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Libertà o morte (Έλευθερία ή Θάνατος)

Post n°565 pubblicato il 02 Agosto 2019 da Zero.elevato.a.Zero
 

Bandiera

Ogni viaggio costa la rinuncia delle proprie abitudini quotidiane: ogni partenza è una piccola morte. In cambio si ricevono nuove visioni si aggiungono ricordi imprevisti: è una piccola rinascita.
Per la prima volta ho veleggiato nelle isole della Grecia ionica, alcune dai nomi famosi altre meno celebrate dal mito o dalla cronaca, eppure tutte bellissime.
Inizio il racconto dalla bandiera greca, il paese che ci ha ospitato in maniera piena con calda umanità: c’è l’evidente presenza della Croce ortodossa, per non dimenticare che durante i secoli della dominazione ottomana le scuole nascoste erano condotte da religiosi cristiani che si prodigavano al mantenimento della cultura greca, all’uso della sua lingua e del suo alfabeto, che è solo un minuscolo ostacolo alla lettura, nonostante io difetti di studi classici.
Inoltre, le nove strisce orizzontali con i colori della Casa Reale, d'origine bavarese, regnante in Grecia fino al 1862, rappresentano le sillabe della frase Έλευθερία ή Θάνατος (Libertà o morte), è questo filo conduttore che oggi voglio percorrere sul filo dei ricordi più freschi.

Saffo

Le tracce di morte appartengono in queste isole al mito ed alla storia: nella scogliosa parte meridionale dell’Isola di Leucade lasciando alle spalle Lefkas, la base di partenza del nostro viaggio, c’è uno scoglio che il mito tramanda essere il luogo del suicidio della poetessa Saffo, celebrata dal dipinto di Antoine-Jean Gros. Una figura poco rivelata da quanto giunto fino a noi eppure bellissima da scoprire.
A sud di Leucade abbiamo toccato anche le sponde di Cefalonia, che ancora ricordano l’eccidio dei soldati italiani per mano dell’esercito tedesco subito dopo l’8 settembre.

Cefalonia

Strani e malinconici pensieri per iniziare una vacanza che di fatto sarà all’insegna della Libertà, qual è quella che regala il mare senza percorsi obbligati, e soprattutto quello che regalano le isole incantate dello Ionio, ricche di cale e insenature dove liberamente puoi calare l’ancora, ed ancora le città marine piena di esseri viventi gentili, vespe comprese, di saluti umani spontanei sempre indorati da un Καλημέρα (buongiorno) e da un sorriso.
Giorni che passano in fretta, con poco vento e panorami onirici che scivolano lenti, senza la preoccupazione croata di trovare un posto per la notte, quasi fosse il gioco delle sedie quando si spegne la musica. Qui gli ancoraggi sono liberi, spesso anche dentro il porto, non ci sono gabelle, affitti di gavitelli, tasse sulle tasse, basta quel minimo di educazione necessaria a non mettere l’ancora sulle catene altrui, al limite si porta una cima in terra per assicurare la barca a due punti e impedirle di girovagare in quel valzer col vento che è l’ormeggio alla ruota.
In altri tempi, con età diversa, ho tenuto cronaca pedissequa del diario di bordo, con i suoi elementi geografici gli anfratti, le mappe dei luoghi visitati; oggi, invece che sciorinare i singoli ingredienti preferisco offrire l’amalgama del tutto, la ricetta cucinata con il senso compiuto del tempo felicemente consumato con gli amici e la famiglia, sazi dei profumi e dei sapori del mediterraneo a noi più prossimo, in una pietanza unica fatta dei ricordi e delle emozioni vissute.
Un elemento ho sentito particolarmente intenso, forse per un mio desiderio di trovarlo o magari perché ancora palpitante: è il senso del tempo antico e del mito che ancora impregna queste rocce consumate dalla salsedine, tanto che spesso nei giorni passati ho fatto riferimento nei miei chiacchiericci agli dei che ancora si sentono agire, con una distanza appena maggiore a quella del paio di millenni che già li cantavano.
Qui si vive la sensazione di un sorriso superno curioso, di uno sguardo da oltre la coltre del cielo che ha lasciato segni evidenti nella natura umana e nella geografia di questa regione costellata di pietre antiche dedicate a poteri superiori, tanto si sentono piccoli gli uomini di fronte al mare scosso improvvisamente dal soffio del vento che arriva immediato, senza farsi annunciare.
Dopo le mattine pigre e con brezze impalpabili la termica del pomeriggio si leva con rapidità oltre i 15 nodi e la prua ringrazia leccandosi i baffi dalla spuma del mare.
Una settimana comunque scorre troppo breve per poter visitare luoghi anche desiderati come la culla di Foscolo: Zacinto, le insenature, gli anfratti, anche le piccole città, si devono fare scelte e rimandare al futuro, occorre affidarsi ai refoli dei venti che sono i capricci degli dei e accettarli, con un dono fatto di vino a loro versato per garantirsene la benevolenza.
Almeno due argomenti tra loro correlati lascio ai prossimi racconti ancora tutti da scrivere: la scoperta di Itaca ed il mito di Ulisse.
A chi pazientemente ha letto fin qui lascio il mio commiato con il più classico ed informale dei saluti greci γειά σου!


Inno nazionale greco

 
 
 
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