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Nei social network siamo più falsi? Forse siamo più veri


 
I social network hanno cambiatoradicalmente le nostre vite. Spesso però si punto il dito su falsi problemi. Cisi accanisce sul fatto che sui social network sarebbe molto semplice mentire,creare false personalità, ingannare gli altri fingendo una levatura morale chenon ci appartiene veramente. La prima cosa che mi chiedo è: nella vita realeno? Conosciamo davvero i pensieri più intimi di chi ci sta davanti? Quantevolte le persone ci stupiscono, si rendono compiono atti che non avremmo maicreduto possibili per loro? Io vorrei puntare l’attenzione sul fatto cheattraverso la scrittura spesso rendiamo palese la parte più intima di noistessi. Scriviamo in modo diverso da come ci esprimiamo, spesso è più facilescrivere che parlare, perché scrivendo prima di comunicare con gli altri,comunichiamo con noi stessi, l’introspezione è indispensabile per poterscrivere. I social network ci obbligano a comunicare attraverso la scrittura equindi ci permettono di esprimere pensieri che a parole non trasmetteremmo mai.Da un lato può essere vero che si potrebbe mentire, ma si mente anche nellaquotidianità, da un altro lato si può essere molto più sinceri. A volte si puòconoscere meglio una persona da i pensieri che esprime in un social networkpiuttosto che dalle poche parole che riusciamo a scambiare con essa nellenostre frenetiche vite. Eppure la televisione continua a metterci in guardiadai pericoli, dalla perdita della nostra privacy, come se le vite della maggiorparte di noi avessero chissà quali grandi segreti da custodire. Certo i nostrigusti possono essere strumentalizzati a fini commerciali, potremmo esserecondizionati da messaggi costruiti su misura per le nostre personalità. Nonsottovaluto questo pericolo. Ma credo che sia molto più pericoloso un mezzo dicomunicazione come la televisione che non ti permette di interagire, per ilquale sei solo un numero, un sondaggio, una statistica. La televisionelegittima chi parla attraverso di essa (chi va in televisione è importante,dice cose credibili, gli altri sono imbecilli), e ci vuole comunicare che leinon mente, non costruisce realtà artificiose, quanti ingenui ci credono? E’ unsolo punto di vista, e chi lo gestisce, gestisce la realtà. Finiamo per credereche il mondo sia davvero quello che ci raccontano e non ci rendiamo conto diquanti filtri debbano subire gli avvenimenti prima di diventare notizie.Riflettete per un istante, quante cose accadono ogni giorno? Quante ce nevengono raccontate? E’ possibile raccontare un libro di diecimila pagine in trerighe? Certo se posso scegliere tra miriadi di avvenimenti posso anchecostruire la realtà che mi fa più comodo, che è più funzionale al sistema.  Attraverso la rete possiamo confrontaremoltissime realtà, tanti punti di vista, forse potremmo diventare piùdifficilmente condizionabili e forse questo spaventa qualcuno. La conoscenzadiventa a portata di tutti, diventerà inutile una cultura mnemonicaeccezionale. Ognuno con il suo smartphone saprà quello che gli serve in temporeale. Certo servirà sempre una cultura di base, una certa capacità di analisiche ci permetta di selezionare le notizie, di valutarne l’affidabilità. Lostudio nei prossimi anni dovrà cambiare, dovrà adeguarsi ai nuovi mezzi dicomunicazione. Così come è cambiato quando venne inventata la scrittura, quandosi passò dalla preistoria alla storia e così come cambiò ancora quando venneinventata la stampa e una certa cultura diventò più facilmente trasmissibile.Certo oggi questi esempi possono sembrare eccessivi. Ma pensate che cinquemilaanni fa gli esseri umani si rendessero conto che stavano entrando in una nuovaera?