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Post n°1255 pubblicato il 03 Agosto 2014 da Vince198


.. sul presto, visto che il sonno tende a latitare più del solito complice il caldo, mi sono alzato alle 5:50, fatto un buon caffè e poi ho dato un'occhiata alla televisione, alle ultime notizie etc. Guardando qua e là, in un canale di Sky, mi sono... imbattuto in un vecchissimo film di Luigi Comencini: “La ragazza di Bube” (1963).

Tratto da un romanzo di Carlo Cassola, la trama affronta uno dei momenti più sofferti della storia della nostra Italia, la guerra civile e il dopoguerra, filtrandolo però attraverso la storia d'amore di due giovani, Mara e Arturo, quest'ultimo per l'appunto soprannominato Bube. E mi sono, francamente, estasiato sia nel guardare una giovane e bellissima Claudia Cardinale, che fortemente colpito dall'ambiente in cui si svolse la trama del film, per i ricordi che ha acceso nella mia memoria.

Tempi – quelli - di vita grama, di povertà, quella che anche negli anni seguenti il secondo conflitto mondiale, nei miei primissimi anni di vita toccò praticamente tutti, chi più chi meno, compreso ovviamente il sottoscritto.
Ricordo, ad esempio, mia madre intenta ai fornelli a preparare pranzo.. cena, tenendo costantemente sotto controllo il fuoco a legna.. Non so.. ho anche oggi la sensazione che il cibo - allora, niente di speciale s'intende, avesse un sapore diverso, la cottura amalgamasse meglio un buon piatto di minestrone, di pasta condita con pomodoro dell'orto, una bistecca (quando c'era), polenta gialla, un uovo preparato sodo o a frittata (c'erano parecchie galline in un angolo dell'orto cui davo cibo io insieme alle mie sorelle, qualche volta).. Era usanza sedersi a tavola e consumare tutto in silenzio. Anche perchè mio padre, se qualcuno faceva il furbetto, aveva il nervo (di bue) attaccato alla sedia .. ehehehe.. Era quasi sempre in campagna, dalle 4 -5 di mattina e quando tornava a casa non voleva fastidi.. Lo capisco ancor oggi che non c'è più da tanti anni se mi immedesimo nel suo punto di vista: il lavoro, quel lavoro affaticava non poco, però so che ha sempre avuto un animo duttile, soprattutto rivolto al “nostro” bene (sacrifici immensi per farci avere il classico “pezzo di carta” perchè non ha voluto nessuno di noi figli – cinque in tutto - facesse la sua vita), non era per nulla severo per il gusto di esserlo. Altro tipo di educazione più di 50anni fa che, peraltro, ho in buona parte alienato e da sempre.


Lo avevo visto più di 40anni fa quel film però, all'oggi, il sapore di certi ricordi d'infanzia ritornano a brillare nei miei pensieri, vagando qua e là, come se li vivessi in questo preciso momento, però con una differente consapevolezza.. Se faccio paragoni con i tempi odierni e se certa gioventù si rendesse conto delle difficoltà in quei tempi a sbarcare il classico lunario, accontentarsi di quel poco che si aveva allora (e che si ha oggi in molte circostanze), vivere più serenamente e senza pretendere troppo dalla fortuna e dalla propria sorte non sarebbe così male. Essere sereni, in fin dei conti, è importante per il prosieguo nel percorso della propria esistenza, anche se certe novità ci danno il gusto più profondo della vita, quelle simili all'amore di quei due ragazzi nel film.

In fondo c'è tanta differenza rispetto ad oggi? Se certi sentimenti sono puri, profondi, sinceri e senza alcuna forma di oppressione, di eccessiva gelosia, di prevaricazione o di morbose attenzioni fine a se stesse, non c'è alcuna differenza in quel campo, nel mondo più originale ed appagante dei sentimenti più intimi..

 

 

 

 

 

 
 
 
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