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La Cavéja

Post n°55 pubblicato il 20 Settembre 2008 da Zero.elevato.a.Zero
 
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Romagna

Un amico mi ha chiesto quale sia il simbolo più rappresentativo della Romagna, sono felice di deludere le sue attese perché non si tratta dalla piada, ma della Caveja.  Questa parola di origine dialettale, traducibile in caviglia (anche nella marineria esiste un oggetto con una funzione vagamente simile, proviene dalla tradizione contadina. Serve ad indicare un'asta d'acciaio saldata ad parte superiore più ampia, detta pagella, decorata con “anelli musicali” e immagini simboliche.
Tra i simboli più diffusi, stilizzati spesso come elementi decorativi, figurano quelli del gallo (altro simbolo della Romagna e delle sue tradizioni magiche, non ultimo il basilisco che nasce appunto da un uovo di gallo), del Sole che per il popolo contadino resta il primo simbolo di prosperità, della mezzaluna in antitesi al sole per invocare anche i poteri della notte, dell'Aquila e alcuni simboli cristiani, tra cui la Croce e la Colomba.
La Caveja serviva a bloccare il giogo, trainato dai buoi, al timone dell'aratro o del carro, per evitare che il timone slittasse in caso di rallentamento improvviso. In Romagna a queste due bestie viene tradizionalmente dato lo stesso nome da sempre: Ro è il toro più robusto che deve camminare nel solco già tracciato, quello più snello si chiama invece Bunì. L’origine del nome di connotazione latina deriva anche dai comandi impartiti alle bestie Ruo (andare) e Bonus (calmarsi, fermare).
La Caveja ha assunto quindi, con il passare del tempo, una connotazione sempre più magica e  scaramantica, diventando un oggetto  con poteri propiziatori. Frequente era il suo uso, infatti, in rituali specifici quali lo  scongiurare delle grandinate o delle gelate, ancora veniva posto a protezione dei campi nell’imminenza del raccolto. All’interno delle mura domestiche veniva impiegato per vaticinare il sesso dei nascituri, per attirare o catturare le api e le vespe, o perfino per liberare qualcuno che si ritenesse colpito dalla "fattura"; immancabile, sempre a fini di buon auspicio, come regalo alle nuove coppie di sposi. Durante la Settimana Santa, inoltre, gli anelli della Caveja venivano legati dal Giovedì fino al Sabato Santo, come avveniva per le campane delle chiese.
Appartiene dunque in modo così vivo alle radici romagnole da essere parte della sua bandiera. Dopo la bandiera non manca che l’inno romagnolo, affidato in modo, spero, spiritoso e dissacrante al talento di intrattenitore di Fiorello ed alla voce raffinata di Amalia Grè.

 
 
 
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