Altromondo17

Quanta sensualità tra un verso e l'altro,mia dolce sig.ra Gabri...Questa attesa è carica di promesse e scommesse...Molto bella,un canto da sussurrare mentre svolazzano le tende alla finestra.........Un bacio di vento soave e ristoratore........W.......

Buongiorno mio caro Signor W....
Ricambio il bacio di vento ristoratore.
Buona giornata:)

C'è il tempo dell'attesa, molto lungo: tutto il testo è dedicato ad esso, che è colmo di sensualità e immaginazione; colmo della certezza ferrea della speranza e dell'attesa. Poi l'immaginazione apre un altro tempo immaginato ed è quello dell'arrivo di lui, ed è quello repentino in cui l'attesa finirà:la nota scritta non avrà tempo di farsi suono, perché ci sarà lui,l'amato, il desiderato. E poi l'immaginazione crea un altro tempo immaginato, quello della realizzazione del "noi", quello in cui lei e lui avranno l'intero tempo per loro, tutto il tempo apparterrà in quell'amore che finalmente potrà essere vissuto. ... ... ... Quanti tempi immaginati ha l'attesa, quanto rende presente il futuro, quanto enneizza la gioia dell'incontro se quel prefigurato incontro ci sarà!

La pazienza è una virtù che mi impongo di praticare da molto tempo, ormai: la considero il più difficile esercizio della mia esistenza.
Forse perché la mia indole non è esattamente calibrata su di essa.
Mia madre, quando ero ancora molto giovane, usava ripetermi uno dei suoi tanti proverbi che diceva: "La gatta presciolosa fece i gattini ciechi".
La gatta ero io, ovviamente, che quando mi cimentavo nei lavori a maglia, ad esempio, finivo per confezionare maglioncini sempre troppo corti:)
E' comunque servita molta pazienza per riprendere in mano il lavoro e terminarlo nel modo giusto e serve ancora oggi per coniugare tempi diversi come le aspettative e i destini di esistenze impazienti...
Un abbraccio...

La pazienza è la virtù dei morti.

Un po' sì:)
In quel caso, però, è più semplice praticarla: per questo bisogna esercitarsi prima.

Come diceva Seneca, la morte non sta davanti a noi ma è tutta alle nostre spalle.
Non sono forse morti tutti i giorni, i mesi e gli anni che abbiamo già vissuto?
Davanti a noi, invece, non c'è niente...solo inconsistenti quanto inutili speranze.

Beh, a vederla così, sembrerebbe tutto morto: davanti, dietro e, oserei aggiungere, anche di fianco a noi: unici superstiti capaci d'illuderci circa la nostra pseudo-esistenza mal percepita.
Davvero affascinante...

Se la morte è così affasciante, pensa tu come deve essere la VITA...

La mia fascinazione era riferita a quanto da te lasciato intendere circa quella VITA che, a quanto pare, in pochi hanno intravisto...Penso spesso a come potrebbe essere, così come alla difficoltà di spiegarla e di comprenderla nonostante il tempo trascorso e i tentativi compiuti al riguardo.
Prima o poi ci riuscirò:)

E in questa attesa la pazienza non solo è una virtù ma pur essa un premio pensando a quella tensione bella e positiva di cui si carica questa attesa ... ... Ciao Gabriella. Oscar

In questo caso direi proprio di sì, mio caro Oscar...Grazie per la tua lettura.

Nell'attesa "vissuta" la pazienza diviene essa stessa "VITA". Un abbraccio senza tempo, M@.

E' certamente così: vissuta allo stesso modo l'attesa di questo tuo abbraccio:) Grazie M@...

Non è un obbligo che il titolo si ritrovi poi esattamente nel testo anche se spesso accade, trovo molto più originale e di sicuro impatto non trovarne traccia nella ripetizione delle parole, come qui accade.
Costringe a cercare. Dovrebbe almeno permeare il contenuto, o esserne sintesi, o un piccolo indizio della direzione che l’autore sta prendendo?
Subito dopo il titolo, già dall’immagine proposta /perfetta sintesi della sequenza dei versi/ e dalla prima lettura non riesco a dare a “pazienza” il giusto valore per essere barra che segna la rotta del tuo pensiero. Rilevo invece presenze notevoli che si spalmano sui tuoi frames: indugio e dettaglio estremi; intervalli e movimento controllati eppure ariosi; tensione alta, parecchio; sopra tutto tantissima pausa, attesa che attende. Ma potrei sbagliare, pazienza (virtù dei forti si dice, bah!) ha tanti sinonimi, fra gli altri: remissività, arrendevolezza…in questo caso la partita /pur dal finale così fortemente dichiarato e già deciso: “…sarà il nostro...”/ si fa davvero interessante e molto sensuale...pur riconoscendo forza e consapevolezza a chi attende così sicura da dare le spalle a ciò che arriverà.
Punto in più per la colonna sonora, Gabri di Vasco, pur meravigliosa, è un'altra storia :)

Molto interessante la tua considerazione circa la sicurezza che hai percepito nella posizione di chi attende: in effetti, questo è il mio secondo scritto "Sulla pazienza", succeduto anch'esso all'analisi di uno dei miei disegni.
E' proprio sulla metà di esso, rimasto vuoto alle spalle di una persona seduta su una sedia a duplice funzione contenitivo-propulsiva, che mi sono anch'io interrogata: qualcosa, di quel vuoto, andava spiegato in altro modo e così è nato questo.
Se c'è una cosa che mi piace immensamente fare è sorprendermi: anche dove la ragione o il senso comune, o più ancora la consuetudine ci porta a guardare, girarmi, e vedere diversamente da come si sarebbe dovuto vedere.
Sarebbe stato troppo semplice guardare o immaginare cosa o chi ci sarebbe potuto essere davanti: più impegnativo, almeno per me, è stato guardare indietro con quella sicurezza che spero d'aver acquisito col tempo trascorso, e la pazienza...
Splendida la canzone di Vasco: l'unica, credo, che parli di una donna che porta il mio stesso nome:)
Grazie per avermela ricordata e per l'interessante spunto che mi ha permesso di spiegare...Un caro saluto, Gabriella.

Seducente.. Come una lampo che scende, prevedibile, eppure imprevista.

In realtà non sono molto soddisfatta dell'immagine che ho utilizzato per "illustrare" questo post: la trovo un po' troppo esplicita, ma sono comunque contenta che tu ne abbia percepito il "senso":)
Grazie...

Questa tua Si, Mi-Fa... Re-Sol.
Non so se mi spiego. :))
Che bella, mi sembra di esserci. :)))
Un grande struccone.

Complimenti, Flam, per la tua "partitura": ora che sei cotto a puntino, io che faccio: ti mangio?:)) Uno struccone a te...

Ma si, un peccatuccio di gola in più, o in meno, che differenza potrà mai fare.
Con un buon digestivo potrei passare senza alcun disturbo.
Sempre grazie. :)

Non ho bisogno di digestivi: quello che mangio, solitamente, lo digerisco egregiamente:)
Ciò che potrei assimilare da te, poi, ritenga non possa che essere altamente nutriente...

I gusti personali rientrano in un ambito insindacabilmente risaputo: non mi esprimo.
A volerci credere, arrossisco... :))

I gusti di Furrina non si discutono...

Certo che no, cara. :)