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« La RicottaSempre...per sempre »

Bukowski, nato per essere

Post n°566 pubblicato il 29 Giugno 2016 da lorifu
 

 

I gemelli

A volte insinuava che ero un bastardo e io gli dicevo di ascoltare
Brahms, e gli dicevo di mettersi a dipingere e di bere e di non farsi
dominare dalle donne e dai dollari
ma lui mi gridava: Per Amor di Dio ricorda tua madre,
ricorda il tuo paese,
ci farai morire tutti!…
giro nella casa di mio padre (che aveva finito di pagare
dopo 20 anni dello stesso lavoro) e guardo le sue scarpe stecchite
il modo in cui i suoi piedi incresparono il cuoio, come se irosamente
stesse piantando rose, e così era, guardo la sua morta sigaretta,
la sua ultima sigaretta
e l’ultimo letto in cui dormì quella notte, e sento che forse dovrei rifarlo
ma non posso, perché un padre è sempre il tuo maestro anche quando
non c’è più; credo che queste cose siano accadute molto spesso
ma non posso fare a meno di pensare

morire su un pavimento di cucina alle 7 del mattino
mentre gli altri friggono le uova
non è poi così brutto se non capita a te.

ecco, stacco un’arancia e le tolgo la buccia lucente;
le cose sono ancora vive: l’erba cresce ch’è un piacere,
il sole fa piovere i suoi raggi tra i giri di un satellite russo
un cane, sciocco, latra chissà dove, i vicini spiano dietro le tendine.
io qui sono un estraneo, e sono stato (immagino) la pecora nera,
e non dubito che m’abbia dipinto proprio bene (il vecchio e io
lottavamo come leoni di montagna) e dicono che abbia lasciato tutto
a una donna di Duarte ma non me ne importa un fico – se lo tenga:
era il mio vecchio

ed è morto

dentro, mi provo un vestito celeste
la cosa migliore che abbia mai indossato
e muovo le braccia come uno spaventapasseri nel vento
ma non serve:
per quanto ci odiassimo
non posso tenerlo in vita.
identici eravamo, avremmo potuto essere gemelli
il vecchio e io: almeno così dicevano
teneva i suoi bulbi nel crivello
pronti per essere piantati
mentre io me la spassavo con una battona della 3a strada.
va be’, lasciateci questo momento: ritto davanti a uno specchio
nel vestito di mio padre morto
mentre aspetto
di morire anch’io.

Charles Bukowski

 

Partirei proprio da questa poesia da brivido,  autobiografica, splendida per la quantità d’immagini che evoca nel  descrivere il mondo solitario di quest’uomo, angelo e demonio insieme,  perché come lui diceva si parte sempre dall’alto e prima trovi gli angeli. Che lui fosse un angelo  caduto dal cielo e si fosse sporcato le ali nel putridume di una realtà inaccettabile lo si capisce leggendolo, basta qualche poesia, qualche racconto e se riesci a penetrare lo zoccolo duro della sua anima indurita  trovi il cielo...

Inizia a bere adolescente per fugare inquietudini, scarso amore in famiglia, emarginazione, tanto che a vent’anni è già fuori casa con un diploma in mano e un futuro da inventare.

Sregolatezza, scarsa propensione all’ordine e alle regole, lavori precari.

Il viso devastato dall’acne  non è che il segno esteriore  degli sfregi  e graffi che portava dentro, impossibili da nascondere.

Anni di vagabondaggio, lavori precari, un breve periodo con un’occupazione stabile, i readings poetici  tra tormenti e abissi esistenziali e poi l’affermazione  come scrittore che se anche gli toglierà il bisogno non gli regalerà la felicità.

Le donne e l’alcol sono una costante della sua vita errabonda, tra amori autentici e un’infinità di rapporti occasionali, spinta liberatoria per non morire.

Basterebbero alcune sue  irriverenti citazioni per capire cosa pensava dell’umanità e della vita.

