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AUTOBIOGRAFIA DI UNO YOGI: PARAMAHANSA YOGANANDA INCONTRA TERESA NEUMANN

Post n°1047 pubblicato il 09 Novembre 2016 da alf.cosmos
 

AUTOBIOGRAFIA DI UNO YOGI: PARAMAHANSA YOGANANDA INCONTRA TERESA NEUMANN

 

https://media.bizarrepedia.com/images/Therese-Neumann.jpg

Alcuni anni prima avevo letto una singolare descrizione di Therese. Nell'articolo venivano fornite le seguenti informazioni:
1) Therese, nata nel 1898, era rimasta vittima di un incidente all'età di vent'anni, divenendo cieca e paralizzata.
2) Aveva miracolosamente recuperato la vista nel 1923 pregando Santa Teresa, "il piccolo fiore". In seguito gli arti di Therese Neumann erano stati istantaneamente risanati.
3) Dal 1923 Therese si astiene completamente dal cibo e dalle bevande, se si eccettua l'assunzione quotidiana di una piccola ostia consacrata.
(4) Le stigmate, ossia le sacre piaghe di Cristo, comparvero per la prima volta nel 1926 sulla testa, sul petto, sulle mani e sui piedi di Therese. Da quel momento, ogni venerdì, ella rivive la Passione di Cristo, soffrendo nel proprio corpo tutta la Sua storica agonia.
5) Pur conoscendo normalmente soltanto la semplice lingua tedesca del proprio villaggio, nelle sue trance del venerdì Therese pronuncia frasi in una lingua che gli studiosi hanno identificato essere l'antico aramaico. In momenti appropriati nella sua visione, ella parla in ebraico o in greco.
6) Con l'autorizzazione ecclesiastica, Therese è stata ripetutamente sottoposta ad attenta osservazione scientifica. Fritz Gerlick, direttore di un giornale protestante tedesco, si recò a Konnersreuth per "smascherare la frode cattolica", ma finì con lo scrivere, con reverenziale rispetto, la sua biografia.

Therese mi accolse con una stretta di mano estremamente dolce. Eravamo entrambi radiosi in silenziosa comunione, ciascuno consapevole dell'amore appassionato che l'altro provava per Dio.
«Non mangiate nulla?». Volevo udire la risposta dalle sue labbra.
«No, tranne un'ostia consacrata di farina di riso, ogni mattina alle sei».
«Quanto è grande l'ostia?».
«È sottile come la carta, grande come una monetina». Poi aggiunse: «La prendo come sacramento; se non è consacrata, non riesco a inghiottirla».
«Certamente non potete aver vissuto solo di questo, per dodici lunghi anni!».
«Vivo della luce di Dio». Quanto fu semplice ed einsteiniana la sua risposta!
«Vedo che siete consapevole che l'energia fluisce nel vostro corpo dall'etere, dal sole e dall'aria».
Un rapido sorriso le balenò sul volto. «Sono proprio felice che comprendiate come vivo».
«La vostra santa vita è una dimostrazione quotidiana della verità affermata da Cristo:
"Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio"».
Di nuovo manifestò la sua gioia udendo la mia spiegazione. «È proprio così. Uno dei motivi per cui sono qui sulla terra, oggi, è dimostrare che l'uomo può vivere della luce invisibile di Dio e non di solo cibo».
«Potete insegnare agli altri come vivere senza cibo?».
Sembrò piuttosto sconcertata. «Non posso farlo; non è questo ciò che Dio desidera».
Quando il mio sguardo si posò sulle sue mani forti e graziose, Therese mi mostrò una piccola ferita quadrata, da poco rimarginata, su ciascun palmo. Sul dorso di ognuna delle due mani ella mi indicò una ferita più piccola, a forma di mezzaluna, anch'essa guarita di recente. Ciascuna ferita le trapassava la mano. A quella vista mi sovvennero distintamente i grandi chiodi di ferro quadrati con le punte a mezzaluna, ancora utilizzati in Oriente ma che non ricordo di aver mai visto in Occidente.
La santa mi raccontò qualcosa delle sue trance settimanali. «Come un osservatore impotente, assisto all'intera passione di Cristo». Ogni settimana, da giovedì a mezzanotte fino a venerdì pomeriggio all'una, le sue ferite si aprono e sanguinano; ella perde quasi cinque chili del suo peso abituale di 55 chili. Pur soffrendo intensamente nel suo amore profondamente partecipe, Therese attende sempre con gioia queste visioni settimanali del suo Signore.
Compresi immediatamente che la sua strana vita è destinata per volere divino a rassicurare tutti i cristiani sull'autenticità storica della vita e della crocifissione di Gesù, così come sono documentate nel Nuovo Testamento, e a dare dimostrazione, con drammatica intensità, del legame sempre vivo fra il Maestro di Galilea e i suoi fedeli.
Il professor Wurz mi riferì alcune esperienze che aveva compiuto con la santa. Il professore aggiunse alcuni dettagli fisiologici interessanti: «Visto che Therese non assume cibo, il suo stomaco si è ristretto. Ella non ha escrezioni, ma le sue ghiandole sudoripare funzionano; ha la pelle sempre morbida ed elastica».
Il giorno seguente, da una conversazione con due dei fratelli di Therese, molto gentili e affabili, apprendemmo che la santa dorme solo una o due ore per notte. Nonostante le numerose ferite sul suo corpo, è attiva e piena di energia. Suo fratello Ferdinand, di circa ventitré anni, spiegò che Therese ha il potere, attraverso la preghiera, di assumere su di sé e di guarire nel suo corpo le infermità altrui.
L'astinenza della santa dal cibo risale a un periodo in cui ella pregò che una malattia alla gola di cui soffriva un giovane della sua parrocchia, all'epoca in procinto di prendere gli ordini, fosse trasferita alla propria gola.
Al momento del commiato, espressi a Therese il mio desiderio di assistere alla sua trance.
«Sì, prego, venite a Konnersreuth venerdì prossimo» disse benevolmente.
Entrai nella sua stanza, gremita di visitatori; ella giaceva sul letto e indossava una tunica bianca. Con Wright che mi seguiva da vicino, mi fermai appena superata la soglia, impressionato da uno spettacolo inatteso e terribile.
Il sangue scorreva in un fiotto sottile e continuo dalle palpebre inferiori di Therese. Lo sguardo era rivolto verso l'alto, fisso sull'occhio spirituale al centro della fronte. Il panno avvolto attorno alla testa era intriso del sangue delle stigmate della corona di spine. La veste bianca era chiazzata di rosso sopra il cuore, per la ferita inferta nel punto in cui il corpo di Cristo, molti secoli prima, aveva subìto l'ultimo oltraggio dalla lancia del soldato.
Le mani di Therese erano tese in un gesto materno, supplice; il suo volto aveva un'espressione tormentata e, nel contempo, divina. Appariva più magra, trasformata sotto molti aspetti, sia esteriori che più sottili. Mormorando parole in una lingua straniera, parlava con le labbra leggermente tremanti a persone visibili alla sua vista interiore.
Essendo in sintonia con lei, iniziai a vedere le scene della sua visione. Ella stava guardando Gesù che portava la croce circondato dalla moltitudine vociante che lo scherniva. D'un tratto sollevò il capo, con costernazione: il Signore era caduto sotto il crudele peso. La visione scomparve. Spossata dalla sua fervida pietà, Therese si accasciò pesantemente sul cuscino.
Estratti da: AUTOBIOGRAFIA DI UNO YOGI di Paramahansa Yogananda

 

 
 
 
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