CULTURA E SAPERE

templari nella terra Molisana


Situata nel centro storico di Petrella Tifernina, la chiesa di San Giorgio Martire è un edificio absidato a tre navate. La tradizione vuole sia sorta sui resti di un antico insediamento sannita e fu costruita per volontà del Magister Epidius intorno al 1211 (data che si ricava dall’iscrizione incisa sulla lunetta del portale principale).Un  documento federiciano risalente  al 20 aprile 1241, è conservato in copia notarile del sec. XVI presso la Biblioteca Vaticana di Roma fa un inventario del tesoro delle chiese della Diocesi di Boiano eseguito da G. Capuano di Napoli per ordine di Federico II. Tra le varie chiese è citata quella di S. Giorgio Martire a Petrella Tifernina. Dagli studi dell'arch. Calvani, direttore dei lavori di restauro del 1959, è emerso che la zona absidale è stata costruita sulle strutture di un precedente edificio, impropriamente chiamato cripta di S. Giorgio, conservandone anche l'orientamento. La facciata principale è in pietra a capanna a salienti con uno pseudoprotiro, al di sopra del quale si trova una finestra. (Arch. Anna Claudia Palmieri).La simbologia cristiano/pagana  raffigurata nella pietra può classificare la Chiesa come "Biblia pauperum" cioe  Bibbia dei poveri proprio perchè chi non sapeva leggere, e in epoca medievale era la  maggior parte del popolo, poteva  avere un'esperienza diretta degli insegnamenti biblici ed evangelici, delle ammonizioni,  grazie alle immagini delle Chiese le quali dovevano essere le più chiare, essenziali e "leggibili" possibile.Il bestiario sulla facciata della chiesa Sul portale centrale, nella lunetta, è inserita la scultura raffigurante Giona inghiottito e poi rigettato dalla balena, prefigurazione della morte e resurrezione di Cristo, un drago e l’Agnello crucifero.Sulla lunetta corrono due fasce, di cui quella interna ornata a motivi geometrici in rilievo e l’altra, più esterna, in cui sono scolpite figure umane, animali e fiori stilizzati. Inoltre è possibile leggervi un'iscrizione incompleta: Ad Oxorem Dei et Beati Georgi Martiris Ego XXXX XagisteX EpididiXXX Sc feci AdoXXX MDECIMO.L'Interno si presenta a pianta basilicale a tre navate, chiuse in fondo da tre .absidi disuguali. Le navate sono separate da robusti pilastri di pietra, uniti tra loro da archi a tutto sesto. Su ogni pilastro poggia  un caratteristico capitello, che non segue i canoni classici, essendo uno diverso dall’altro, decorati a motivi floreali o bestiari. Altra particolarità è l'asimmetria dei pilastri e dei relativi archi. Le immagini scolpite sui capitelli  presentano immagini legate al mondo medievale, popolato da mostri e da elementi decorativi vegetali tipici dell’immaginario medievale ma non solo. La chiesa di Petrella Tifernina è stata definita "Chiesa Tempio Vivo", le scene scolpite sulla pietra riportano sia al mondo religioso, che a quello pagano. Negli ultimi anni però qualcuno ha avanzato l'idea che molti simboli siano direttamente riconducibili ai Templari, come ad esempio lo storico medievalista molisano Domenico La Porta. 
La croce patente  Su tutte le colonne all'interno della Chiesa troviamo scolpite "croci a coda di rondine" (simili alle croci patenti). La Croce "croce greca" (quella con i bracci uguali) di colore rosso da cucirsi sugli abiti e sui mantelli bianchi fu concessa ai Templari dal Papa Eugenio III (fonte Nel segno di Valcento cap. 4) allorché un forte contingente di Templari, dalle Capitanerie di Spagna e di Francia fu mandato in aiuto a Luigi VII sotto la guida di Everardo di Barres Maestro di Parigi, con decisione presa nel capitolo del 27 Aprile 1147. L'episodio segna l'identificazione dei Templari con i Cavalieri crociati.  La croce dei Templari é lineare, rappresenta quella della passione di Cristo, nella forma classica le punte si allargano a calice e terminano con bordo superiore dritto, molto più raramente il bordo diritto assume un aspetto concavo lievemente biforcuto (croce a coda di rondine)."croce a coda di rondine", o "croce di Rodi", o "di Malta" o "Croce Giovannita"Generalmente la presenza di una di queste croci in un sito non è sufficiente ad attribuire ad esso una presenza di Cavalieri del Tempio. Ma nel caso di Petrella Tifernina altri simboli sembrano ricondurre all'ordine: la scena scolpita nel bassorilievo sull'arco del portale centrale, la presenza dell'agnello crucifero, la collocazione particolare dell'edificio, che non segue la consuetudine delle basiliche cristiane e che hanno fatto nascere un' interrogativo: la chiesa è stata costruita dai Cavalieri Templari tra il 1160 e 1211 o essi ne furono custodi per un periodo? Interrogativi