Il mio maestro Zen mi ammoniva a non guardarmi indietro: “rischi di inciampare e poi fa male al collo” diceva; io che sono un allievo scapestrato ho purtroppo disatteso il suo consiglio, ed ancora continuo a farlo. Con questa intenzione ho seguito la settimana scorsa la messa in onda di quella che con linguaggio moderno si chiama Fiction dedicata a De André nelle due puntate dal titolo “Il principe libero”. Non è mia intenzione farne una recensione anche perché sentire l’attore che impersona De André parlare con accento romano mi provoca immediata distanza (era troppo oltraggioso pensare a un doppiaggio?), mi interessa invece raccontarmi le emozioni nel ripercorrere una storia nota e seguita e la musica, le meravigliose canzoni, pregne della sua poesia, che ha lasciato in eredità al cuore di molti, il mio compreso. Il titolo è molto bello: Fabrizio ha più volte affermato di essere stato un pirata in una vita precedente, così nelle note introduttive dell'album "Le Nuvole" riporta le parole del Pirata britannico Samuel Bellamy: “Io sono un principe libero e ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare”. A pensarci bene ho conosciuto la musica di Faber piuttosto tardi, era il solstizio d’Inverno del 1978 quando al Palasport di Forlì iniziava la fortunata tournée assieme alla P.F.M. e io soprattutto per la band con Di Cioccio, Lucio “Violino” Fabbri, Mussida e gli altri pilastri storici della band, avevo acquistato il biglietto. Credo comunque che il colpo di fulmine valga anche per la musica, da quella bellissima serata ho ripercorso a ritroso i solchi pieni della sua poesia e quelli a venire. Per questo rivedere la riproposizione del suo percorso terreno con il tappeto dei suoi tanti capolavori è stato affiancare al ricordo dell’artista i miei personali. Oggi sono così a riproporre un capolavoro dei suoi che pochi hanno saputo cantare con la stessa intensità, forse tra questi Battiato, una forma di affetto per questa canzone deriva dal fatto che la melodia non è originale ma si fonda sul Concerto per tromba, archi e continuo del tedesco Georg Philipp Telemann, con quella attenzione al passato che il mio preferito coltiva come blasone di riconoscimento. Su questo tessuto di note però, quale bellissimo racconto di vita si offre con poche meravigliose parole che sono la purezza della poesia. Il mio ricordo personale della Canzone dell’amore perduto si lega agli anni di insegnamento, quando frequentando il marasma di emozioni degli anni adolescenziali chiacchieravo con una studentessa di quelle dotate di menti brillanti in un evidente periodo di stanca. È successo un giorno durante una normale lezione sui connettivi logici, che tanto divertenti non saranno ma che di solito non scatenano il pianto dirotto, così approfittando della pausa tra un’ora e la seguente le ho chiesto conto di questa malinconia: come si fa a sistemare il cuore quando si spezza? Io le ho consigliato di piangere abbondantemente sopra una canzone triste aspettando con fiducia la rapida cicatrizzazione della vita proponendole qualche pezzo. Qualche giorno dopo, tornatole il sorriso mi ha chiesto chi fosse l’autore di questa canzone struggente e così il De André ha incontrato una nuova apprezzatrice. Questo è il potere formidabile della canzone, ostello lussuoso ma confortevole delle nostre emozioni delle quali ciascuno possiede la propria stanza per poter ritrovare il senso di pace e benessere che può avere un solo nome: Casa! Buon ascolto :)
Quanto siamo simili a mille altri, anche se ci sentiamo unici troppo spesso. Proprio per questa similitudine, riusciamo a rendere famose e popolari alcune canzoni, piuttosto che altre. Io colgo l'occasione per ritornare sui passi di quel di Genova, alcuni anni orsono... e nel mio ritrovarmi a casa... https://www.flickr.com/photos/lightdew/sets/72157612116546555/show/
Della musica più bella nel mio cuore sono estremamente debitore a Genova, le grandi canzoni dei suoi concittadini che la Ruggiero ha celebrato in un bellissimo album dal titolo “La Superba” sono la dimostrazione di quel tesoro fiorito e che ancora profuma tra i Caruggi. Tra quelli che nei suoi vicoli non sono nati, ma sono cresciuti e hanno regalato musica bellissima aggiungo, solo a titolo d’esempio, Luigi Tenco e il mio preferito: Angelo Branduardi, che ha abitato nel Vico della Maddalena, quell’anfratto stretto che sfocia nella piazza S. Pancrazio dove inizia Via del Campo, il tutto in un piccolo meraviglioso cerchio fatto di note struggenti e di incontri fondamentali per la musica italiana.
