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Post n°691 pubblicato il 04 Gennaio 2009 da tonny88

Voleva piangere, ma si trattenne, perché il vuoto glielo permetteva. Non gli restava altro che camminare. Camminava nel buio e nel silenzio in cui era immersa la sua casa. Non riusciva a dormire nemmeno quella notte, ormai era diventata un’abitudine. Vagava lentamente, con passo morbido, mani in tasca e lo sguardo fisso nel vuoto. Come un fantasma infestava quella casa, mentre i suoi genitori dormivano ignari nella loro stanza. Ma conoscevano poco il figlio.

Quanto valeva la sua vita? Non era diverso da molti altri, eppure credeva che il suo dolore fosse  unico e incomprensibile ai più.
Aveva fame, il suo stomaco brontolava, ma non era quello il momento di mangiare.

Voleva uscire, fuggire. Ma anche se non fossero state le 2 notte non avrebbe avuto il coraggio di andare via. Si sentiva un mostro per come si era ridotto in quelle 2 settimane. Il suo volto era ora segnato, deturpato e non voleva più farsi vedere. Uscire da quella soglia sembrava solo un lontano ricordo.

Tornato nella sua stanza si spogliò e con calma si infilò sotto le coperte. Non aveva freddo, anzi lo preferiva. Anche in pieno inverno, la sera con temperature attorno allo zero, era solito tenere la finestra aperta. Tremare lo costringeva a credere di essere ancora vivo. C’erano sere in cui si sporgeva da quella finestra guardandosi attorno e respirando a pieni polmoni quell’aria gelida. E poi guardava giù. Al buio era poco nitido il marciapiede li sotto. Non era molto in alto, meno di 10 metri, ma l’oscurità riusciva a modificare le percezioni. Si chiedeva cosa sarebbe successo se si fosse buttato. Cosa avrebbe provato. Niente, diceva, non è abbastanza alto, non ci sarebbe il tempo di provare nulla. Solo un fortissimo dolore fisico se le cose fossero andate per il peggio, pensava.

Che soluzione poteva esserci per lui. Non ascoltava le poche persone che dicevano di volerlo aiutare, non faceva niente per cambiare. Voleva degli amici, voleva essere come gli altri, ma teneva tutti a debita distanza, non riusciva ad allacciare alcun nuovo rapporto e mandava in malora i pochi che era riuscito a creare col tempo. Stava male. Non lo voleva ammettere, nemmeno a se stesso, ma stava male.

Sistemò i cuscini e le coperte, e si girò poi di lato, fissando la luce della lampada sopra al comodino. Era calda e luminosa. E quasi si aspettava che da un momento all’altro si spegnesse da sola, stanca di essere sempre accesa. Ma ogni sera era lui stesso a spegnerla, e a volte inconsapevolmente, la accarezzava. Questo naturalmente solo dopo aver letto qualche pagina del libro di un libro che teneva sempre sulla scrivania. E come una medicina ogni sera doveva leggere. Spenta la luce, rimaneva ad occhi aperti, aspettando di abituarsi al buio e rivedere pian piano, alla fioca luce proveniente da un lampione fuori, i contorni sfocati della sua stanza. Ma subito si voltava dall’altra parte per afferrare il cuscino, e stringerlo forte a se. Chiuse i suoi occhi sempre più stanchi e infelici, e cercava di aprirli in un altro mondo, quello fatto di fantasia e speranza. Ma negli ultimi giorni non riusciva più nemmeno in questo. Il vuoto gli aveva rubato tutto. I suoi pensieri, i suoi sogni, i suoi racconti prima di dormire. Doveva sforzarsi. Ma quelle che gli apparivano in testa erano solo immagini che non significavano nulla. Cominciava allora a parlarsi. Lunghi monologhi interiori in cui esprimeva a parole quei sogni che non riusciva più a fare. Aspettava con ansia che il sonno lo prendesse e mettesse, anche se per poco, la pace nei suoi pensieri. E alla fine arrivava, lasciando interrotti quei discorsi. Parole che si ripetevano sempre ma che non sortivano alcun effetto. Parole che si perdevano in quello stesso vuoto. In quello stesso freddo. Nel buio di una notte come tante.

 
 
 
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NESSUNO

Sono nel buio un’ombra,
sono nel nulla un’orma,
sono il vuoto,
sono un malato.
Sono la foglia che cade,
Il deserto e il mare,
sono l’errore,
sono odio e amore.
Sono la tela bianca,
il libro strappato,
sono il vetro rotto,
un panno consumato.
Sono l’attesa, la speranza.

L’indecisione e la tristezza.
Sono l’infinito senza arrivo.
sono morto e vivo.
Sono un fantasma,
lo spirito errante,
sono l’animale estinto,
l’escluso, sono il vinto,
sono un uomo solo,
io sono nessuno.

 

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