Il realismo  esacerbato gli alienò la simpatia  dei critici di un’America perbenista e puritana che si crogiolava nel “sogno americano” da lui impietosamente infranto e dissacrato.

 Tutte le sue opere descrivono il mondo degli emarginati, dai barboni, alle prostitute,  dai giocatori d’azzardo agli alcolisti, il suo universo è popolato dagli ultimi, non della sua scala valoriale,   tanto che il tanfo dei bordelli ha un odore più allettante dei prati e delle case che odorano di pulito. Il suo è un messaggio  chiaro e scomodo e quanto  più sentiva il rifiuto da parte dei benpensanti tanto più si divertiva a provocare con il suo linguaggio scurrile e senza filtri.

La mia unica ambizione è quella di non essere nessuno, mi sembra la soluzione più sensata.

Voleva scuotere le coscienze,  sottrarsi ai diktat della competizione e del successo che travolgevano e stravolgevano i rapporti, tanto da non riuscire a trovare  un briciolo di umanità nella società dell’opulenza.

 Passai accanto a duecento persone e non riuscii a vedere un solo essere umano.

I suoi romanzi, racconti, poesie, aforismi sono un affaccio sulla mostruosità del degrado metropolitano, tra rifiuti e baracche sgangherate dove chi vive ai margini della società,  nel suo niente riesce persino a cogliere barlumi di felicità.

 Solo i poveri riescono ad afferrare il senso della vita, i ricchi possono solo tirare a indovinare.

Indipendente, anarcoide, il grande “Hank”  ha percorso il suo viaggio esistenziale solo tra una folla di esseri stritolati nell’ingranaggio del conformismo, un inferno forse peggiore di quello da lui stesso sperimentato nei suoi vagabondaggi.

La perfezione mi fa schifo, mi repelle. Tutte quelle donne e quegli uomini che cercano la perfezione negli stereotipi creati dalla società mi fanno venire il vomito. Fottuti manichini di carne, senza personalità o amore per se stessi. Stessi vestiti, stessa musica, stesse espressioni, stessi cibi, stesse scopate, stesse auto, stesse vite, e alla fine?... Stessi suicidi neurali di massa. Perché vivere come un automa è senza ombra di dubbio un suicidio. Quando tutti si è uguali, Tutti si è nessuno. La perfezione è un uccellino in gabbia che vive, mangia, caga e muore con il solo scopo di essere ammirato. Lo voglio libero, spiumato, infreddolito, denutrito ma libero..."

[Charles Bukowski]

 

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Commenti al Post:
woodenship
woodenship il 29/06/16 alle 19:29 via WEB
Che dirti?Ne fai una presentazione da urlo,di quelle che possono soltanto scatenare una tempesta d'affetto,per un personaggio così intenso,controverso ed affascinante della letteratura moderna.......Grazie infinite con un abbraccio di brezza soave.........W.......
 
 
lorifu
lorifu il 29/06/16 alle 22:53 via WEB
Grazie Wooden, l'ho sentito molto e quando un personaggio mi prende sento l'urgenza di raccontarlo. Un abbraccio :-)
 
Vince198
Vince198 il 03/07/16 alle 20:11 via WEB
Gran bel post, dettagliato ed esaustivo, Loretta!
«La perfezione è un uccellino in gabbia che vive, mangia, caga e muore con il solo scopo di essere ammirato. Lo voglio libero, spiumato, infreddolito, denutrito ma libero...» Se non è Bukowski questo, non saprei cos'altro dire, oltre il fatto che qualche tempo fa anche io ho fatto un post su questo personaggio fuori da ogni schema "convenzionale", ricordando nel contempo la beat generation, ovvero personaggi del calibro di Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William Burroughs, Neal Cassady, Gary Snyder, Lawrence Ferlinghetti (tra i miei preferiti), Norman Mailer, che mi hanno sempre affascinato.. Brava, molto brava ^__________^
 
 
lorifu
lorifu il 10/07/16 alle 23:49 via WEB
È un periodo storico che noi, di "un'età certa" non possiamo non avere a cuore non fosse perchè ha coinciso con l'unica rivolta che in Italia abbia avuto un peso dopo il 1946, quel Movimento studentesco che nel 1968, io anche se ragazzina, vivevo con tutta la passione della mia giovane età. :-)
 
