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SI AMAVANO...giù

Post n°3242 pubblicato il 21 Settembre 2016 da giumor54


Si amavano, quei due, si regalavano libri.

Erri De Luca,

I pesci non chiudono gli occhi

 

Restò incantato a leggere, lui non aveva mai letto libri

al di fuori della scuola, non conosceva i poeti,

ne scrittori, ma l'elettronica,

aggiornava la sua conoscenza man mano che ella

se la trovava innanzi, aveva fame e sete del sapere,

ma non abusava del suo io, lo rendeva libero di volare

ogni volta che il desio nasceva.

Di quella frase che lo aveva rapito cercò la

provenienza,

lesse tutto quello che poteva, poi chiuse gli occhi e

lasciò libero

il pensiero, donando all'immaginazione lo sbocciare di

una storia.

Ho chiuso gli occhi miei, l'ho aperti ai sogni

e son tornato indietro negli anni,

quando il problema più grande

non era a scuola,

ma la mia vita.

Il mio problema ?

mi innamoravo d'ogni cosa,

il vero problema ?

non si poteva,

se miagolava,

era inutile chiedere,

l'attività di mio padre

e la sua pulizia

non dava spazio alcuno a certi amori,

se aveva due ruote con un motore,

era tabù a casa mia, potevi farti male,

quando mi innamorai dei suoi occhi,

non dissi nulla a nessuno,

iniziò il periodo del mio silenzio,

dei miei segreti più profondi,

forse mia madre intuì,

ma nulla dissi nemmeno a lei.

Veniva solo l'estate, abitava sullo stesso piano mio,

la madre ci sorvegliava, non per altro, eravamo due

matti potevamo farci male, lentamente iniziai a

raccontare storie e lei li che mi ascoltava senza dir

parola, a mare, il sole, il bagno e poi la ciambella

fritta, ancora ne ricordo il sapore e lo zucchero

sparso sulle guance, poi la pelle al sole ad asciugare

e inventare nuove storie. Lei per lui, era il suo cielo

ove perdersi, era la sua Luna, unica compagna di lunghe

notti sveglio, sognando ad occhi aperti. Giunse il

compleanno, capitava in pieno Agosto, ma la tristezza

già apriva un varco, di li a poco sarebbe ripartita con

i suoi, sarebbe stato l'ultimo dei suoi compleanni

insieme a me, io non sapevo ancora nulla, lo avrei

scoperto l'anno dopo, quando fu disdetto l'appartamento

per la stagione estiva. Lei amava ascoltarmi e leggere,

io amavo inventare nuovi amori, così decisi il mio

regalo. Così decisi di rubare di nascosto, i fogli di

mia sorella, cinque anni più grande di me e iniziai a

scrivere la nostra storia, passavo le ore, ricordo che

la penna macchiò la mia camicia, Dio cosa fece mia

madre vedendo quella macchia, sento le sue dita sul mio

viso ancora oggi, lei non capì il perché e come

accadde, piansi non per il dolore, ma per altro. Tirato

a lucido e ripulito, qualche giorno dopo suonai alla

sua porta, mi venne ad aprire lei, ricordo quel sorriso

e i suoi occhi, uguali al mare, quando ricolmo di

tempesta lo ascoltavo fin dentro la mia cameretta in

piena notte. Capelli lunghi neri fin sopra il collo e

io che mi perdevo, rimasi a guardarla senza dir parola,

fu la madre che con un sorriso mi fece accomodare.

Appena soli, le consegnai il pacco che io stesso avevo

incartato, mi chiese con quello sguardo cosa fosse e io

chiudendo gli occhi gli risposi, in quel silenzio

c'erano più discorsi d'amore, che in una piazza ricolma

di politici per amore del popolo. Lo aprì lentamente e

lesse le prime frasi, richiuse tutto ai primi passi

della madre che ci portava i dolci e le bevande. Era

felice del mio dono, lo teneva stretto a se come fosse

la cosa più preziosa a questo mondo, i giorni

successivi rimasi inchiodato a dare una mano a mio

padre, ricordo quel latte che bolliva e quelle uova e

io dovevo stare attento a non farlo bruciare, erano le

basi del gelato, non era un litro, ma tanti, tanti, un

pentolone. Durante il pranzo mamma farfugliò qualcosa

su qualcuno di nostra conoscenza che era partito prima

di tutta fretta, chissà perché mi alzai di corsa e

uscendo fuori al corridoio che dava sulle scale suonai

alla sua porta, nessuno mi rispose, erano partiti e io

non l'avevo vista.

Rientrai come un cucciolo bastonato, mamma sorrideva e

aveva una lettera tra le dita, senza dir parola alcuna,

capii chi l'aveva scritta, c'erano tanti fogli dentro

staccati da un quaderno, lei aveva scritto la nostra

storia a modo suo. Quel "Si amavano, quei due, si

regalavano libri " non era mai finito. Oggi la storia

continua ancora, con la mia Luna.

Giuseppe Morelli.

Giù 11/09/201624.05

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