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Sul viale Ferdinando di Borbone, a San Tammaro, si trova un parco residenziale elegante composto da sobrie villette mono familiari su due livelli, adagiate l’una accanto all’altra. Noto come ‘il Parco degli americani’, quelle villette erano, infatti, abitate dai militari, con relative famiglie, in servizio presso la base Nato di Gricignano, che si trova a pochi chilometri dalla cittadina sull’Appia. Da qualche tempo però, il complesso residenziale, è deserto.
Porte e finestre sbarrate, luci spente e nessuna macchina parcheggiata all’interno del condominio; sono scomparse persino le fioriere ai balconi. All’improvviso infatti, i militari e i loro congiunti sono letteralmente svaniti. Capitava di incontrarli al supermercato o di vederli girare per le strade del paese con i loro enormi Suv e, stando al parere dei tammaresi, pare fossero persone simpatiche, allegre e disponibili; ben integrate si direbbe. Ma allora perché, all’improvviso, gli americani si sono volatilizzati? Cosa li ha allontanati, nottetempo, da San Tammaro?
Qualcuno pensa al fatto che non abbiano inteso rinnovare i contratti d’affitto scaduti per l’intero immobile, altri invece, imputano l’allontanamento agli episodi predatori di cui, anche loro, sono rimasti vittime. Ma c’è anche un’altra e più attendibile ipotesi che si fa strada in queste ultime ore. Negli ultimi vent’anni, in Campania, sono stati ‘dispersi’, per la maggior parte interrati, oltre 13 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (l’equivalente di 500mila tir); un giro d’affari che ha fruttato alla camorra oltre 5 miliardi di euro, sulla pelle dell’ignara popolazione campana. Questa valanga di veleni ha generato morte e distruzione. Sono infatti aumentate in maniera esponenziale le neoplasie, i carcinomi al polmone e allo stomaco e, dato ancor più allarmante riportato dagli organi sanitari, hanno avuto una impennata i tumori al testicolo nei giovani e giovanissimi.
I dati sono perfettamente sviscerati nel ‘Cluster Analysis of mortality and malformation in the Provinces of Naples and Caserta’ che, come ricorda Gaetano Rivezzi, presidente dell’associazione campana di ‘Medici per l’Ambiente’: “E’ un lavoro scientifico internazionale che evidenzia chiaramente come i dati di mortalità, derivante da tumore al polmone, al fegato, allo stomaco, al rene e alla vescica, siano ricorrenti in alcune zone. Si contano – prosegue il dirigente medico – circa 800 morti per tumore del seno, di cui 100 nella sola provincia di Caserta".
A squarciare il velo che copriva il traffico di rifiuti tossici, intervenne ‘Cassiopea’, l’indagine iniziata nel 1999 e durata ben sette anni, sotto il coordinamento del Pm del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Donato Ceglie. Per quanto, ad un passo dalla verità, l’encomiabile lavoro del Pm si sciolse nell’acido della prescrizione, la serrata inchiesta portò alla luce il più grande traffico di rifiuti tra nord e sud del Paese. Il coordinamento tra la Forestale e le altre forze dell'ordine, permise, in seno a ‘Cassiopea’, di individuare una buona parte di aree interessate allo sversamento di quei rifiuti tossici oggetto del traffico, cristallizzato dal Pm sammaritano. Vaste aree tra le province di Napoli e Caserta, vennero destinate a nascondiglio per l’immondo carico di veleni e morte. Da questo momento in avanti entrano in scena gli americani.
Era il 2008 quando, a causa del possibile avvelenamento delle falde acquifere, nel perimetro di Casal di Principe, le famiglie statunitensi, vennero invitate dall’ospedale della Marina Militare, a lasciare le abitazioni in cui risiedevano per salvaguardare la loro salute: "La presenza delle sostanze inquinanti presenti nel sottosuolo – ha sostenuto Paul Gilloly, medico americano e capo della ‘Pubblic Health Evil’ – possono, potenzialmente, entrare nelle abitazioni ed essere inalate con effetti nocivi. Per questo abbiamo deciso di far trasferire le persone". Nel giro di pochi mesi infatti, a cavallo tra il 2008 e il 2009, sono stati riallocati ben 38 nuclei familiari. Ma gli americani hanno deciso di vederci chiaro e, nel giro di un anno e mezzo, hanno prodotto un allarmante dossier basato su numerose analisi ambientali. Un team di esperti, infatti, composto da medici e tecnici dell’ambiente delle forze alleate, ha dato luogo ad un campionamento dell’aria, del suolo e delle acque. Ne è derivato un corposo documento, anche video, che è stato trasmesso dalla ‘American Forces Network Europe’, la tv seguita dai militari in Italia e nelle regioni europee.
Dalle risultanze emerse dal lavoro degli esperti, l’amministrazione americana ha stabilito che il proprio personale non possa, temporaneamente, stipulare contratti di fitto in tre specifiche aree intorno a Napoli, perché considerate a rischio; una di queste ingloba anche San Tammaro e gli altri comuni del circondario. L’opera scientifica di riscontro, ha fornito proiezioni su esposizioni ad aree inquinate sul medio termine e non sui tempi più lunghi che, va da sé, comporterebbe una maggiore e più invasiva incidenza sul fisico, delle sostanze inquinanti.
Tim Halenkamp, ‘Naples Phe Medical Advisor’, spiega come: "Alcuni di questi test mostrano la presenza di un agente chimico, il Tetracloroetilene". Ma questa è solo una delle altre 17 sostanze pericolose e per la salute, presenti in alta concentrazione, che lo studio americano ha permesso di rilevare. Oltre al tetracloroetilene anche il benzene, la diossina, l’etilbenzene e il cromo esavalente, solo per citarne alcune. Ma gli americani non si sono limitati a questo; hanno anche riportato, nella scioccante tabella dei veleni, anche il tipo di cancro che può derivare dalle singole sostanze e il tempo che esso impiega a svilupparsi nel corpo umano. Ve ne sono alcuni infatti, secondo quanto riportato nell’analisi conclusiva, che hanno un tempo di incubazione che va dai 20 ai 30 anni generando una morte lenta e inconsapevole. I militari statunitensi, in sinergia con il relativo ministero per la salute, nel breve volgere di un anno e mezzo, hanno creato le condizioni di massima tutela verso i loro concittadini, temporaneamente residenti in Italia.
Forse anche per questo ‘il parco degli americani’ di San Tammaro, è stato sgomberato. Il processo ‘Cassiopea’, del Procuratore Donato Ceglie, che aveva portato ben 95 persone al banco degli imputati, si è concluso con un nulla di fatto a causa della prescrizione; peccato che, con essa, non siano stati prescritti anche gli effetti letali dei rifiuti che il magistrato era riuscito a scovare. C’è da chiedersi quando avrà inizio, da parte delle autorità italiane, un serio lavoro di tutela e salvaguardia delle popolazione costrette a soccombere per ‘biocidio’ e non vuol pensare di esser meno fortunata delle genti del ‘nuovo mondo’. Ma nonostante gli allarmi e l’opera delle forze dell’ordine e della magistratura, i traffici di rifiuti illeciti con la Campania, continuano imperterriti. E’ notizia delle ultime ore, infatti, che la Forestale sarda ha bloccato, al porto di Cagliari, un ingente carico di carcasse di animali infette, proveniente da un’azienda in provincia di Sassari e dirette a Napoli, essendo destinate ad una fabbrica per la produzione di mangimi per pesci, cani e gatti. E’ proprio vero che non c’è mai fine al peggio. tratto da interno18.it
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