Da zer0 a me

1+1=1

Mia moglie dice spesso ai bambini che troppa televisione fa male, lo dice guardando me. Il mio maestro Zen invece ha provato a spiegarmi che tutte le risposte sono già dentro di noi, per cui basta sapere ascoltare il mondo che ci circonda per sentirne l’eco.
Quando mi imbatto in scene dove si descrivono formule che parlano dell’amore subisco il loro fascino irresistibile, ancora più intenso se capita nell’epilogo dell’ultima puntata di una serie poliziesca dove il protagonista pratica lo Zen, uno Zen un po’ all’americana, ma anche i fiumi americani alla fine versano acqua nel medesimo oceano: il telefilm si intitola semplicemente Life. Racconta le vicende di un poliziotto ingiustamente accusato che sconta dodici anni di carcere e sopravvive alla durezza di questa esperienza leggendo libri che parlano dello Zen, poi riconosciuta la sua innocenza viene scarcerato e risarcito con una somma ragguardevole, ma lui preferisce tornare a fare lo sbirro.
I punti di convergenza mi piacciono molto, che ci posso fare, hanno il sapore di una verità nascosta che si racconta per riverberi; così, cullata da una dolce ninna nanna cantata da Will Derryberry, arriva a completamento della storia questa singolare enunciazione che 1+1 in taluni casi è = 1. C’è una verità relativistica per la quale c (velocità della luce) è tale che c + c = c, ma la velocità della luce è un caso davvero singolare nell’universo. Nel concetto Zen invece 1 è il simbolo più generale dell’unità, quella che si adatta anche a descrivere la persona, si distingue dagli altri numeri e per questo reca con sé il concetto di solitudine, oltre che di singolarità. Da questa formula è possibile capire che si tratta di una solitudine soltanto apparente.
Si aggiunge poi lo stupore di un risultato imprevisto che offende i canoni delle prime nozioni di matematica, quelle apparentemente solide dell’algebra elementare, ma che si arrende ad un’altra logica, ben più ampia, che è quella della vita ed in questa ovviamente dell’energia catalizzatrice dell’Amore.
Sono anzianotto, abbastanza da ricordare che la medesima operazione veniva esplicitata in una promessa contenuta dentro ad una formula sacra (tratta da Mc 10,8) afferma come uno più uno si trasformino in una sola carne ed un solo spirito, un uno più grande e più forte quindi, imprevedibilmente unitario nonostante sia il risultato di una somma.
Trovo meravigliosa questa probabilità di conseguire quel “ut sint unum” (per essere uno), che amalgama ogni differenza nel medesimo infinito, mai del tutto sicuro o inesorabile, ma possibile per ciascuno di noi.