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PASQUA SENZA MORTE: DALLA PARTE DELL'AGNELLO

Post n°244 pubblicato il 31 Marzo 2010 da alf.cosmos
 

PASQUA SENZA MORTE: DALLA PARTE DELL'AGNELLO
 di diinabandhu, pubblicato il 16 marzo 2010

 

http://www.liberamenteservo.it/fratelli%20animali/pasqua2010_1

 

Pasqua senza morte, è possibile!

Pasqua di Pace ma non per gli animali: ogni anno in Italia vengono macellati oltre 7 milioni di agnelli e capretti. A Pasqua e a Natale i dati della macellazione sono impressionanti, e paiono crescere ogni anno. Le elaborazioni dell'Ismea su dati Istat confermano che la macellazione di carne ovicaprina registra a Pasqua una crudele impennata, tutto questo in nome di tradizioni religiose contraddittorie proprio perché brutali. Gli agnelli rappresentano il 73% della carne complessivamente ottenuta dalle macellazioni di ovicaprini, perciò appare evidente che l'enorme peso delle tradizioni incide pesantemente sul consumo della carne di questi poveri animali, che mediamente è di 6,5-7 kg all'anno rispetto ai circa 83 kg complessivi pro-capite di altre carni. Una società che ama definirsi civile dovrebbe riflettere seriamente sulle proprie contraddizioni, e programmare l'abbandono delle antiche usanze che oggi sono la cause di vere e proprie stragi insensate di esseri innocenti e sensibili, e che procurano sofferenza e guasti sociali oltre ogni misura.

 Scrive Franco Libero Manco (universalismo.it): «Conosco persone che alla vista diretta di un animale che soffre o all’immagine di un animale ferito, si ritraggono inorridite, disperate, si strapperebbero i capelli, mentre pronunciano la tipica e ipocrita frase «Non farmi vedere! Non farmi vedere!» e poi a tavola divorano, tranquillamente, lo stesso animale che hanno visto torturare. Se ciò fosse moralmente lecito, naturale, giusto perché non organizzare gite turistiche per visitare i mattatoi, come succede per le aziende agricole per la conoscenza diretta della frutta e degli ortaggi? Se è lecito e giusto mangiare la carne degli animali, perché la maggioranza delle persone rifiuta di vedere come vengono uccisi? E, se non è né lecito né giusto, perché si rendono responsabili di una pratica ritenuta moralmente illecita, ingiusta e crudele? Da questa ipocrisia dominante e strisciante non si salva la maggioranza delle persone più in vista. Proviamo a chiedere ai massimi esponenti del sistema sociale che usano mangiare carne. Proviamo idealmente a chiedere loro se sono consapevoli che quel prodotto è il frutto di un’ingiustizia che ha causato dolore e morte a un essere che voleva vivere, non essere ucciso e, che per il piacere del loro palato, è stato privato per sempre della vita. L’ipotetica risposta metterebbe in contraddizione il loro presunto impegno a favore della giustizia e della dignità umana. Ma anche coloro che pubblicamente sono impegnati per i diritti umani o esercitano la giustizia, sono consapevoli della loro incoerenza? Chi è più colpevole: il mandante o l’esecutore di un delitto? In realtà chi mangia la carne ha ucciso indirettamente quell’animale.».

 

lav

 

La scienza dell'alimentazione, grazie a oltre trent'anni di studi e di ricerche, ha dimostrato inequivocabilmente che l'alimentazione vegetariana e vegana, se equilibrata e varia, non solo non genera alcuna carenza, ma addirittura predispone a un miglior stato di salute. Al contrario, l'alimentazione carnea è alla base delle cosiddette "malattie della civilizzazione". Per dire basta a questa tradizione di violenza sulle tavole italiane, la LAV (Lega Anti Vivisezione onlus) propone un menù alternativo, completamente privo di ingredienti di origine animale ma ugualmente gustoso. Oltre a risparmiare migliaia di vite innocenti, questa alternativa non farà rimpiangere i tradizionali menù, grazie a piatti come "crocchette di ceci e salvia su letto di indivia belga all'aceto balsamico" come antipasto, seguito da "troffie con pomodorini capperi e melanzane", "cotolette di seitan con patate" e una "torta di riso" come dessert. Queste e altre ricette cruelty free, sono disponibili sul sito internet della LAV: www.infolav.org. L'alimentazione vegetariana è sempre più riconosciuta anche in ambiti accademici come equilibrata e salutare. La scelta vegetariana è, infatti, adatta a tutte le fasce di età e di attività e protegge dalle numerose malattie causate direttamente o indirettamente dal consumo di carne.

L'Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) augura a tutti una Pasqua senza crudeltà. «I giorni della Settimana Santa, come viene chiamata comunemente nei Paesi di cultura cattolica, che precedono la festa della Resurrezione di Cristo, invece di essere dedicati alla riflessione spirituale, si trasformano spesso in stragi collettive di animali.». ... « C'è da notare anche che gli agnelli, subito dopo i suini, sono gli animali più macellati in Italia. La Pasqua è dunque una festa per la principale religione professata nel nostro Paese, "peccato" che di festa non si tratti per i poveri agnellini, vittime sacrificali non soltanto in senso simbolico. La possibilità di alternative vegetariane per festeggiare la Pasqua è invece consigliabile».

http://www.liberamenteservo.it/fratelli%20animali/pasqua2010_2
Dalla parte dell'agnello

 Nel brano sulla Pasqua, al capitolo "Tradizione", riporto il rituale della Haggadah durante il quale veniva mangiato, fra gli altri cibi, l'agnello. Del poco che oggi consumiamo di quella cena tradizionale, oltre l'uovo è rimasto proprio l'agnello.

