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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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In fondo al tunnel10

Post n°1356 pubblicato il 25 Febbraio 2017 da contastorie1961

Prima il suono insistito del campanello, poi quelle urla strazianti, ma cosa stava succedendo la fuori? Saltando su una gamba sola, Rosalia s’infilò l’altra scarpa e corse alla finestra della camera. Da quella posizione però, riusciva a vedere solo parte della strada,per cui tornò in soggiorno e uscì. La prima cosa che vide fu la propria dirimpettaia affacciata al balcone. Il cellulare attaccato all’orecchio, gesticolava animatamente indicando un punto della strada, come se chi la stesse ascoltando potesse vedere qualcosa. Un altro paio di persone stavano risalendo la via a passo di corsa, mentre una macchina frenò bruscamente proprio davanti al suo cancello. La persona alla guida, un giovane completamente rasato,balzò fuori e le sfrecciò davanti senza nemmeno accorgersi della sua presenza.

D’un tratto sentì le gambe farsi pesanti come piombo, e un tremendo quanto assurdo sospetto s’insinuò come una serpe viscida nel suo cervello.

Stupida, sei solo una stupida, cercò di ordinare alla sua mente in subbuglio poi, finalmente, si mosse. Un capannello di persone, le stesse che aveva visto poco prima, attorniavano un uomo steso a terra. Il ragazzo rasato, al suo capezzale, si era tolto il giubbotto e gliel’aveva arrotolato sotto la nuca. Avvicinandosi, Rosalia avvertì un tuffo al cuore e si portò una mano alla bocca.

Quegli abiti, mio dio, quegli abiti.

Si mise a correre, il rumore dei tacchi a confondersi con quello dei suoi battiti, poi li raggiunse.

-Stia lontana, signora, non è un bello spettacolo- le si rivolse un uomo di mezz’età. Rosalia lo ignorò e, dopo averlo aggirato, si chinò accanto all’uomo a terra e al ragazzo. Di colpo, i rumori della strada le arrivarono sfumati, alzò la testa e si guardò attorno con la vista annebbiata, quindi tornò a fissare l’uomo col volto deturpato e deglutì. La guancia destra era letteralmente devastata,e lembi di pelle pendevano inermi mostrando la carne viva. Le labbra apparivano come bollite, e il naso non era da meno . Solo gli occhi e la guancia sinistra sembravano essere passati indenni da quella distruzione, i suoi meravigliosi occhi.

-Per fortuna è svenuto- disse una voce alle sue spalle.

-L’ambulanza dovrebbe arrivare da un momento all’altro- aggiunse un altro.

Rosalia iniziò a tremare violentemente, la nausea le risalì dallo stomaco sino a provocarle un conato.

-Signora, l’avevo avvertita di non guardare!- disse l’uomo di mezz’età afferrandola per le spalle.

-Venga...venga via...su-

Lei si lasciò sollevare, quindi strinse con forza il braccio dello sconosciuto.

-È...è...Giorgio…- farfugliò.

-Lo conosce?-

In quel momento, il suono di una sirena fece voltare tutti verso l’inizio della via. Scortata da una pattuglia della polizia, l’ambulanza affrontò l’ultima curva ad alta velocità per poi fermarsi a qualche metro di distanza. Pratici e svelti, i paramedici circondarono immediatamente Giorgio e iniziarono le prime cure. Dopo averlo sistemato sulla barella, gli infilarono l’ago di una flebo nel braccio e gli misurarono i parametri vitali. Nel frattempo, un poliziotto si avvicinò a Rosalia e all’uomo di mezz’età, mentre l’altro iniziò a parlare col gruppetto poco distante.

-Buongiorno, conoscete per caso la vittima?- chiese in tono professionale.

L’uomo scosse la testa.

-Io no, ma la signora credo proprio di si- rispose indicando Rosalia.

-Signora?- l’incalzò l’agente.

Lei lo guardò ma, quando aprì la bocca per dire qualcosa, ne uscì solo un lamento lungo e prolungato.

-Si sente bene?- insistette il poliziotto.

Poi tutto iniziò a girare e, prima che i due uomini potessero fare qualcosa, si accasciò al suolo.



-Come si sente?-

La voce sembrava provenire da molto lontano. Rosalia sbatté più volte le palpebre, quindi si mise seduta. Si trovava sul divano di casa sua, e l’uomo che aveva parlato era il giovane rasato.

-Dove...dov’è...Giorgio...io…-

-A quest’ora sarà senz’altro in ospedale, è suo marito?-

Cercando di ricacciare indietro le lacrime, Rosalia si alzò e andò alla finestra. La strada era tornata quella di sempre, con poche macchine che transitavano adagio e ancor meno pedoni. Le parve impossibile che, poco prima, qualcuno avesse potuto assalire Giorgio e ridurlo a quel modo. Il ricordo del suo volto devastato le provocò una vertigine, tanto che dovette attaccarsi alle ante per non svenire di nuovo.

Prontamente, il ragazzo si precipitò verso di lei cingendole la vita con un braccio.

-Signora, mi scusi se insisto, ma farebbe bene a mettersi a letto e riposare, vuole che le prepari qualcosa?-

Rosalia scosse la testa con energia.

-No, devo andare subito a vedere come sta, grazie lo stesso-

Indossato velocemente un giacchino di lana, prese la borsetta e vi frugò dentro alla ricerca delle chiavi della macchina. Il giovane inarcò un sopracciglio.

-Lei è sconvolta, signora, non credo sia saggio che si metta alla guida-disse preoccupato.

-Sono benissimo in grado di fare que…-

-No che non lo è- la interruppe.

-Oggi sono di riposo, se vuole l’accompagnerò volentieri-

Lei non rispose e rimase a fissarlo. Chi era costui? E come si permetteva di dirle ciò che doveva fare? Anche se, in fondo, forse non aveva tutti i torti. La testa le sembrava un macigno e le tempie le pulsavano dolorosamente, inoltre le gambe erano diventate molli e instabili.

-Sarebbe davvero gentile- disse alla fine.

 
 
 
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Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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