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« CINISMOBuon Natale »

VITA

Post n°575 pubblicato il 11 Dicembre 2016 da lorifu
 

 

 

 

 

Nonostante tutte le perdite e le privazioni che ho subito, io amo ardentemente la vita, amo la vita per la vita e, davvero, è come se tuttora io mi accingessi in ogni istante a dar inizio alla mia vita […] e non riesco tuttora assolutamente a discernere se io mi stia avvicinando a terminare la mia vita o se sia appena sul punto di cominciarla: ecco il tratto fondamentale del mio carattere; ed anche, forse, della realtà.
Fëdor Dostoevskij, Quaderni e taccuini

Per amare la vita così tanto bisogna averne consapevolezza ma la consapevolezza nasce col tempo ed è disseminata di errori, strade sbagliate e rinascite. Peraltro non si può rinascere se non si è prima morti, è dalle nostre ceneri che risorgiamo e può avvenire molte volte nella vita.
La capacità di rinascere non è così automatica, è una vocazione e la dice lunga sul nostro carattere e capacità di soffrire. Sì, soffrire perché è dalla sofferenza e nella sofferenza che troviamo il nostro vero io, non possiamo bleffare davanti al dolore nostro e/o di chi ci è caro, ed è forse l’unico momento in cui raggiungiamo la nostra vera essenza.
Percepire la sofferenza come un indispensabile passaggio verso nuove aperture è un’intuizione che non tutti hanno, è un atto di coraggio che ci traghetta verso un rinnovamento continuo, alla ricerca di noi che è poi la ricerca della bellezza.
Siamo avidi di bellezza ma non la troviamo quando ci siamo immersi. È come avvicinarci a una tavola imbandita a pancia piena, calpestare la monotonia di un tripudio di fiori, percorrere, usati, stanze principesche.
La bellezza la troviamo quando rischiamo di perderla, quando il cielo si offusca all’improvviso e baleniamo in tempesta e può avvenire in qualsiasi momento della vita. È un’opportunità che ci viene offerta ed è da come reagiamo che possiamo misurarci e scoprire la nostra cifra.
La vita non è fuori, è dentro di noi. Se riusciamo a raggiungerla intimamente, non c’è età in cui non si sia pronti ad affrontarla...a venti come a quaranta, ottant’anni.
Bella, a questo proposito l’immagine di Santiago, il vecchio pescatore di Hemingway che trova, pur nella sconfitta, in quel pesce spolpato di cui gli resta soltanto la carcassa, la vittoria di aver tentato, di essere riuscito a dare ai suoi giorni dignità e senso.

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Commenti al Post:
woodenship
woodenship il 11/12/16 alle 20:38 via WEB
...Più che considerare un dentro e fuori di noi,sarei più ispirato a cogliere quel filo che, collegandoci da dentro a fuori di noi e viceversa,ci da'quel senso di consapevolezza dell'essere viventi:si è perchè si è parte del tutto.Solo avendone coscienza della semplice complessità della bellezza che ci circonda così enigmatica.........Sempre con gran piacere ti leggo..........Un abbraccio scintillante di stelle dicembrine.............W...........
 
 
lorifu
lorifu il 16/12/16 alle 22:46 via WEB
Anche per me è sempre un piacere leggerti, come ora che in quel che dici ritrovo il grande poeta statunitense Withman, libero da vincoli di ogni genere, amante della natura e in perfetta sintonia con se stesso e gli altri. Un abbraccio di grande empatia, loretta
 
catanzarogiusep50_1
catanzarogiusep50_1 il 12/12/16 alle 12:29 via WEB
I tuoi post portano sempre a delle riflessioni profonde. Quando si è giovani le domande non ce le poniamo, certo con il senno del poi tutto è più facile. Un augurio di Buon Natale, Pino
 
 
lorifu
lorifu il 16/12/16 alle 22:52 via WEB
Buon Natale a te Pino. È certo che l'età e la maturità ci spianano il cammino che da erto diventa sempre più piano e significativo. :-)
 