Se consideriamo questo particolare, sembrerebbe essere passati da un certo aspetto della tradizione ebraica, quello del sacrificio rituale dell'agnello, all'attuale tradizione del mangiare l'agnello pasquale, certo mitigata nei suoi aspetti cruenti, ma solo perché l'uccisione avviene lontano dai nostri occhi, ignorando che in mezzo ci fu una cena pasquale che cambiò la storia del mondo, ma che evidentemente non è valsa a porre fine all'uccisione degli agnelli. Potrebbe sembrare un aspetto secondario rispetto a quella che è stata la grossa rivoluzione portata dal Cristianesimo; vediamo perché, a mio avviso non lo è. Cerchiamo di ricostruire, sulla base delle informazioni che ci vengono dai vangeli canonici e da altri scritti, gli eventi relativi alla notte dell'ultima cena. La Pasqua ebraica si poteva celebrare solo nella Città Santa, Gerusalemme. Per Gesù era già stato emesso un mandato di cattura. Era necessario trovare un posto sicuro per celebrare la Pasqua. Furono gli Esseni a offrire ospitalità, il cenacolo si trova, appunto, al centro del quartiere degli Esseni all'estremo sud di Gerusalemme. Gesù entrò, discretamente, dalla porta degli Esseni, ai margini della città. Gli Esseni prestavano gratuitamente i loro locali per la Pasqua a patto che si osservassero delle regole. La regola principale aboliva i sacrifici di animali e, quindi, l'immolazione dell'agnello. Chiamavano la loro Pasqua "fiorita" perché il sacrificio dell'agnello veniva sostituito con l'offerta rituale di cereali, e la tavola imbandita con frutti della terra. Gli Esseni si astenevano dal frequentare il tempio e compiere sacrifici. Gesù, è noto, non aveva buoni rapporti con la classe sacerdotale; qualche tempo prima aveva scacciato i venditori dal tempio liberando le colombe e aveva suscitato lo sdegno dei sacerdoti quando, operando guarigioni, veniva osannato dal popolo. Non è pensabile, in questo contesto, un Gesù, o chi per Lui, che si rechi al tempio a sgozzare l'agnello davanti ai sacerdoti, secondo il rituale ebraico. Tutta la letteratura cristiana antica sostiene, poi, che il Cristo, come tutti gli uomini spirituali del tempo, non mangiasse carne. Gesù con la sua predicazione e la sua vita dà l'immagine di un Dio di misericordia, che non vuole spargimenti di sangue e vittime immolate, per porre fine a tutto ciò è lui che si offre volontariamente. L'immagine del "Buon Pastore" che sgozza la pecorella sarebbe veramente un'enorme contraddizione. Credo ce ne sia a sufficienza per cominciare a riflettere sul fatto che, se con Cristo arriva la buona novella, questa è per tutto il creato, agnelli compresi. E' il rispetto della vita in ogni sua forma. La Pasqua non avrà maggior valore se gli agnelli che oggi pascolano sui prati, fra pochi giorni saranno sulla tavola di chi in questo modo crede di festeggiare al meglio la Resurrezione. Non mi riferisco, naturalmente, a coloro per i quali la Pasqua non è altro che un'usanza e qualche giorno di vacanza che termina con la gita di Pasquetta, ma a tutti quelli che in qualche modo celebrano l'evento ricordando con vari riti la passione, morte, e resurrezione di Cristo, e terminano le celebrazioni intorno alla tavola imbandita, sulla quale l'agnello è il piatto forte. Voglio essere chiaro, ognuno è libero di mangiare ciò che vuole e dare il significato che vuole a ciò che mangia, ma voglio permettermi, a questo punto, un'ovvia considerazione: come mai un Maestro che, in contrasto con la tradizione del suo popolo, celebra una Pasqua in cui, nel rispetto di tutte le creature, l'agnello viene risparmiato, si trova ad avere dei seguaci che fanno uccidere e mangiano l'agnello, pensando di compiere un gesto devozionale, ma in effetti, mettendo in atto qualcosa di poco diverso da ciò che facevano coloro che quel Maestro volevano morto? Come vedete, la questione non è di scarsa rilevanza. Se vogliamo attribuire un significato simbolico a tutto questo, chi oggi mangia l'agnello pasquale pensando di mangiare ciò che raffigura l'Agnello di Dio, non fa altro che riagganciarsi ad una tradizione che il loro stesso Maestro ha rigettato. Per quel che sappiamo dell'ultima cena di Gesù, l'unico cibo di cui si parla è il pane e l'unica bevanda il vino, questi e solo questi, per sua affermazione lo rappresentano. I tempi sono maturi perché l'umanità, o almeno una parte di essa, cominci a vivere la propria spiritualità veramente in armonia con il Creato, è tempo di smetterla di ingannarsi e ingannare ribaltando il significato delle proprie azioni. Cominciamo a chiamare le cose con il proprio nome: mangiare o non mangiare carne ha di per sé scarsa importanza, mangiare l'agnello, pensando di compiere un atto devozionale, è, oggi, indice di una barbarie che riporta al tempo dei sacrifici cruenti, comprensibili per l'epoca, e colloca a quel livello l'atteggiamento spirituale di chi compie tale atto.

 

 

La Pasqua e gli agnelli

 

 

 

 

 

 
 
 
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