   
Vince198
Vince198 il 11/07/16 alle 08:15 via WEB
Già! Ero a "Valle Giulia" a Roma in quel periodo (marzo 1968) con un mio cugino (figlio di un fratello di mia madre che lavorò in quella città per tutta la sua vita) e non ero ancora iscritto all'università. "Qualcosa" di pesante l'ho vista, anche se da lontano e la ricordo ancora..
Per contro qualche tempo dopo ho assistito a "fatti" accaduti presso l'università di Padova (che frequentai l'anno successivo) e che mi convinsero che certe "rivoluzioni" sono salutari se non si ricorre a veri e propri atti di violenza (a 360°): es. per sei mesi le lezioni nella facoltà che frequentai non vennero più tenute per via di un sedicente collettivo universitario che, interrompendole quasi in continuazione e cacciando via i professori, intese impartire lezioni politiche (ti lascio immaginare di quale tendenza).
E se solo si provava non dico ad ostacolare (pura fantasia) ma, nella piena libertà individuale, a non ascoltare e andare via, erano BOTTE!
Ci cascai la prima volta, però dopo frequentai solo quando questi galantuomini erano impegnati altrove.. Francamente e per certi versi, fermo restando che certo "insegnamento" del periodo era sicuramente inadeguato, non so se da allora c'è stato vero progresso nel mondo della scuola a livello applicativo, cognitivo. Hai visto mai che, se non ricordo male, nella facoltà di architettura di Ve, si tennero esami in cui si presentavano alcuni studenti per sostenere esami per altri non presenti? Si, esami "collettivi": andavano a sostenerli un gruppetto di studenti rappresentanti una "massa" cinque o sei volte superiore.. Resto dell'idea che lo studio rimane una cosa seria e in quell'ambito bisogna agire, non cercare di dribblare con la complicità di professori, usando certe metodologie che alla lunga non producono effetti positivi.
Ne va del futuro e dell'onorabilità dell'essere umano! Oggi c'è un'aria differente, le università italiane non sono certo fra le prime al mondo (quella di BO, la meglio classificata, mi pare sia intorno al 200esimo posto), infarcite come sono di baronie, nepotismi etc. Non mi pare un bel vedere, francamente e soprattutto da questo punto di vista non credo siano cambiate molto certe faccende dal 1968.. Un mio cognato, che è professore ordinario (per la privacy non posso dirti dove e in che facoltà, che materia insegna etc.) parlando di queste faccende, mi ha detto che certi malvezzi non sono per nulla cambiati, ancorché ci sono professori universitari che in un certo senso "indottrinano politicamente" studenti, se non stai in quell'ambito non fai passi avanti etc. etc.
Si stava meglio quando si stava peggio? Non saprei dirti con certezza perché sono lontanissimo da quegli ambienti da decenni, tuttavia qualche dubbio rimane nella mia coscienza.. ^________^
 
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Tu credi di incontrare l’amore,

in realtà è l’amore che incontra te

nei modi più strani,

inaspettati, involontari, casuali.

A volte lo confondiamo col bene

e lo surroghiamo.

Spesso siamo convinti sia amore,

fingiamo sia amore,

e leghiamo noi stessi

a una indistruttibile catena

frutto dei nostri desideri mancati

dei nostri sogni sopiti

delle nostre abitudini

delle nostre paure

delle nostre comodità

delle nostre viltà

dei nostri calcoli

della nostra apatia

dei nostri falsi moralismi.

Ma quando arriva, se arriva,

lo riconosci,

come  “il sole all’improvviso”

sconvolgente, coinvolgente,

totalizzante, esclusivo,

fusione di corpo e anima

osmosi perfetta.

Se finisce,

un dolore muto, senza fine.

loretta

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 

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