che hanno riaperto le ricerche sulla edificazione della chiesa. Il green man  Il capitello riproduce un "mascherone" tra foglie e fiori. La tradizione storica classica parla di grandi protomi dalle sembianze umane con enormi bocche dai denti aguzzi e digrignanti emergono nei capitelli del secondo e quinto sostegno della navata destra nonché in quello del quarto pilastro della navata sinistra. Tali maschere rappresentano il male in agguato e addirittura la stessa bocca dell'Inferno. (Arch. Anna Claudia Palmieri) Ipotesi recenti riportano l'immagine raffigurata a quello del " green man". Semi-nascoste sotto i capitelli, le volte o le basi delle colonne in molte chiese, soprattutto di epoca medievale, si trovano molte volte delle strane figure, dei volti, circondate da fogliame. Il nome è di convenienza, perché nessuno ancora sa come questo tipo di raffigurazione fosse chiamata al principio, né quale il suo significato originario. Quello che si sa è che non si tratta di un emblema medievale, ma molto più antico: teste fogliate di questo tipo sono state scolpite nei fregi dei templi e sui capitelli durante tutto l'Impero Romano, e vegetali che spuntano dai volti sono apparsi nell'arte Indiana dall'VII sec., molto prima che diventassero comuni in Europa. Il più antico esemplare conosciuto di Green Man appare sulla tomba di S. Abre, vicino Poitiers, in Francia. Una moderna concezione dell'Uomo Verde lo associa a parecchi riferimenti diversi: un gruppo di antichi miti arborei; l'idea dell'Albero della Vita; usanze popolari relative alle foglie rintracciabili in tutta l'Europa; racconti popolari come quelli di Robin Hood, Galvano, il Cavaliere Verde e altri.La melusina  Questo capitello è molto singolare, raffigura una sirena. La tradizione religiosa  riporta ad Isaia : “Ci sono nel mare degli animali detti sirene, che simili a muse cantano armoniosamente con le loro voci, e i naviganti che passano di là quando odono il loro canto si gettano nel mare e periscono". Le sirene bifide, a due code, sono immagini ricorrenti nell'arte romanica. Nel tempo le rappresentazioni di queste figure fantastiche si sono diversificate, per esempio col passaggio dalle sirene-uccelli alle sirene-pesci, alle sirene con due code e addirittura a sirene maschi risentendo profondamente delle mentalità e dell'immaginario collettivo espresso nei testi letterari. Il recupero da parte del cristianesimo di un tema così profondamente pagano come quello della sirena, testimonia il passaggio di valori culturali dall'Antichità al Medioevo, un passaggio avvenuto con l'utilizzo di allegorie. La sirena con due code, una figura molto utilizzata dagli scultori romanici, come in questo caso,  e che, in virtù della sua doppiezza e dell’impudica posizione delle sue code, sta a significare la tentazione che ammalia e conduce alla perdizione.La rosa a 8 petali  I simboli che richiamano il numero otto, come la rosa ad otto petali, sono stati diffusamente utilizzati nell'arte e nell'architettura antica e medievale. Il fiore ad otto petali era uno dei simboli a cui era legato Federico II di Svevia. La simbologia del numero otto, ritorna anche nel suo monumento più famoso, Castel del Monte, in Puglia, nel quale l'orientamento degli otto lati e delle otto torri incontra non solo precise corrispondenze astronomiche nel corso delle diverse fasi solari, ma anche perfetti allineamenti geografici con i più importanti centri europei e mediterranei dell'epoca (in primo luogo con Costantinopoli e Gerusalemme, di cui Federico era formalmente anche sovrano). L'imponente castello ottagonale del sovrano svevo in un certo senso sembra avere (oltre che quello di una corona imperiale) anche il disegno di una rosa ad otto petali come il simbolo a lui così caro. Il numero otto indica anche l'ottavo giorno della creazione, ossia la nuova creazione che inizia con la resurrezione di Cristo, per cui l'otto indica la rinascita attraverso il battesimo, della resurrezione, della vita eterna. Ancora otto significa vita futura. Il valore simbolico della rosa è antichissimo. Per la simbologia cristiana la rosa rossa era simbolo del sangue versato da Gesù crocifisso. Iconograficamente, in ambito ecclesiastico, la rosa essendo la regina dei fiori, divenne il simbolo di Maria Vergine.Ancora un " mascherone " tra fiori e animali  La tradizione religiosa lo ripoprta al Salmo 80 che recita: " Tu che abiti al riparo del Signore e che dimori alla sua ombra di al Signore, Mio rifugio, mia roccia in cui confido. E ti rialzerà ti solleverà, su ali d'aquila ti reggerà....". Ma sempre ricerche storiche recenti riportano al " dio barbuto" che ride, tra i fiori, a