Sono debitore anche alla tua vena artistica e allo sguardo che hai regalato su Genova attraverso la luce catturata dalla tua macchina; uno di questi scatti, lo sai, te l’ho rubato proprio per parlare di Fabrizio e del suo racconto della Collina.
Anche di questo… grazie :)
Ci ha lasciato un tesoro immenso e la fiction non l'ho guardata di proposito. È come vedere la trasposizione di un libro adattato al grande schermo , perde di autenticità :)
Apprezzo la tua saggezza, consapevole che una fiction essendo fedele solo al suo titolo non può che regalare disillusioni, ma era tanta la mia voglia di percorrere ancora una volta quel sentiero tracciato dal pentagramma che non ho potuto trattenere la voglia dei ricordi.
Miserere :)
Una mente geniale e per questo disordinata...che ha saputo cogliere le umane fragilità e farle diventare poesia.
Hai citato uno dei brani che ho sempre amato molto...
L'avessi proposto al diretto interessato avrebbe diniegato certamente, ma io ritengo Fabrizio De André soprattutto un Profeta, un precursore delle potenzialità del cuore umano che se sapesse ascoltare la sua parte migliore saprebbe far fiorire il deserto. Leggendo la parola disordine ho guardato il mio tavolo di lavoro e non ho saputo trattenere il sorriso, mi manca purtroppo la mente geniale :)
che post bellissimo e commovente, anche.
Ed è incredibile, come il richiamo al De Andrè corsaro lo abbia fatto pure io nella risposta che ti ho dato!! da mè.
E' un libro, che non ho mai acquistato, insieme a quelli che ho ancora da leggere.
la lettura e la scrittura pure sono diventati lussi.
ma tornando al tuo bellissimo post... Non ho badato molto all'accento dell'attore:-) forse perchè da romana, non l'ho avvertito, nonostante fossi anche io molto prevenuta sulla miniserie andata in onda. Moltissimo. Poichè non posso io nemmeno dire a parole la sacralità che mi avvicina a de andrè, senza sentire assolutamente la paura di risultare blasfema: è proprio così. Non posso dire a parole, come l'ho trovato, perso, e poi ritrovato ancora e definitivamente, di come la sua opera sia stata per me, non solo fonte di rinascita interiore, ma anche di ricucimento di ferite antiche, e sistemazioni, che solo un'Anima speciale ed elevata come quella sua, (per me, nelle scuole andrebbe studiato, e la Rai, altro che miniserie avrebbe dovuto dedicare, ma il nostro mondo gira diverso haimè), poteva andare a lenire, ed arricchire, maturare, pacificare.
Ma lo ripeto, per me è impossibile, dire spiegare.
Io ascolto peraltro anche altri tipi di musica. Ma la mia ammirazione e venerazione, per Lui, lo ripeto è alla soglia della sacralità, appunto.
E il tuo narrare l'episodio della studentessa, mi ha fatto pensare a me, che piangevo a fontana, quando ascoltavo i suoi brani nel romanzo.. E' stata una scelta coraggiosa, quella di volerlo comunque fare perchè in quella scelta c'è stato un andare "oltre", oltre appunto le discrepanze, di un progetto difficilissimo. Quello di portare in prima serata tv un Maestro come lui, che maestro poi non era.. ma era qualcosa di diverso anche la sua anarchia, le sue contraddizioni, ciò che ha fatto con la sua opera.
Ho visto tanti programmi ed interviste, ho mangiato e bevuto il suo ultimo dvd del concerto al brancaccio, insieme ai miei dolori, alle mie ossessioni, alle mie speranze ritrovate, ai miei sogni che si andavano maturando, alla mia crescita. E rimbombano dentro me, le sue parole, che c'è molta più umanità nell'errore che nella virtù.
Mi fermo, perchè non ho tempo di rileggere, e nn ho proprio tempo, purtroppo... ma non potevo non ricambiare la visita e le mie impressioni.
Grazie per questo bel post.
Roberta
quest'uomo mi ha fatto far pace con tutto.
Anche quando non sapeva bastarmi, io sapevo, che l'avrei sempre ritrovato a consolarmi. A darmi la sua dolce filosofia camminare sulle note. a farmi scendere lacrime sincere e di non preoccuparmi. Un amico, uno di casa, un signore con la s maiuscola una Persona Unica, : il più grande di tutti.
Cara Amica,
nella mia percezione De André è molto di più di un poeta, perché certamente è un poeta e sicuramente uno dei più importanti del secolo appena trascorso.
