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150°, festa il 17 marzo. Ciano attacca Napolitano
Nel programma per i 150 anni spicca l'omaggio del Presidente a Vittorio Emanuele II. Da Gaeta l'ira dell'assessore sudista.
L'Italia unita che compie 150 anni vedrà le sue celebrazioni - lunghe un anno e dense di migliaia di eventi, restauri, mostre - iniziare con un gesto simbolico e denso di significato: l'attuale Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, renderà omaggio al primo Capo dello Stato unitario, il re Vittorio Emanuele II «padre della patria». Ieri mattina, presso la sede della Stampa Estera a Roma, è stato annunciato il fitto calendario che scandirà quest'anno di memoria e di riflessione sull'identità e l'appartenenza nazionali: c'erano il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, il presidente del Comitato dei garanti per le celebrazioni, Giuliano Amato, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, il presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta e quello della Regione Piemonte, Roberto Cota.Quando Amato ha dato l'annuncio della visita alla tomba del primo Re, nella sala c'è stato un fremito di sorpresa: «Sia chiaro - ha allora spiegato l'ex premier -, questo non prelude a nulla. Il fatto che il Capo dello Stato vada al Pantheon non significa che altri, che vi aspirano, potranno essere lì sepolti (il riferimento è agli ultimi due re d'Italia, ndr). È semplicemente l'omaggio al sovrano che, insieme con Cavour, Mazzini e Garibaldi, ha fatto l'Italia». E tuttavia il gesto c'è e ha il sapore di una riappacificazione definitiva tra l'Italia repubblicana e la sua origine monarchica.Il fatto avverrà il 17 marzo, anniversario della proclamazione del Regno d'Italia e - solo per quest'anno - festa nazionale. In quella medesima data il Presidente Napolitano si recherà all'Altare della Patria, dove è sepolto il milite ignoto. Sarà quella - nell'intenzione del comitato - la data emblematica di tutto il centocinquantenario, e per questo sarà preceduta da una «notte tricolore», una veglia cioè - organizzata secondo modalità diverse in molte città - sul modello delle notti bianche, ma con una serie di manifestazioni centrate sull'evento che si va a ricordare.Una seconda data avrà particolare enfasi: il 2 giugno, festa della Repubblica. In quella circostanza - ha spiegato il sottosegretario Letta - il Capo dello Stato e il presidente del Consiglio inviteranno a Roma tutti i 26 capi di Stato dell'Unione Europea, più il presidente degli Stati Uniti e quello della Russia, a cui si aggiungeranno (ma l'elenco non è ancora definito) i capi di tutti gli Stati in cui vi sia una significativa presenza italiana. Questi illustri ospiti presenzieranno alla tradizionale parata militare, che avrà quest'anno un carattere storico rievocativo. Saranno poi ospiti al Quirinale per colazione e nel pomeriggio, in Campidoglio, parleranno loro stessi dell'Italia e dei rapporti con i rispettivi Paesi.«L'unità d'Italia - ha detto ancora Letta - è stato un fenomeno nazionale, ma è indubbio che Torino e il Piemonte hanno avuto un ruolo principe in questo processo», da qui il focus che le celebrazioni avranno in questa città e in questa regione. Il sindaco Chiamparino e il presidente della Provincia Saitta hanno parlato delle mostre alla Venaria Reale e di quelle alle Officine Grandi Riparazioni, ricordando che Torino sarà la città di partenza del Giro d'Italia e ospiterà tutti i grandi raduni d'arma, da quello degli Alpini a quello dei Bersaglieri. Defilato il governatore Cota: «L'importante è guardare avanti. Il futuro è il federalismo». E chi vuole le celebrazioni se le faccia. [La Stampa]
Antonio Ciano: Presidente Napolitano, il 17 marzo non festeggi la Monarchia, è un tradimento «L'archivio storico dello stato maggiore - lo conferma la sciocca laconicità alla quale ha costretto lei, il governo italiano! - è l'armadio nel quale la setta tricolore custodisce e protegge i suoi risorgimentali scheletri infami; custodisce e protegge le prove delle sue gloriosità sempre abiette; custodisce e protegge le prove che nel 1860 l'esercito piemontese calò a tradimento nel Regno di Napoli e si comportò, secondo il naturale dei suoi bersaglieri e dei suoi carabinieri, da orda barbarica; custodisce e protegge le prove che Vittorio Emanuele II di Savoia, ladro, usurpatore, assassino (e perciò galantuomo) nonché il suo protobeccaio Benso Camillo, porco di stato (e perciò statista sommo) ordinarono ai propri sadici chianchieri (traduco per i toschi: ai propri sadici macellai) di mettere a ferro e fuoco l'invaso Reame, libero, indipendente e sovrano, e di annetterlo quindi al Piemonte grazie ad un plebiscito che fu soltanto una truffa schifosa, combinata da garibaldesi, da guardie nazionali, da soldati allobrogici, e da camorristi...» (Interpellanza parlamentare di Angelo Manna).Il presidente della repubblica Napolitano, tradendo la sua funzione istituzionale, festeggerà il 17 marzo i 150 anni della Monarchia sabauda. Un affronto alla nostra Repubblica. Trattasi di tradimento alla Resistenza, a quanti si sono immolati, a quanti sono morti per darci la libertà, morti per questa Repubblica diventata un puttanaio.Sig Presidente, ci ripensi, il 17 marzo non può recarsi a rendere omaggio a Vittorio Emanuele II, uno dei più grandi criminali della storia. Invase il Regno delle Due Sicilie senza dichiarazione di guerra, massacrò un milione di meridionali, fece smantellare fabbriche, fece smembrare il tesoro delle Due Sicilie, fece emigrare milioni di italiani. Come ha scritto Manna, Vittorio Emanuele II era un ladro, un usurpatore,un assassino, un massone, un monarca. La Repubblica italiana è nata sulle ceneri di casa Savoia; il presidente di una repubblica non può festeggiare la monarchia perdente, feroce, che massacrò una parte d'Italia per arricchire l'altra. L'Italia fu riunita il 25 aprile del 1945, dopo che fu divisa in tre tronconi dalla fufga di un altro Savoia l'8 settembre del 1943. L'Italia nord-orientale fu accorpata il 10 settembre del 1943 al Terzo Reich con un decreto di Hitler; l'Italia nord -occidentale era amministrata da Mussolini con la RSI; il sud era amministrato dagli Alleati.Gli storici di regime e la massoneria, sig Presidente, la stanno guidando verso il baratro istituzionale. I ragazzi non capiscono, non si può confondere l'Unità d'Italia con il Regno d'Italia. La Francia festeggia la repubblica e non la Monarchia. Gli israeliani festeggiano il loro stato e non Hitler che li massacrò. Il re fellone Vittorio Emanuele II, dopo aver promulgato le leggi razziste contro gli ebrei, ha ancora strade e piazze intitolate, faccia un decreto presidenziale; bisogna cancellarlo dalla storia, dalle strade, dalle piazze italiane. Gliene saranno grati gli ebrei, gli italiani e il mondo intero. Questo è il gesto che un presidente della Repubblica nata dalla resistenza deve compiere.
[Antonio Ciano] da http://www.telefree.it
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Inviato da: maximus260
il 08/09/2020 alle 08:18
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il 10/08/2018 alle 22:53
Inviato da: labora17554
il 10/08/2018 alle 22:52
Inviato da: GothMakeUp
il 21/03/2017 alle 16:14
Inviato da: diletta.castelli
il 23/10/2016 alle 14:21