Post n°1238 pubblicato il
17 Gennaio 2010 da
virginiagrey
UN GALLO SENZA POLLAIO
Mi piacciono i galli; mi piacevano anche allora.
Erano diversi dalle galline: piccoli, multicolori, dalla cresta sulle ventitree con lunghi speroni.
Non immaginavo quale ruolo svolgessero in natura: per me i galli servivano solo da sveglia.
Essendo rimasta impressionata dalla storia delle oche del Campidoglio, ero convinta che anche il gallo del vicino di casa nostra si sarebbe potuto elevare al livello di sentinella.
Avendo scoperto la crudele realtà della vita, cioè che i galli oltre ad essere la sveglia del paese potevano essere cucinati con le patatine ed il rosmarino, decisi di fare io il gallo da guardia...
Dalla finestra, potevo vedere i tornanti che da valle portavano al paesello. Quando scorgevo un'auto, correvo fino alla casa più bassa del paese; mi appoggiavo alla balaustra del terrazzino, e, appena spuntava il veicolo: Chicchirichììììì!
Non una misera imitazione di chicchiricchì, ma un vero capolavoro di modulazione della voce, che partiva dalla base della gola.
La gente sorrideva, non mi prendeva in giro, non ero diventata lo scemo del villaggio; la nonna stessa godeva del mio entusiasmo.
In paese si sapeva quando stava arrivando qualcuno, perché ero di guardia tutte le ore, anche durante la siesta, fuorché la notte, perché, da bravo gallo, anch'io riponevo la testa sotto l'ala al tramonto del sole.
Questo mio essere "ruspante" mi fu di aiuto nella vita, quando ne dovetti affrontare le asprezze e i dardi.
Non lo sapevo, ma questa mia genuinità avrebbe continuato a vivere dentro di me, fornendomi la forza per lottare.
Il mio gallo continua ad alzare la cresta per annunciare un nuovo giorno, ogni giorno.
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