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Il mio cuore è Jazz

Post n°535 pubblicato il 15 Luglio 2017 da Zero.elevato.a.Zero
 

Boltro-Rea

L’Estate, perlomeno il suo inizio, è da sempre un periodo troppo pieno di cose per me. Pieno di lavoro che in vista delle ferie d’Agosto accelera impetuoso e riempie con implacabile necessità ogni buco libero dell’agenda, costringendomi a considerazioni einsteniane che vorrebbero, aumentando la velocità, una dilatazione della dimensione temporale, cosa che ancora non sono riuscito a verificare sperimentalmente.
Questi ritmi forsennati sono fatti di corse e di pause improvvise per colpa di quel vizio deprecabilmente italiano della mancata puntualità che rende tutto complicato e difficile, soprattutto considerando il fatto che ogni appuntamento è un piccolo patto ed ogni ritardo una trasgressione dello stesso che passa sopra le esigenze di chi lo ha rispettato puntuale ed è costretto a subire per colpa dell’altrui ignavia.
Io somatizzo tutto questo soprattutto nella regione cardiaca, con il miocardio che si indigna e pompa sbuffando ad una pressione che viceversa caldo e conseguente sudorazione vorrebbero in calo. Ne soffre anche il ritmo che prende a volte delle pause inusuali perdendo quella cadenza armonica del metronomo verso scansioni più sregolate con battute imprecise e improvvisate.
Consideravo tutto questo lo scorso week end quando, approfittando di quel cartellone pubblicitario che la Nomenklatura che governa la mia città propone col nome di Notte Rosa, offerto come ai tempi dei romani al posto del circo, mi sono recato ad un momento di relax con l’ascolto di un concerto alle prime luci dell’alba.
È un’occasione rinnovata di ascoltare musica di alto livello lontano dal frastuono della folla e in un ambiente naturale, quello della spiaggia prima del sorgere del sole, che aiuta la meditazione delle note protagoniste e la loro metabolizzazione verso la parte migliore del cuore.
Quest’anno due musicisti di primo livello assieme: Flavio Boltro e Danilo Rea, due principi del Jazz. Questa forma musicale si alimenta di contaminazioni, che in questa edizione parte dal lievito madre delle arie celebri della Lirica a me molto cara. Un mare di armonie precise nella loro ideazione originale viene scompigliate dal vento rafficato del Jazz, che crea onde altrettanto irregolari eppure bellissime capaci di dare una lettura nuova e fresca fuori dai ritmi usuali.
Ecco così che in attesa delle onde vere, quelle terapeutiche ormai imminenti delle ferie, seppure a distanza di giorni questa musica ancora resta e riverbera, mi fa comprendere soprattutto che il mio cuore capriccioso vuole ritmi fuori dagli schemi canonici, vive in modo Jazz e cerca pause e crescendo diversi da quelli del manuale.  Scopro alla fine di avere quindi un cuore Jazz, cosa che mi increspa il sorriso spingendomi a questo breve racconto…
L’ora è fuggita e non ho amato mai tanto la vita…


Flavio Boltro e Danilo Rea - E lucevan le stelle

 
 
 
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