quelli che hanno meno fretta, come via di attraversamento dell’Appennino al posto dell’autostrada proprio per la sua suggestione ambientale.
Tra Collagna e il passo, l’unico paese che rimane è Cerreto Alpi, che sicuramente merita la breve deviazione dal percorso stradale. “L’inverno vi è qui lunghissimo e crudele” scriveva duecento anni fa Filippo Re. Ora invece di inverno, di neve e di freddo campa molta gente nella grande stazione sciistica di Cerreto Laghi (che è più in alto del paese e si raggiunge dal valico).
A Cerreto Alpi i non molti abitanti rimasti tuttavia più che l’inverno si godono una freschissima estate, in un luogo tra i più belli dell’Appennino. Da vedere il Centro Visita del Parco e il mulino ad acqua recentemente restaurato che lo ospita.
Ma tutto il borgo è interessante, specialmente il primo dei tre nuclei in cui si articola l’abitato, che è anche il più antico. Istruttivo è osservare come l’architettura sia funzionale alle difficili condizioni climatiche. La passeggiata in paese è una gradevole esperienza, lungo la via lastricata cui si affacciano edifici di varie epoce (da segnalare l’osteria secentesca).
Resta infine da raggiungere il valico e, voltando sulla sinistra, Cerreto laghi, il centro di sport invernali sorto intorno al lago glaciale. Certo, l’intervento urbanistico è stato pesante, ma basta uscire un poco dal centro sciistico (comunque attrezzatissimo, con ottimi ristoranti, begli alberghi, negozi e addirittura un attrezzato palazzetto del ghiaccio) per ritrovare i profumi della montagna, tra faggete e laghetti alpestri.

 
 
 
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Luglio 2008. A 6000 metri di altitudine

tre alpinisti italiani stanno aprendo una nuova via

 per risalire la ripidissima schiena del Nanga Parbat,

 uno dei giganti dell'Himalaya.

Si chiamano Karl Unterkircher, Walter Nones e Simon Kehrer.

Dopo un complicato passaggio sotto un seracco, improvvisamente,

 senza dire una parola, Unterkircher scompare dentro un crepaccio

 nascosto dalla neve fresca.

 
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