Angolo Cattivo
"Luminoso e solo, come se fossi la prima stella della sera, minuscolo e buio, come se fossi l’ultimo uomo del mondo."
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Eri sporca, e stavi su quella scala che ti prestava statura e distanza e ciuffi laccati di cielo per i tuoi sogni rapidi.
Il tuo corpo era scarabocchiato dalle esperienze, dagli isterismi visuali del trucco, dalla teatralità grottesca di un passato messo in valigia.
Ti incidevi frasi di libertà sull’amabile porcellana della tua pelle, ma eri schiava nelle tue pose viziate, nei movimenti regolati da etichette lascive, nell’obbedienza saltuaria a divinità zoppe e sorridenti.
Mi soffermavo sulle tue spalle, sulla tua schiena, sul pendio scuro su cui tramontavano le luci sintetiche ed i desideri di uomo che modifica il domani dimenticandone l’alba.
Eri sporca, per il mio piacere pulito, per la poesia da raccogliere pura, pizzicandola con le dita e sprigionandola nella solitudine insonne in flussi di sé.
Le parole le hai già trovate, nei tuoi rebus facili, negli enigmi che ti hanno reso una sfinge minore: un arcano avvilito da mani che ti hanno scoperto, afferrato, come se la soluzione fosse nei sospiri di turbamento, nel calore subito dissipato dopo fragili sfregamenti ed alcove improvvisate.
Sei sporca, su quella scala, su quei gradini che vorresti calpestare con i tuoi passi affilati e morbidi, con il ticchettio dei tacchi che scandisce la tachicardia del tempo, su quel marmo che diventa melma appena lo sfiori.
Eri pura, tra quelle lenzuola su cui scrivevo la mia storia, cercando la protagonista per non raccontare noia, e poi felice per impregnarmi di serenità intensa e di te, senza vertici caotici, per non chiamarlo mai ieri.
Eri pura: incrociavi l’orizzonte come un'onda nel mare, animavi uno sguardo, facevi trascorrere il tempo con l’idea di fermarlo, immutata nei nostri sospiri, danzando in ogni nostro intreccio.
Ora sei sporca, calpestata dalle dita, dalle mani, dalle voci aggrovigliate, dalla pornografia quotidiana che elargisci e ricevi.
Ed i gradini sono volti e ci passi sopra credendo che siano ciechi.
Urli dolore, ma è una nausea che non sai riconoscere e la nascondi nel tuo blues decadente.
Hai perso il tuo profumo regalandolo a tutti.
I tatuaggi brulicano sulla tua pelle come insetti.
I tuo tacchi si spezzano.
Sei caduta dalla scala.
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