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Pensieri..

Qualche sera fa ho visto un film, “L’ultimo volo”, ispirato ad un fatto realmente accaduto, ovvero la caduta nel deserto del Tenerée, ai confini con l'Algeria, di un aereo pilotato dall’inglese Bill Lancaster, i cui resti vennero trovati quasi 30anni dopo, nel 1962, da una squadra dell’esercito francese.
Ho fatto qualche ricerca per meglio documentarmi..
Decollato da Lympne, in Inghilterra, era diretto a Città del Capo, per tentare di battere il record stabilito su quel percorso. L’aereo cadde in pieno deserto e fuori dalle rotte di cielo e terra.
Cinquanta gradi di giorno e solo otto litri d’acqua per tentare di sopravvivere.
L’agonia del pilota inglese – testimoniata dai diari ritrovati trent’anni dopo nell’aereo - durò otto giorni e a nulla servirono le disperate ricerche della fidanzata, Chubbie Miller, una bella aviatrice, emancipata, nonché amante appassionata e pronta a tutto, che venne aiutata in questa disperata impresa da un ufficiale dell’esercito francese che, per darle qualche speranza, aveva disertato.
Un perfetto intreccio, questa vicenda, che fra verità e leggenda ha ispirato non solo il film, ma tante espressioni di commozione nell’apprendere un dramma così toccante. 
Dal diario ritrovato vicino ai resti dell’aereo risaltano alcuni brani che furono il segno sia della disperazione e rassegnazione che pian piano vinsero il pilota, che una profonda e commovente espressione del suo amore verso Chubby. 

«Il sole si sta alzando nel cielo, ma c’è ancora un venticello leggero che mi reca sollievo. Bevo un piccolo sorso d’acqua di mezz’ora in mezz’ora. Non posso impedirmi di pensare che mi trovo vicino a uno specchio d’acqua perché un uccello simile a un passero è appena passato sopra di me. Veniva da est. Se non avessi promesso nulla a Chubbie lascerei l’apparecchio stasera stessa e mi incamminerei in quella direzione. Ma devo mantenere la mia promessa, perché so che lei cercherà di fare qualcosa. Raggiungimi, Chubbie»
All’alba dell’ottavo giorno, Lancaster scrisse, probabilmente sentendo la fine approssimarsi.. «Non ho acqua… ne’ vento… sto aspettando con pazienza» .. «Arrivederci e che Dio sia con voi. Vi aspetterò lassù».
Il leit motiv del film è rappresentato dal richiamo di queste parole che esprimono una forte fede religiosa, una fiducia sconfinata propria del sentimento che ha legato i due, ma che purtroppo non lasciò spazio ad un finale positivo perché Chubbie non lo ritrovò.

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Da qualche tempo, ripensando questo film (che ho visto diverse volte), viene quasi spontaneo porre a me stesso la classica domanda: quale sarà il mio ultimo volo? Intendiamoci (e per scaramanzia): non che sia arrivato all’ “ottavo giorno” come il pilota inglese - no! Neanche per idea - però cerco di scrutare il mio orizzonte per pensare, intravedere se, nel percorso della mia vita, possa esservi qualche segnale che mi indichi una qualsiasi direzione, un segno premonitore. Anche un sogno, una semplice carezza che apra orizzonti sconosciuti, un pensiero flebile, fugace, insignificante all’apparenza.
È vero che la vita va vissuta ogni santo giorno senza allungare troppo lo sguardo in avanti, però la curiosità è forte e conservo nella mia anima certi desideri, vivo alcune aspettative che mi piacerebbe vedere realizzate. Fra le tante (..poche), trovare in me stesso quella serenità che, nonostante mi impegni molto in tal senso, ancora è restia dall’avvolgermi completamente nelle sue tenere ed accoglienti braccia..