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L'albero di luce

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Lo sguardo dei nostri padri

Post n°116 pubblicato il 16 Ottobre 2012 da suntree

Davanti alla nostra azienda ce n’è un'altra di un settore completamente diverso dal nostro.

Qui lavora Claudia: la conosco poco purtroppo e, quel poco, sono ricordi di diversi anni fa quando io avevo l’ardire di fare il “formatore” e lei era ancora poco più che bambina … (col tempo poi mi sono reso conto che, per formare e crescere gli altri, devi essere disposto a farlo tu prima di tutti … ora vado un po’ più cauto con queste cose, ma questa è un’altra storia) …

Le nostre sono state storie diverse, molto dure per entrambi … ogni tanto sentivo di lei qualche rarefatta notizia: una bimba da crescere da sola, il padre che si è ammalato ed è morto velocemente e precocemente un anno fa.

Già da qualche anno avevo notato il suo sguardo, diverso dalla maggior parte degli sguardi che si trovano nel nostro paese … uno sguardo che, anche quando sorride, è venato di una sottile malinconia, oserei dire anche tristezza … l’ho osservata meglio in questo ultimo periodo quando la incrociavo mentre accompagnavamo le nostre rispettive figlie a scuola … ho ritrovato in lei lo stesso sguardo che, per vie differenti, sento di avere anche io … anche se il suo è, inevitabilmente, più bello e dolce essendo lei una donna …

Certamente è il dolore e il sacrificio e le nostre scelte personali a dare il taglio che ha il nostro sguardo … ma è anche vero che lo abbiamo ereditato dai nostri genitori e poi lo abbiamo elaborato …

In questi giorni sto perdendo ancora una volta mio padre … presumo e spero che mi venga concessa la grazia di averlo con me per qualche anno ancora … si, mio padre è morto e rinato diverse volte per me … la prima volta è successo quando avevo nove anni … lui aveva 37 anni e rimase all’estero per due mesi dove si sottopose ad un delicato intervento chirurgico dove le possibilità di riuscita erano “uno va e uno resta” … Il  buon Dio (o la Vita per chi non è credente) me l’ha concesso ancora per molti anni ma, per una persona sofferente come lui, ogni volta che arrivavi al punto di non ritorno (ed è già successo diverse volte) era come perderlo e ritrovarlo, morire e rinascere … questo è stato ciò che ha elaborato maggiormente il mio sguardo: la sua forza nella sua sofferenza … ancora oggi, malgrado io sia consapevole che ogni volta sarà peggiore della volta scorsa, so che lui cercherà di lottare fino in fondo …

A Claudia non è stata concessa questa fortuna e il buon Dio ha richiesto il soffio della vita di suo padre quando ancora era giovane e forte … Certamente lei ha sofferto moltissimo, e soffre molto ancora, della sua mancanza …

Malgrado le differenze sto cercando di capire cosa ha portato il nostro sguardo ad assumere questa vena così malinconica e il rimando inevitabile è ai nostri rispettivi padri che si incrociavano nell’andare, entrambi, al lavoro … entrambi hanno speso la loro vita con passione e con sacrificio per il lavoro che hanno svolto … Questo è sicuramente il tratto comune che mi pare di scoprire in vite così poco vicine, salvo una strada da attraversare ogni giorno … la passione e il sacrificio … cioè l’amore …

Questi gesti quotidiani mi ricordano sempre le parole di Gibran:

 “Tutto questo compie in voi l'amore, affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita. 

Sempre vi è stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura.

Ma io vi dico che quando lavorate esaudite una parte del sogno più remoto della terra, che vi fu dato in sorte quando il sogno stesso ebbe origine. 

Vivendo delle vostre fatiche, voi amate in verità la vita. 

E amare la vita attraverso la fatica è comprenderne il segreto più profondo..”

 

Abbiamo lo stesso sguardo dei nostri genitori in fondo … e questo è ciò che ci accomuna …

 
 
 
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