Per la mia sensibilità lui è stato un Profeta, un uomo capace di raccontare attraverso la sua voce il pensiero di Dio, proprio perché lontano dal Sancta Sanctorum e dai Templi e vicino invece alla gente: quel deserto dove il cuore percepisce il sospiro del vento e delle anime. Tutto il suo racconto in musica, in particolare la sua esegesi della Buona Novella, mi hanno toccato profondamente, portandomi a percepire come tra vicoli maleodoranti e non negli stucchi delle cattedrali si imprima ancora l’impronta di Gesù viandante, del Dio che ama e sta più vicino agli ultimi portando loro consolazione. È questa forma di amore e attenzione per il “Prossimo”, cioè per chi hai più vicino, che sto ancora cercando di imparare, pur nei miei troppi difetti. Nel tuo commento prezioso brilla ai miei occhi la parola “Blasfema” e subito io lo associo con quel Wendell P. Bloyd che racconta del Giardino incantato e del suo rapporto con il divino così dialettico e così vicino anche al mio sentire.
I profeti sono provocatori, la loro parola non lascia indifferenti, ma scuote qualcosa nel profondo della coscienza, mette in moto energie ed emozioni dormienti. Questo è l’effetto che ha su di me riascoltare l’opera di questa persona straordinaria, capace non solo di perdonare i propri carcerieri, ma di sentirli a lui vicino, prigionieri della stessa prigione: è un sovvertire la superficie delle cose con uno sguardo capace di penetrare l’essenza migliore del mondo.
Ti ringrazio molto del racconto delle tue emozioni e della vicinanza ai miei pensieri, è una applicazione ideale del messaggio di Faber, un uomo che ha inseguito la visione della libertà, che non è distanza dal prossimo ma vicinanza di pensiero e predisposizione ad accogliere pensieri di colori differenti.
Spero per questo che tra queste righe tu possa sentirti a casa :)
molto di più che a casa, caro Amico.
molto di più.
Sono una persona che ha ritrovato il suo cammino.
Pur tra mille difficoltà, e mille cadute, ancora.
Grazie, per il commento e per l'intervento di don Gallo. e per le tue parole. Dimostrazione di come sanno essere più che potenti quando a muoverle è l'onestà della coscienza e un aiuto vero a proprio prossimo.
https://www.flickr.com/photos/lightdew/sets/72157612116546555/show/
Sono debitore anche alla tua vena artistica e allo sguardo che hai regalato su Genova attraverso la luce catturata dalla tua macchina; uno di questi scatti, lo sai, te l’ho rubato proprio per parlare di Fabrizio e del suo racconto della Collina.
Anche di questo… grazie :)
Miserere :)
nella mia percezione De André è molto di più di un poeta, perché certamente è un poeta e sicuramente uno dei più importanti del secolo appena trascorso.
Per la mia sensibilità lui è stato un Profeta, un uomo capace di raccontare attraverso la sua voce il pensiero di Dio, proprio perché lontano dal Sancta Sanctorum e dai Templi e vicino invece alla gente: quel deserto dove il cuore percepisce il sospiro del vento e delle anime. Tutto il suo racconto in musica, in particolare la sua esegesi della Buona Novella, mi hanno toccato profondamente, portandomi a percepire come tra vicoli maleodoranti e non negli stucchi delle cattedrali si imprima ancora l’impronta di Gesù viandante, del Dio che ama e sta più vicino agli ultimi portando loro consolazione. È questa forma di amore e attenzione per il “Prossimo”, cioè per chi hai più vicino, che sto ancora cercando di imparare, pur nei miei troppi difetti. Nel tuo commento prezioso brilla ai miei occhi la parola “Blasfema” e subito io lo associo con quel Wendell P. Bloyd che racconta del Giardino incantato e del suo rapporto con il divino così dialettico e così vicino anche al mio sentire.
I profeti sono provocatori, la loro parola non lascia indifferenti, ma scuote qualcosa nel profondo della coscienza, mette in moto energie ed emozioni dormienti. Questo è l’effetto che ha su di me riascoltare l’opera di questa persona straordinaria, capace non solo di perdonare i propri carcerieri, ma di sentirli a lui vicino, prigionieri della stessa prigione: è un sovvertire la superficie delle cose con uno sguardo capace di penetrare l’essenza migliore del mondo.
Ti ringrazio molto del racconto delle tue emozioni e della vicinanza ai miei pensieri, è una applicazione ideale del messaggio di Faber, un uomo che ha inseguito la visione della libertà, che non è distanza dal prossimo ma vicinanza di pensiero e predisposizione ad accogliere pensieri di colori differenti.
Spero per questo che tra queste righe tu possa sentirti a casa :)