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Nell'indifferenza del Comune, Napoli rischia di perdere il marchio Unesco

Post n°1194 pubblicato il 24 Novembre 2010 da luger2
 

Tra i rifiuti e il degrado della città! Altri 4 mesi e l’Italia perderà uno dei suoi 45 siti patrimonio mondiale dell’Umanità. A febbraio 2011 infatti scade l’ultimatum imposto dall’Unesco all’amministrazione comunale di Napoli per la consegna del Piano di Gestione del Centro Storico, l’insieme programmatico di misure per mettere a sistema servizi ed attività quali sicurezza, pulizia, accoglienza ed esercizi pubblici. Si tratta di un documento che Parigi attende da 15 anni e il cui ritardo di consegna comporta l’immediata esclusione dalla lista del World Heritage, come tra l’altro è già accaduto alla città tedesca di Dresda. Un nuovo schiaffo a Napoli e all’Italia intera visto che, con i suoi 45 siti, il nostro Paese detiene il record mondiale di aree considerate patrimonio dell’Umanità.Eppure il Piano di Gestione del Centro Storico è un semplice documento da compilare e inviare alla sede di Parigi in cui si delinea la strategia per salvaguardare e rivalutare il patrimonio artistico del "casco antico" della città partenopea. In cambio, Parigi premia le amministrazioni locali virtuose con centinaia di milioni di euro, con attività che richiamano il lucroso “turismo culturale” e con il suo via libera ai cospicui finanziamenti strutturali dall’Europa. Ma non solo, perché potrebbe essere anche un’occasione per mettere fine al degrado di una città storica, ancora di più ora che si trova ad affrontare l’ennesima emergenza rifiuti e rivive l’incubo delle immagini delle sue strade colme di spazzatura rimbalzando da un telegiornale all’altro di tutto il mondo.“Il problema della spazzatura in Campania è lo stesso del Piano di Gestione dell’Unesco: un’amministrazione locale incapace di essere concreta che crea solo un grande caos organizzativo del quale poi siamo noi cittadini a pagarne le conseguenze”, dice all'Occidentale Antonio Pariante, Presidente del Comitato Civico di Portosalvo. Nonostante il termine ultimo di febbraio sia sempre più vicino, infatti, l’amministrazione comunale, a cui spetta l’esclusiva redazione del materiale, ha ignorato la questione del Piano di Gestione per l’Unesco fino a qualche giorno fa quando, di fronte all’incapacità di gestire la questione e alle pressanti richieste di un’Unesco sempre più in imbarazzo, ha stanziato 150mila euro affinché siano alcuni consulenti dell’organizzazione di Parigi a risolvere l’inghippo, più altri 50mila per una società piemontese che dovrebbe organizzare i lavori.Fondi ovviamente presi dalle casse comunali e dalle tasse sui contribuenti. E pensare che i progetti sono da tempo sul tavolo del sindaco Rosa Russo Iervolino (il Piano integrato “Grande Attrattore Culturale Napoli”, che prevede l’impiego di 64 milioni di euro per il restauro di 30 monumenti dell’area, e l’idea di creare una “zona franca” nel casco antico sono solo alcuni esempi). Ma secondo quanto denunciano associazioni e cittadini è da un bel po’ che il Comune ha lasciato da parte il Piano di Gestione del Centro Storico e ha preferito concentrare l’attenzione solo sul “Forum delle Culture” (nel 2013, infatti, la città di Napoli sarà capitale mondiale delle culture), sostanzialmente perché porterà 2 miliardi di euro di introiti. Intanto, però, la capitale campana rischia di perdere il marchio culturale di patrimonio dell’Umanità, un’etichetta che non ha valore. E’ dal 1995 che il centro storico di Napoli – tra l’altro il più vasto d’Europa con i suoi 720 ettari – è entrato nel club dei siti patrimonio comune dell’Umanità, la lista di eccellenza dell’Unesco. La promozione aveva lo scopo di favorire il recupero e la valorizzazione del suo immenso patrimonio storico, archeologico e architettonico concentrato nel casco antico, nel rispetto di rigidi vincoli in merito al recupero delle aree protette. Le amministrazioni comunali che si sono succedute però non hanno mai presentato all’organismo di Parigi il Piano di Gestione e quella attuale si è attivata solo dopo l’ispezione straordinaria di una Commissione di Vigilanza dell’Unesco che ha rilevato l’assenza del piano ed è rimasta colpita dal sempre maggiore degrado in cui versa l’area.Graffiti e scritte campeggiano sulle statue della più importanti di Napoli. A piazza Bellini, le mura greche del V° secolo sono circondate da immondizia e la scultura moderna appoggiata nei pressi, retaggio dell’epoca del “bassolinismo”, è dimenticata in un angolo. Piazza Dante, da poco ristrutturata, è completamente imbrattata come d’altronde anche l’effige di Giuseppe Mazzini nell’omonima piazza. Le inferriate della chiesa della venerabile Arciconfraternita del Ss. Sacramento di Sant’Eligio sono diventati utili per appendere i vestiti e i lenzuoli degli ambulanti e l’interno una comoda discarica per immondizia e sacchetti. Ma non è l’unica perché la Chiesa di Portosalvo, dopo una breve riapertura, è tornata ad essere sommersa dai rifiuti e i lavori di restauro degli interni sono fermi. Anche la Chiesa di San Giovanni Battista delle Monache, in via Costantinopoli, muore nell’abbandono: la scalinata è ridotta in un letamaio, la puzza è nauseante.Ma il problemi non finiscono qui. Accanto alle difficoltà per il degrado generale della città si aggiunge l’incapacità di coordinare i diversi soggetti di tutela: accanto al Comune, infatti, c’è il Ministero, la Regione Campania, la Provincia, le tre Soprintendenze (ambientale, archeologica e polo museale) ma anche la curia arcivescovile (proprietaria delle 800 chiese dell’area metropolitana). Per Raffaele Raimondi, presidente del Comitato Centro Storico Unesco, il problema principale è la mancanza di coordinamento concreto: “Non otterremo mai nulla se procediamo con interventi isolati di restauro. Il centro storico è un unicum da progettare nel suo insieme, anche utilizzando lo strumento della fiscalità di vantaggio per favorire gli investimenti privati, come è stato per il centro storico di Dublino”.Antonio Pariante, invece, ora teme non solo che l’Amministrazione di Rosa Russo Iervolino sia incapace di evitare il depennamento di Napoli dalla World Heritage List ma inoltre che anche il Forum delle Culture faccia una brutta fine, come d’altronde è già accaduto nel 2007 con la candidatura della Coppa America nella città partenopea. Per il Presidente del Comitato Civico di Portosalvo solo un interessamento del Parlamento può salvare il capoluogo campano dal declassamento e per questo annuncia una prossima mobilitazione politica “affinché Napoli non venga più lasciata da sola di fronte ad un’amministrazione che continua a voltarle le spalle e ritrovi il suo orgoglio come città”.di Fabrizia B. Maggi tratto da: http://www.loccidentale.it

 
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