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Allarme VIRUS EBOLA, oltre 100 morti in Africa. Il rischio in Italia è concreto: le precauzioni.

Post n°568 pubblicato il 12 Aprile 2014 da nonna.fra
 

 

Pubblicato in data 09/apr/2014

L'epidemia di Ebola si è manifestata il 9 febbraio nel sud della Guinea e in appena due mesi è stata dichiarata tra le più preoccupanti mai registrate dalla comparsa del virus, quarant'anni fa. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, è elevato il rischio che si diffonda anche in Europa, dove in alcuni aereoporti è scattato il codice rosso. 

Il vice direttore generale dell'OMS, Keiji Fukuda, afferma che "la sfida è particolarmente difficile a causa della grande dispersione geografica dei...
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Ricordiamo quali sono i sintomi dell’Ebola?

All’inizio nausea, mal di testa, poi vomito e febbre emorragica. Ma mentre la malaria e il tifo possono dare sintomi analoghi, le emorragie devono essere considerate campanelli d’allarme.


E’ salito a 118 il drammatico bilancio delle vittime causate dal letale virus Ebola, che ha scatenato una vera e propria epidemia, tutt’ora in corso e in tragica evoluzione, in Africa. Nelle ultime ore è scattato il codice rosso negli aeroporti europei. E’ la prima volta che accade da quando, 40 anni fa, questo virus ha fatto un triplo salto di specie e, dopo i pipistrelli e le scimmie, ha cominciato a uccidere l’uomo. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) è realmente allarmata, scrivono le principali testate europee e internazionali. Il ceppo attualmente attivo in Guinea e in altri Paesi africani confinanti è più “cattivo” di quelli che hanno causato epidemie negli anni scorsi: da una letalità di sette su dieci colpiti, si è passati a nove su dieci. Dunque un virus a cui è praticamente improbabile sopravvivere. Ed è proprio questo uno degli aspetti che fa naturalmente piu’ paura.

Non esiste infatti una cura, l’isolamento e l’attesa di una auto-guarigione sono le uniche armi disponibili. «L’attuale esplosione di focolai in Guinea e Liberia è tra le più difficili mai affrontate e potrebbe proseguire ancora per 3-4 mesi», dichiara il vice direttore generale dell’Oms Keiji Fukuda. L’epidemia in Guinea, inoltre, sta generando per la prima volta il timore che il virus possa varcare i confini continentali e avviare il suo diffondersi anche in Europa. In circa 40 anni dalla sua scoperta, contagi circoscritti a piccoli focolai in Africa centrale hanno colpito, complessivamente, un migliaio di persone in aree rurali. La novità, estremamente negativa, è il suo arrivo nelle città. In grandi e popolose metropoli, come la capitale della Guinea e altri centri abitati di Sierra Leone, Liberia, Senegal. Dove è difficile isolare gli infettati e dove il virus può espandersi a macchia d’olio. Così il numero dei possibili contagi sale in modo esponenziale: milioni le persone a rischio. L’Oms si è mobilitata ad ogni livello per prevenire nuovi casi, interrompere i contagi e la diffusione insieme a numerosi partners.


Allarme VIRUS EBOLA, oltre 100 morti in Africa. Il rischio in Italia è concreto: le precauzioni.

«Purtroppo questa volta il virus non si è fermato ai villaggi rurali, ma ha iniziato a diffondersi in un grande centro urbano dove vivono due milioni di persone e si tratta del ceppo più aggressivo (ceppo Zaire). L’isolamento dei casi non basta, è fondamentale tracciare la catena di trasmissione. Tutti i contatti dei pazienti che potrebbero essere stati contagiati dovrebbero essere monitorati e isolati al primo segno dell’infezione». E avverte: «L’Italia non ha voli diretti con le capitali dei Paesi attualmente coinvolti dall’epidemia; se da una parte è positivo, dall’altra è un fattore di difficoltà poiché passeggeri infetti potrebbero arrivare dagli scali europei. Sarebbe bene, quindi, che anche l’Italia iniziasse ad attivare misure di attenzione negli aeroporti e nei centri di prima accoglienza. La rete dei laboratori di microbiologia clinica in Italia comprende alcuni centri di riferimento con strutture di alto isolamento e capacità tecniche di diagnosticare tali patologie». Queste le preoccupanti parole del presidente dei microbiologi Pierangelo Clerici.

Ecco maggiori informazioni e preziosi consigli, da un estratto del sito Panorama.it

Professor Palù (Direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova), dobbiamo preoccuparci seriamente?

È importante che non si diffonda il panico. Si sta controllando la situazione e va ricordato che questo virus non si trasmette per aerosol, ma solo per contatto diretto con mucose infette, tramite ferite, sangue o per trapianti. Insomma, non siamo in una situazione come quella del film Outbreak con Dustin Hoffman.

Quali precauzioni prendere, dunque?

Sicuramente le indicazioni del ministero della Salute, a partire dalla massima attenzione alle norme igieniche, come lavarsi le mani. Occorre naturalmente evitare il contatto con sospetti o chiunque abbia soggiornato in zone a rischio, perché potrebbe essere potenzialmente portatore del virus. E poi occorre fare attenzione ad alcuni sintomi: i primi a comparire, nel caso dell’ebola, sono comuni ad altre febbri, ma se compaiono emorragie è bene recarsi subito dal medico.

 
 
 
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