Counselling di Yaris

Il nemico dell'uomo

Un bellissimo film di Jane Campion, "In the cut", ha come protagonista una insegnante interpretata da Meg Ryan che conosce casualmente un poliziotto (Mark Ruffalo) e comincia a frequentarlo perché ne è attratta: non solo è affascinante, ma è anche protettivo e gentile. L'agente sta indagando sul misterioso serial killer che uccide e squarta giovani donne della città, ma per una serie di coincidenze Meg Ryan comincia a sospettare che l'assassino possa essere addirittura l'uomo che ha appena conosciuto.

Il sospetto è terribilmente paradossale: un uomo che indossa l'uniforme del difensore della legge, che si presenta con un volto buono e rassicurante, potrebbe invece nascondere aspetti violenti e maligni. 

Il male è banale, inconsapevole e può anche avere un volto tenero.

Cosi  titola il suo articolo Laura Eluati, giornalista dell'Huffington post, analizzando o forse semplicemente interpretando ciò che la cultura odierna nega (.. scaricandone gli effetti sul capro espiatorio del momento): il  volto buono e rassicurante, potrebbe invece nascondere aspetti violenti e maligni.

Le indagini seguono la prassi, l'effetto, i fatti, la cosiddetta probatoria, per dare risposte a comportamenti solitamente definiti come raptus di follia di persone normali.

Oggi, il nemico prende il volto dello straniero che ruba il lavoro dei campi, di assistenza agli anziani, di quei lavori che, ormai, nell'immaginario collettivo ledono quel principio lavorativo del dover faticare per ottenere pochi euri, considerato quasi un'umiliazione.

Il nemico è colui che invade i territorio, che acquista diritti a danno dell'autoctono; che occupa il posto in ospedale. Il nemico è il barbaro che non è soltanto da temere ma è da combattere perché non è come me. 

Lo straniero è nemico per tradizione mentre l'uomo della porta accanto è una persona normale, che ha un'attività lavorativa, che non disturba, magari è regolarmente sposato con figli oppure convivente e dai modi sempre cortesi.

Poi, una mattina, faccia d'angelo si trasforma in un violento stupratore; un ricco imprenditore, convoca in tribunale coloro che ritieni i suoi nemici e li fredda a colpi di pistola. E ancora di follia si parla, quando un onesto infermiere, con la passione per la caccia, abbraccia prima la pistola e poi il fucile per sparare dal balcone, uccidere persone e consegnarsi dicendo: Ho fatto una cazzata, ho fatto una cazzata.

Si possono accostare i tre accadimenti? E quanti altri, che riempiono i quotidiani possono avere radici comuni? Si può ipotizzare, con motivazioni differenti, che tutti e tre gli attori dei fatti evidenzino più che il tratto della follia, l'aggressività e la malvagità dell'uomo naturale ( animalesca) quella che normalmente si definisce secondo natura?

Poi c'è l'arroganza, la presunzione e la superbia. Che sia televisiva, che sia familiare, che sia psicologica o politica, di fatto incita al linciaggio, all'eccitazione dell'aggressività, alla rabbia,  alla cattiveria repressa, fino ad un attimo prima, e  ben nascosta dietro gli atteggiamenti cortesi della persona normale...

Yaris

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"... Il male che è nel mondo viene quasi sempre dall'ignoranza, e la buona volontà può fare guai quanto la malvagità, se non è illuminata. Gli uomini sono buoni piuttosto che malvagi, e davvero non si tratta di questo; ma essi più o meno ignorano, ed è quello che si chiama virtù o vizio, il vizio più disperato essendo quello dell'ignoranza che crede di saper tutto, e che allora si autorizza a uccidere.  L'anima dell'assassino è cieca, e non esiste vera bontà né perfetto amore senza tutta la chiaroveggenza possibile"

(La Peste-  A.Camus, Bompiani 1986, pag. 101)