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Toglimi il pane, se vuoi, toglimi l'aria, la luce, la primavera, ma non togliermi il tuo sorriso mai, perché io ne morrei. (P.N.)

 

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Qualche altra riflessione ..

Post n°1263 pubblicato il 12 Settembre 2014 da Vince198

«Ecco, quello che - a mio modesto avviso - deteriora un rapporto, lo rende più vulnerabile, è la stereotipa quotidianità che rende tutto, piatto, apatico, dove l'empatia non trova più spazio.. Eppure quando gli anni diventano più consistenti..  ci vorrebbe più complicità, comprendere che il futuro risiede nello stare vicini, mai perdersi di "vista", stare "gomito a gomito".. E qui anche io ho da ridire a me stesso, non credere!”»

Questa è la parte di un commento da me fatto giorni addietro nel blog di un’amica virtuale, Mira.

Son tornato, fra me e me, su questo tema a far qualche altra riflessione, perché è fuori da ogni dubbio che, soprattutto quando l’età avanza, quel bisogno diventa essenziale, come l’aria. Percepire lo stato d’animo di chi abbiamo accanto, il suo respiro, la cadenza delle parole, il tono, osservare i gesti e tutto quello che in certi momenti coinvolge più delle stesse parole che, sull’onda di versi di Neruda che in questi giorni ho pubblicato e letto in altri blog, mi hanno non solo emozionato, ma indotto a lasciarmi convolgere, onda sopra onda, da ulteriori emozioni nei versi che seguono (sonetto 45) e che esprimono il desiderio del contatto esteriore ed interiore, nonché la malinconia che può arrecare la solitudine, quella dell’anima in particolare.

E c’è chi sente riecheggiare nelle proprie terre voci lontane, sempre più dissolte nell’aria che qualche volta rimbalzano ancora dentro e inaspettatamente invadono il cuore..

 

Non star lontana da me un solo giorno, perché,
perché non so dirlo, è lungo il giorno,
e ti starò attendendo come nelle stazioni
quando in qualche luogo s'addormentano i treni.

Non andartene per un'ora, perché allora
in quell'ora s'uniscono le gocce dell'insonnia
e forse tutto il fumo che va cercando casa
verrà ancora ad uccidere il mio cuore perduto.

Ahi non s'infranga la tua figura nell'arena,
ahi non volino le tue palpebre nell'assenza:
non andartene per un minuto, adorata,

perché in quel minuto sarai andata sì lungi
che attraverserò tutta la terra, interrogando
se tornerai o se mi lascerai morire.









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Un blog di: Vince198
Data di creazione: 21/07/2006
 

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