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ALASKA: 25 ANNI DI DISASTRO AMBIENTALE

Vi ricordate il 24 marzo del 1989? Sicuramente, pochi di voi lo ricorda. Fu il giorno di uno dei peggiori disastri ecologici della storia.


Manca qualche minuto dopo la mezzanotte, la superpetroliera Exxon Valdez si arena contro una scogliera nello stretto di Prince William, costa sud dell'Alaska. Oltre 40 milioni di litri di petrolio greggio fuoriescono dal profondo squarcio nello scafo e nei mesi successivi si disperdono nell'acqua arrivando a toccare oltre 2.000 chilometri di coste incontaminate. "Il giorno in cui il mare è morto", come venne definito da un vecchio indigeno con una frase che diventò il titolo di un libro dedicato all'incidente. In seguito, furono ritrovati moltissimi animali morti, le stime parlano di 250.000 uccelli marini, circa 2.800 lontre marine, 300 foche comuni e 250 aquile. Sono scomparsi numerosi membri di un gruppo di orche marine che vivevano nella baia, la pesca è andata distrutta insieme a miliardi di esemplari e uova di aringhe e salmoni.
La Exxon Mobil, il colosso dell'energia proprietaria della nave, dice di aver speso 2,1 miliardi di dollari in operazioni di pulizia, ma, venne condannata a risarcire altri 5 miliardi per "danni punitivi", comminati più per punire il colpevole che per risarcire le vittime. Nel 1994 la cifra viene dimezzata in sede d'appello e ridotta nel 2008 dalla Corte Suprema a 500 milioni. Nonostante tutto, 25 anni dopo l'area non è ancora stata recuperata. Dei 32 settori monitorati dal governo degli Stati Uniti (che comprendono popolazioni di pesci e animali selvatici, habitat e risorse varie), ad oggi solo 13 sono considerati "guarite" o quasi. Gli altri sono ancora nella lista degli ammalati.
Nonostante la zona venne pulita subito dopo l'incidente, il petrolio in effetti è ancora presente in alcune spiagge del golfo, il perché lo ha spiegato Gail Irvine una ricercatrice del Geological Survey degli Stati Uniti intervistata dal National Geographic: "Quando il petrolio è fuoriuscito dalla nave si è mischiato con l'acqua marina formando una emulsione che nel tempo si è trasformata in un composto denso, la parte esterna del composto è stata consumata dagli agenti atmosferici, ma l'interno è rimasto intatto. E' come la maionese lasciata sul tavolo della cucina, dopo un po' di tempo forma una crosta sulla superficie, ma all'interno è ancora un composto denso e scivoloso. Questa emulsione di petrolio e acqua di mare si infiltra tra le rocce e lì rimane intrappolata formando delle pozze o penetrando sotto le rocce stesse. Il petrolio infiltrandosi nei sedimenti contamina i molluschi. In questo modo non uccidono gli animali di cui si nutrono, ma, procura loro dei danni sul lungo periodo". Una stima del 2003 ha calcolato che ancora più di 75mila litri sono lì, sotto i sedimenti, e la Exxon Valdez Oil Spill Trustee Council, il consiglio che controlla la situazione per conto dei governi federale e statale, ha dichiarato che il petrolio è ancora tossico come nelle prime settimane dopo l'incidente e che ci vorranno forse secoli perché sparisca del tutto. Gli scienziati hanno scoperto che gli effetti del petrolio sugli esseri viventi sono più complicati di quanto si pensasse: si è visto che altri animali, come le orche, le lontre, le anatre, hanno continuato a soffrire anche anni dopo il disastro. La grande famiglia di orche che viveva nella baia è passata da 22 unità a 7 e il governo a recentemente affermato che per questo gruppo non sembra ci sia speranza di recupero: la popolazione probabilmente si estinguerà. Richard Steiner, ex professore di biologia marina all'università dell'Alaska, afferma:"Gli sversamenti non possono essere puliti del tutto e causano danni a lungo termine. Se continuiamo a produrre e trasportare petrolio dovremo farlo con i più alti standard di sicurezza, senza badare a spese".

Curiosità: dopo l'incidente, la Exxon Valdez fu riparata e cambiò il suo nome in Sea River Mediterranean e ancora porta petrolio lungo l'Atlantico. Solo un posto gli è precluso: lo stretto di Prince William. Per legge non può tornare sul luogo del delitto.

 

Opinione personale: A 25 anni dall'incidente della Exxon Valdez, quali sono le conseguenze ambientali del disastro? Nel 2013 è emerso che la popolazione di animali locale mostra ancora i segni di un possibile avvelenamento da idrocarburi e il mare è ancora inquinato. 

Si pensa che risolve il problema è sufficiente dare multe e pulire, non basta!   L'unica vera soluzione è smettere di usare il petrolio. Nel frattempo,  il nostro pianeta sta soffrendo.  Faccio i miei complimenti ai governatori del mondo che non hanno nessun interesse per salvare e rispettare la Terra!

Buona giornata

Pubblicato dalla Redazione radio DgVoice, Eleonora

 
 
 
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