angiolhgt
angiolhgt il 14/12/16 alle 23:38 via WEB
c' e un punto di equilibrio sull orlo dell abisso: non amare la vita ma temere la morte, uno stallo della coscienza che pencola, oscilla senza fare un passo avanti o indietro , un asino di buridano litificato dal nichilismo e dalla anedonia
 
 
lorifu
lorifu il 16/12/16 alle 23:17 via WEB
Intanto bentornato. Risentirti è proprio una bella sorpresa. Il punto di equilibrio di cui parli è al contrario una contraddizione in termini. Si teme la morte quando si è troppo preoccupati di vivere e si teme di non aver ricevuto abbastanza. È proprio il nostro attaccamento alla vita il peggior nemico che abbiamo e che ci fa pensare con angoscia alla nostra fine. Se siamo invasi di pensieri positivi, che non significa perfetto ordine o mancanza di sofferenza riusciamo a inserire l’idea della morte come logica conseguenza del nostro percorso vitale.
 
vivaildivertimento
vivaildivertimento il 16/12/16 alle 11:27 via WEB
Sarà come dici tu che "percepire la sofferenza come un indispensabile passaggio verso nuove aperture è un’intuizione che non tutti hanno" perché, personalmente, non ritengo la sofferenza così "chiave" nella nostra vita e penso che sia possibile trovare il nostro io anche senza la sofferenza. Anzi, sempre secondo me, proprio il dolore generato dalla sofferenza, interferisca nelle nostre percezioni togliendoci, spesso, la lucidità non solo per agire ma anche per comprendere, cosa assolutamente necessaria per l'introspezione in noi stessi se vogliamo veramente conoscere il proprio io...
 
 
lorifu
lorifu il 16/12/16 alle 23:28 via WEB
La sofferenza e la quantificazione della sofferenza sono fatti estremamente soggettivi e condivido le tue considerazioni in merito. Io ritengo che la sofferenza sia uno strumento di rafforzamento dello spirito, per qualcuno è un allontanamento da se stesso e da un eventuale fede in Dio . Resta il fatto che la sofferenza, in un senso o nell’altro segna l’individuo che nel gestirla segue le proprie modalità di essere.
 
   
vivaildivertimento
vivaildivertimento il 21/12/16 alle 17:12 via WEB
Ehm... si, direi di si...
 
Vince198
Vince198 il 19/12/16 alle 08:36 via WEB
Nel mio "piccolo" mi rivedo perfettamente in questi pensieri di Fedor Dostoevskij: ogni volta che torno a casa è come .. beh .. si .. rinascere ed iniziare quel cammino interrotto poco tempo prima. In fondo sappiamo che la vita è un dono preziosissimo, solo nostro, anche se qualche volta subiamo "incidenti" in itinere che, tu guarda, ce la fanno apprezzare sempre più. La chiosa del tuo pensiero, poi, è perfettamente centrata: ho letto più volte il libro di Heminguay e visto quello splendido film con Spencer Tracy che si dovette accontentare di aver portato - esausto - a riva solo la splendida coda lucente del Marlin. Non credo che avremo la possibilità di assistere ad altre opportunità di rara bellezza come quest'ultima, al significato che tu hai dato a quel gesto .. si, di grande dignità. Troppi ricordi si addensano nella mia mente ora, di persone che oggi non sono più vicino a me per cui mi .. fermo.
^____^
 
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Tu credi di incontrare l’amore,

in realtà è l’amore che incontra te

nei modi più strani,

inaspettati, involontari, casuali.

A volte lo confondiamo col bene

e lo surroghiamo.

Spesso siamo convinti sia amore,

fingiamo sia amore,

e leghiamo noi stessi

a una indistruttibile catena

frutto dei nostri desideri mancati

dei nostri sogni sopiti

delle nostre abitudini

delle nostre paure

delle nostre comodità

delle nostre viltà

dei nostri calcoli

della nostra apatia

dei nostri falsi moralismi.

Ma quando arriva, se arriva,

lo riconosci,

come  “il sole all’improvviso”

sconvolgente, coinvolgente,

totalizzante, esclusivo,

fusione di corpo e anima

osmosi perfetta.

Se finisce,

un dolore muto, senza fine.

loretta

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 

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