sei petali,  della creazione. Il dio barbuto è il chiaro riferimento ai Templari ed alla Sacra Sindone. Ian Wilson propone l'ipotesi che l'idolo templare non fosse altro che la riproduzione della faccia di Cristo effettuata dal Mandylion, la famosa reliquia cristiana che in seguito è stata identificata con la Sacra Sindone di Torino. Secondo le ipotesi più comuni, la Sindone fu nel periodo fra il 1204 ed il 1307 custodita dai Templari, ed essa, opportunamente ripiegata, sarebbe apparsa proprio come una testa barbuta. In effetti, nel presidio templare di Templecombe, nel Somerset (Inghilterra), venne ritrovata la riproduzione di una testa che presentava una rassomiglianza impressionante col volto impresso sulla Sacra Sindone. Per altri, infine, la descrizione terrificante che alcuni ne hanno data richiama la figura di Asmodeo, il demone guardiano del tesoro del Tempio di Salomone.  Infatti il fiore a sei petali ha una particolarità: se si uniscono i vertici, si  disegnano due triangoli uno in su uno in giù (Ermete) e si ottiene il sigillo di Salomone.  La stella di David è la stella a sei punte che, insieme alla Menorah, rappresenta la civiltà e la religiosità ebraica. Le aquile o o girifalchi di federiciana memoria. Si ritorna al collegamento con Federico II.  Varie fonti documentano che Federico II era appassionato di caccia, in particolare di falconeria, da lui considerata "un'arte più nobile delle altre forme di caccia". Secondo la Principessa Yasmin von Hohenstaufen und von Hohenzollern Aprilis di Lanslebourg Puoti ci fu un passaggio della Sindone alla corte di Federico II di Svevia. Secondo ricerche effettuate in tutto il mondo, nel medioevo la Sindone fu nascosta dagli imperatori svevi, nel monastero benedettino di Lorche insieme a tutte le reliquie del Tempio di Gerusalemme. Si dice anche che lo stesso Federico custodì la Sindone tra il 1204 e il 1253 nel castello di Roseto Capo Spulico (CS).Un morto che esce dalla sua sepoltura  Un'altra figura antropomorfa di interessante valore simbologico è collocata sulla base della quinta colonna della navatella laterale sinistra: una figura umana, di cui sono visibili unicamente il volto, dall'espressione atterrita, e le braccia che, sollevate verso l'alto, si aggrappano al toro superiore. L'interpretazione simbologica potrebbe seguire un doppio percorso: da un lato l'essere umano potrebbe rappresentare il peccatore schiacciato dal peso delle sue colpe o che sta pagando lo scotto del peccato stesso; dall'altro potrebbe anche raffigurare, come il Gigante Finn del duomo di Lund, l'essere che sorregge con le sue braccia, forti del potere divino, la struttura della chiesa.( Arch. Anna Claudia Palmieri). E’ evidente che si tratta di un uomo che vuole uscire dalla sua sepoltura, ovvero dalle tenebre, in cui è posto. Abbiamo già visto che la resurrezione dei corpi è uno dei temi ricorrenti nell’universo simbolico di S. Giorgio che, in facciata, coincide con il racconto di Giona che viene ingoiato dalla pistrice e sputato fuori il terzo giorno. Qui, invece di Giona, vi è un uomo che esce dalla sua tomba. Si tratta sicuramente di una trasposizione figurativa della resurrezione di Adamo quando Cristo discende agli inferi subito dopo la sua morte sulla croce e prima di risorgere. (arch. Franco Valente)
Il fonte battesimale e i fiori a 3, 6 e 8 petali  Un elemento di pregio è il fonte battesimale emisferico, lavorato in un unico blocco di pietra, con apertura interna di circa un metro di diametro. L'esterno è ornato da girali, in cui sono scolpiti fiori a tre petali, ch richiamano la trinità, a sei petali che richiamano la creazione, ad otto petali, la rinascita attraverso il battesimo. "Noi non siamo chiamati a restare dentro la logica del sei, bensì in quella dell’otto. Siamo chiamati a partire dalla creazione – con la sua fatica e le sue lacrime – per giungere alla redenzione. Perché quel Gesù che attendiamo a Natale «ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo, ha lavorato con mani d’uomo». È il Concilio a ricordarcelo, ma lo rammentavano già i Padri della Chiesa: «Dio si è fatto uomo, perché l’uomo divenisse Dio!». Questo è il testo teologico che a Petrella è divenuto ricamo di pietra. Anche il mistero dell’Immacolata ha nella pietra la sua evidenza: è san Giorgio che uccide il drago. Al santo è dedicata la chiesa di Petrella, simbolo di speranza nel nostro mondo inquieto. mistero non si spiega, si gusta. Solo così possiamo consentire alla luce della risurrezione di pervadere il nostro presente, poiché è quel sei che richiede l’otto, in un susseguirsi di forme e bellezze, di anelito e fiducia". (Ricamo di simboli a Petrella