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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

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Buona come il pane.

Post n°1448 pubblicato il 02 Ottobre 2017 da lascrivana

Parlare del mio passato è stato più facile che parlare del mio presente, anche se nei vari commenti rilasciati in diversi post e blog, ho sempre rivelato uno spicchio di me. Di alcuni eventi dolorosi della mia vita, mi è difficile ancor oggi parlarne; poiché il vuoto lasciato dalla perdita delle persone care, è incolmabile.

Sono cresciuta in una famiglia numerosa, vissuta sempre in ambienti dove ho avuto a che fare con una moltitudine d'individui. Sin da bambina ho dovuto convivere con persone che provenivano da famiglie diverse; che avevano ricevuto educazioni differenti, e appartenenti a qualsiasi ceto sociale.

Ricordo che quando frequentavo le elementari scambiavo le mie creazioni con i giochi costosi dei compagni di scuola benestanti, oppure scambiavo la mia merenda genuina con brioscine e biscotti.

Mia madre impastava e infornava un pane buonissimo, e a pensarci ancor oggi mi viene l’acquolina in bocca.  Ricordo con grande nostalgia le maide ripiene di farina, e mia madre con le maniche rimboccate che impastava con movimenti ritmici, aggiungendo acqua calda di volta in volta.  Una volta provai ad aiutarla, pensando che fosse un compito facile; e invece mi ritrovai con le nocche delle dita scorticate. Potrei definire quest’operazione quasi come se avessi partecipato a un concerto: lo schioccare delle nocche della mano che affondavano nel morbido e consistente impasto, emettevano un suono ritmico e piacevole; stavo ora guardarla e ad ascoltarla.  Una volta terminata la procedura dell’impastatura, mia madre iniziava a dare con maestria una bella forma rotonda e regolare ai pani, e poi li sistemava ordinatamente su enormi taglieri di legno ricoperti da immacolate tovaglie di cotone. Dopo averli ricoperti con plaid di lana, li lasciava lievitare per ore.

Quando il pane era pronto, con fascine di rami secchi, accendeva un enorme fuoco nel grande forno di mattoni rossi.  Sapeva riconoscere la giusta temperatura regolandosi semplicemente dal colore che assumevano i mattoni dopo essere stati sufficientemente riscaldati. Con un rastello tirava le braci sul piano della bocca del forno, e con un lungo palo rivestito all’estremità di stracci, ripuliva il piano interno dai residui dei carboni ardenti: altrimenti questi s’incastravano nella parte posteriore del pane.

Una volta pronto il forno, infornava il pane con una pala di legno dal lungo manico. Quando finiva d’infornarlo, aveva le gote infuocate: risaltate maggiormente dal bianco foulard che le tratteneva i capelli.

Era bella mia madre con il suo umile vestito e il bianco grembiule; lo sguardo tenero e il dolce sorriso sempre stampato sulle labbra.  Per noi figli, faceva dei panini da consumare subito dopo la cottura, poiché i pani più grandi si potevano mangiare solo il giorno dopo. Il pane fatto in casa si conservava bene anche per dieci giorni, e il quarto giorno, era ancora fresco come il secondo.

 

 

 
 
 
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INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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